Gli astronauti di ieri, di oggi e di domani – Lo spazio secondo me, di Paolo Ferri

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Qualche giorno fa mi ha chiamato una giornalista della televisione nazionale tedesca. Era allertata da una notizia che era appena apparsa: una giovane donna tedesca, Rabea Rogge, partirà entro la fine dell’anno su una missione spaziale privata, denominata Fram2, finanziata dal solito multimiliardario, stavolta non americano o russo, ma nato in Cina, e ora con cittadinanza maltese.

La notizia in effetti ha spiazzato un po’ tutti in Germania. Soprattutto perché si tratta di una donna, che sarebbe la prima tedesca in assoluto nello spazio, dopo una lunga serie di ben dodici astronauti uomini. Insomma un evento storico per la Germania, ma non voluto e programmato dal governo, o dalla DLR, l’Agenzia spaziale tedesca, né tantomeno dall’ESA, quella europea. Non il risultato di una lunga e complessa selezione di candidate, ma semplicemente un evento casuale deciso da un miliardario cinese sulla base di suoi criteri personali.

La giornalista mi fece varie domande piuttosto pertinenti. Staranno solo in orbita per qualche giorno, ma allora sono astronauti o no? Dicono che faranno scienza, ma si può fare scienza valida in quel poco tempo, o sono solo turisti? Non ci saranno astronauti professionisti a bordo, ma chi piloterà la capsula?

L’equipaggio della missione Fram2. Da sinistra: Eric Philips, Jannicke Mikkelse, Chun Wang e Rabea Rogge. Credits: SpaceX

Le mie risposte, sui due piedi, sono state piuttosto ovvie. Prima di tutto sì, sono astronauti. La definizione di astronauta data dall’ASE, l’associazione degli esploratori spaziali, dice che devono percorrere almeno un’orbita intera attorno alla Terra. E la missione Fram2 dovrebbe farne qualche decina.

Per quanto riguarda la scienza dubito che, con poco spazio e peso per trasportare gli strumenti, poco tempo a disposizione in orbita, e un tempo di addestramento degli astronauti limitato, si possa fare alcun esperimento scientifico importante. Scatteranno qualche foto, eseguiranno qualche misura, certo, e la scienza la si fa anche con questo. Ma il suo valore sarà minimo. Infine il problema di pilotare la capsula non esiste, visto che anche nelle missioni “tradizionali” chi controlla il volo è il centro operativo sulla Terra.

La stampa tedesca ha commentato la notizia, sottolineando il fatto che la prima donna tedesca in orbita avrà volato su una missione privata cinese, ma senza sollevare troppe polemiche, almeno per il momento. Però questo fatto e le domande della giornalista mi hanno fatto pensare a un aspetto dell’evoluzione odierna delle attività spaziali che non avevo ancora considerato.

Nello spazio tradizionale, come sappiamo, le agenzie spaziali istituzionali hanno tutte le attività sotto il loro completo controllo: progettano le missioni, le finanziano, le eseguono. Questo vale in modo particolare per il volo umano, dove gli investimenti sono molto onerosi.

Gli astronauti vengono selezionati tra migliaia di candidati, passano anni ad addestrarsi in attesa di essere assegnati a una loro missione. La maggior parte di loro trascorre poi tempi lunghi nello spazio, tipicamente sei mesi, e poi si resta nel corpo degli astronauti per anni, nel corso dei quali normalmente si viene assegnati a un altro paio di missioni. Gli astronauti sono anche importanti ambasciatori delle attività spaziali, per cui diventano delle star dei social media, e nei lunghi anni tra una missione e l’altra sono ampiamente sfruttati come personaggi pubblici, e attorno a loro vengono spesso creati eventi simili a concerti rock.

Per i governi gli astronauti sono strumenti preziosi, anche se molto costosi. Ma se dovessi elencare le priorità di un governo rispetto al servizio svolto dagli astronauti non avrei dubbi che il ruolo propagandistico del personaggio sia assolutamente primario, seguito poi dal ritorno industriale legato all’infrastruttura per il volo umano, e proprio in fondo dai risultati scientifici. Insomma i politici investono molti soldi per inviare un uomo o una donna nello spazio per avere soprattutto un ritorno di immagine.

Tra l’altro la questione della potenziale prima donna tedesca nello spazio è solo un esempio attuale. È già successo in passato che un governo nazionale, sempre grazie a missioni spaziali private, aggirasse la procedura istituzionalizzata nell’ambito europeo, inviando nello spazio un proprio astronauta che nell’ESA non aveva trovato posto.

Oppure in altri casi anche gli astronauti selezionati da ESA, specialmente se come riserve, vengono spinti e finanziati comunque dai loro governi per intraprendere voli brevi con aziende private per saltare o perlomeno ridurre i lunghi tempi di attesa per una missione ESA.

I candidati astronauti dell’ESA classe 2022: Sophie Adenot, Pablo Álvarez Fernández, Rosemary Coogan, Raphaël Liégeois e Marco Sieber. Il gruppo fa parte della classe di 17 astronauti del 2022, selezionati tra 22.500 candidati provenienti da tutti gli Stati membri dell’ESA. Credits: ESA – P. Sebirot

Insomma, l’entrata prepotente del New Space anche nel mondo del volo umano, con razzi e capsule private che possono portare in orbita esseri umani con poco addestramento e preparazione, semplicemente come passeggeri, e con privati facoltosi che investono in voli del genere, facendosi accompagnare da persone scelte da loro, apre a un nuovo modo di essere astronauti.

E allo stesso tempo spiazza decisamente i governi e le agenzie nazionali. Immagino che almeno qualcuno nel governo tedesco si stia chiedendo oggi: ma perché devo finanziare i costosissimi programmi di volo umano della DLR e dell’ESA, se posso avere un astronauta tedesco sulle prime pagine dei giornali praticamente gratis?

E immagino che anche nelle agenzie spaziali istituzionali stiano suonando i campanelli di allarme. I loro costosissimi programmi di selezione e di preparazione degli astronauti, i tempi lunghissimi prima di farli arrivare finalmente in orbita, sono giustificati se si vuole creare astronauti professionisti, con preparazione tecnica e scientifica eccellente, pronti a generare risultati importanti con il loro lavoro nello spazio.

Ma se lo scopo principale è solo di fare un titolo sul giornale, tutto questo lavoro, questi soldi e questo tempo sono ancora una ragione sufficiente perché i governi forniscano i finanziamenti necessari? Ovviamente io non sono in grado di dare una risposta, ma sono convinto che la questione vada sollevata e discussa. Come credo stia già succedendo.

Difficile dire dove porterà questa nuova evoluzione delle attività spaziali. Tutto dipenderà da quanto le missioni private si consolideranno e magari espanderanno in futuro. Ma immaginiamo per un momento che questo settore dei voli spaziali umani, quello delle missioni private brevi in orbita terrestre, si consolidi e diventi davvero una realtà costante nei prossimi anni.

Non credo che questo sostituirà completamente il volo umano istituzionale, ma certo lo costringerà a evolvere. Forse arriveremo al punto che l’orbita terrestre sarà gestita e occupata da missioni e stazioni spaziali private, con astronauti professionisti che svolgono il ruolo di operatori in volo, e il resto persone comuni come passeggeri, turisti o magari tecnici di industrie inviati nello spazio a realizzare prodotti in assenza di gravità. Allora probabilmente le agenzie spaziali istituzionali controlleranno un orizzonte più lontano, quello che già oggi si chiama bLEO, cioè “oltre l’orbita terrestre”. La Luna, naturalmente, e poi forse ancora più in là.

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