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| On 20 ore ago

È rientrato a Terra il satellite riutilizzabile cinese Shijian-19

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Il 10 ottobre 2024, la Cina ha recuperato il satellite Shijian-19, il primo esperimento tentato da Pechino sulla tecnologia dei satelliti, o capsule spaziali riutilizzabili. L’atterraggio è avvenuto con successo alle 10:39 (ora di Pechino) al sito di atterraggio di Dongfeng, nel deserto del Gobi. Il satellite è rimasto in orbita circa due settimane.

Lanciato il 27 settembre dal centro spaziale di Jiuquan su un razzo Lunga Marcia 2D, lo Shijian-19 è un esperimento di una piccola capsula in grado di operare in orbita in modo autonomo e poi rientrare a Terra. Durante il periodo in orbita, il satellite ha condotto diversi esperimenti di scienza spaziale e tecnologica.

Erano presenti al suo interno esperimenti legati alla coltivazione di piante e microrganismi, all’autonomia dei sistemi e alla verifica di nuove tecnologie. Uno degli obiettivi principali della missione era testare e convalidare la capsula, il suo operare in orbita e il suo rientro a Terra. Tra i carichi utili del satellite, c’erano anche esperimenti da cinque diversi Paesi, inclusi Thailandia e Pakistan.

Mezzi autonomi e riutilizzabili

Lo Shijian-19 può trasportare un carico utile di circa 500-600 chilogrammi. Il satellite sarà disponibile in diverse configurazioni, a seconda della durata e degli obiettivi della missione, con la possibilità di equipaggiare pannelli solari per missioni di lungo periodo.

Un campo di particolare interesse per la Cina è quello della coltivazione spaziale. L’esposizione dei semi alle condizioni dello spazio, come radiazioni e microgravità, può accelerare le mutazioni genetiche, portando a nuove varietà di piante più resistenti e produttive. Questo è particolarmente rilevante per un paese come la Cina, che ha una urgente necessità di aumentare la produzione agricola.

I primi esperimenti cinesi in questo campo risalgono agli anni ‘70 con la serie di satelliti Fanhui Shi Weixing, che dimostrò la fattibilità del recupero di veicoli spaziali dopo l’atterraggio. Anche negli Stati Uniti sono presenti sviluppi nel settore delle piccole capsule riutilizzabili per svolgere esperimenti in orbita. Ci sta provando la startup Varda Space, che ha già lanciato fra il 2022 e 2023 un primo prototipo.

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