La comprensione della storia idrologica di Marte rappresenta uno dei pilastri fondamentali per ricostruire l’evoluzione geologica e potenzialmente biologica del Pianeta Rosso. Un nuovo studio condotto da un team di ricercatori guidati dalla Purdue University ha fornito la datazione più precisa mai ottenuta riguardo l’ultima presenza di acqua liquida sul pianeta.
Attraverso un’innovativa applicazione della tecnica di datazione isotopica Argon-40/Argon-39, i ricercatori hanno analizzato la meteorite Lafayette, un prezioso campione di roccia marziana appartenente al gruppo delle Nakhliti. Questa meteorite, ritrovata nella collezione geologica della Purdue University nel 1931, contiene minerali di iddingsite, la cui formazione richiede necessariamente l’interazione con acqua liquida.
La particolarità dello studio risiede nell’utilizzo di una metodologia di micro-incapsulazione, che ha permesso di analizzare con precisione senza precedenti campioni dell’ordine del microgrammo. Così, gli scienziati hanno potuto ipotizzare che ci fosse ancora dell’acqua liquida sulla superficie di Marte “solo” 742 milioni di anni fa (anche se non appartenente a laghi e fiumi).
Risalire al passato acquoso di Marte
La ricerca si è concentrata sull’analisi di un frammento di 0.216 grammi della meteorite Lafayette (campione Usnm 1505), conservato presso la Smithsonian Institution.
Il protocollo sperimentale ha previsto un’accurata separazione dell’iddingsite dall’olivina, seguita dall’incapsulamento in piccole unità di 12 campioni, ciascuno del peso di circa un microgrammo, utilizzando una tecnica innovativa. Questa metodologia rappresenta un significativo avanzamento rispetto alle tecniche standard di datazione 40Ar/39Ar (Argon-40/Argon-39), e permette un’analisi più precisa e dettagliata dei rapporti isotopici.
I risultati hanno fornito una datazione di 742 ± 15 milioni di anni fa, collocando l’evento di alterazione acquosa nel periodo Amazzoniano, l’era geologica più recente di Marte. La solidità del risultato è supportata da un’accurata analisi degli effetti termici successivi, che ha escluso possibili alterazioni dovute sia all’impatto che ha espulso la meteorite da Marte, sia al suo viaggio nello spazio, sia all’attraversamento dell’atmosfera terrestre.
Le implicazioni per la storia geologica marziana
Le implicazioni di questa scoperta sono significative per la nostra comprensione dell’evoluzione geologica marziana durante il periodo Amazzoniano. L’età determinata postdata di circa 580 milioni di anni la formazione della roccia ignea ospite, suggerendo un meccanismo di alterazione secondaria.
Il modello proposto dai ricercatori indica che l’attività magmatica abbia agito come fonte di calore localizzata, provocando lo scioglimento del permafrost sottosuperficiale. Quindi la ricerca non implica direttamente che in quel periodo ci fosse abbondante acqua liquida su Marte, ma che l’acqua provenisse dallo scioglimento del permafrost causato dall’attività magmatica.
Questo scenario, comunque, implica che, contrariamente alle precedenti ipotesi di un Marte completamente arido durante l’Amazzoniano, il pianeta abbia mantenuto la capacità di sostenere cicli idrologici localizzati e transitori fino a tempi relativamente recenti.
Tale conclusione modifica significativamente la nostra comprensione della storia climatica marziana. E suggerisce una maggiore complessità nei processi geologici durante il periodo Amazzoniano, aprendo nuove prospettive sulla potenziale abitabilità del pianeta in epoche geologicamente recenti.