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| On 23 ore ago

La supergigante rossa Betelgeuse potrebbe avere una compagna binaria

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Una delle stelle più luminose del cielo notturno, la supergigante rossa Betelgeuse della costellazione di Orione, continua a sorprenderci. Una nuova ricerca ha ora rivelato che le sue variazioni di luminosità potrebbero essere in parte causate da una stella compagna finora sconosciuta.

Questa scoperta, guidata dall’astrofisico Jared Goldberg insieme a Meridith Joyce dell’Università del Wyoming e László Molnár dell’Osservatorio Konkoly, getta nuova luce sui misteri che circondano questo astro. La stella compagna, denominata formalmente Alpha Ori B ma soprannominata Betelbuddy dal team di ricerca, orbita attorno a Betelgeuse comportandosi come uno “spazzaneve” cosmico: nel suo moto orbitale, sposta la polvere che normalmente oscura la luce della supergigante, causando temporanei aumenti di luminosità.

Questa scoperta è il risultato di un’analisi approfondita che ha coinvolto sia osservazioni dirette che avanzate simulazioni computerizzate, ed è particolarmente significativa perché fornisce una spiegazione alternativa alla teoria che vedeva Betelgeuse sul punto di esplodere come supernova.

La variabilità di Betelgeuse

Betelgeuse, una supergigante rossa circa 100mila volte più luminosa e 400 milioni di volte più voluminosa del nostro Sole, è nota per essere una stella variabile. La sua luminosità oscilla seguendo due distinti “battiti cardiaci”: uno con un periodo leggermente superiore a un anno, e un altro che si ripete ogni sei anni circa.

Immagine realizzata con l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA) che mostra la supergigante rossa Betelgeuse, una delle più grandi stelle conosciute. Nel continuum millimetrico la stella è circa 1400 volte più grande del nostro Sole. L’annotazione sovrapposta mostra quanto è grande la stella rispetto al Sistema solare. Betelgeuse inghiottirebbe tutti e quattro i pianeti terrestri – Mercurio, Venere, Terra e Marte e Giove.

Questa variabilità è fondamentale per comprendere lo stato evolutivo della stella e prevederne il destino finale. Il battito più breve rappresenta quello che gli astronomi chiamano il “modo fondamentale” della stella, una pulsazione intrinseca alla sua struttura.

Il battito più lungo, invece, è stato a lungo un mistero ed è classificato come periodo secondario lungo. La comprensione di quale dei due battiti sia effettivamente il modo fondamentale è cruciale: se fosse quello lungo, potrebbe indicare che Betelgeuse è più vicina all’esplosione di quanto si pensasse in precedenza.

Una compagna per Betelgeuse

Il team ha condotto un’analisi metodica con un approccio sistematico: i ricercatori hanno esaminato ogni possibile spiegazione intrinseca per il periodo secondario lungo, considerando fenomeni come i moti convettivi interni alla stella e le variazioni del suo potente campo magnetico.

Dopo aver escluso tutte le altre possibilità, l’ipotesi della stella compagna è emersa come l’unica spiegazione plausibile. Come afferma l’autore principale dello studio: “Se non ci fosse la Betelbuddy, significherebbe che sta succedendo qualcosa di molto più strano, impossibile da spiegare con la fisica attuale.”

Infografica che descrive come l’ipotetica compagna di Betelgeuse, Betelbuddy, influenza la luminosità apparente di Betelgeuse. Credits: Lucy Reading-Ikkanda/Simons Foundation

Sulla natura precisa della compagna, le ipotesi sono diverse. L’ipotesi più probabile è che si tratti di una stella di massa fino a due volte quella del Sole, ma Joyce suggerisce anche una possibilità più esotica: potrebbe essere una stella di neutroni, il nucleo residuo di una stella già esplosa come supernova. Tuttavia, questa ipotesi richiederebbe la presenza di emissioni di raggi X, finora non rilevate, spingendo il team a programmare nuove osservazioni in questa direzione.

Alla ricerca di Betelbuddy

Il prossimo passo cruciale sarà la conferma osservativa diretta della presenza di questa compagna. Il team ha identificato una finestra di osservazione promettente intorno al 6 dicembre 2024 e sta preparando proposte osservative specifiche.

Se Alpha Ori B dovesse essere confermata, avrebbe un impatto significativo sulla nostra comprensione evolutiva di Betelgeuse. Si prevede che la supergigante rossa presto diventerà una supernova, ma questo è in gran parte dovuto al fatto che le variazioni osservate hanno portato alla conclusione che era vicina al termine della sua vita. Invece, se fosse Alpha Ori B la causa della variabilità, allora potremmo avere un po’ più di tempo da aspettare prima della sua morte.

La scoperta, intanto, dimostra come anche oggetti celesti studiati “dall’alba dell’astrofisica moderna”, come sottolineano i ricercatori, possano ancora riservare sorprese significative: in questo caso, una stella simile al Sole che si nasconde nella luce accecante di una supergigante rossa.

L’articolo, accettato per la pubblicazione su The Astrophysical Journal, è reperibile qui in versione pre-print.

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