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| On 2 giorni ago

Trovati segni di una potenziale luna vulcanica in orbita attorno a un esopianeta

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Un recente studio guidato dalla NASA ha portato alla luce indizi che potrebbero rivelare l’esistenza della prima esoluna mai confermata. La ricerca, condotta presso il Jet Propulsion Laboratory (JPL), ha individuato segni potenziali di una luna rocciosa e vulcanica in orbita attorno a un esopianeta situato a 635 anni luce dalla Terra.

L’indizio principale è rappresentato da una nube di sodio che, secondo le osservazioni, si trova vicino ma leggermente fuori sincronia con l’esopianeta WASP-49 b, un gigante gassoso delle dimensioni di Saturno. Questo fenomeno ricorda da vicino le emissioni gassose provenienti da Io, la luna vulcanica di Giove, suggerendo un parallelo intrigante tra il nostro Sistema Solare e questo sistema distante.

La scoperta, sebbene richieda ulteriori conferme, apre nuove prospettive nella ricerca di mondi lontani, e nella comprensione della diversità dei sistemi planetari nell’Universo.

La ricerca delle esolune

La caccia alle esolune, ovvero le lune di pianeti al di fuori del nostro Sistema Solare, rappresenta una delle frontiere più affascinanti e complesse dell’astronomia moderna. Nonostante numerosi candidati siano stati identificati nel corso degli anni, nessuna esoluna è stata ancora confermata con certezza. La difficoltà principale risiede nelle limitazioni tecnologiche: le attuali strumentazioni faticano a rilevare corpi celesti così piccoli e poco luminosi, a distanze così enormi.

L’importanza della ricerca delle esolune va oltre la mera curiosità scientifica. Questi corpi celesti potrebbero svolgere un ruolo cruciale nell’evoluzione dei sistemi planetari, e potrebbero persino ospitare condizioni favorevoli alla vita. Nel nostro Sistema Solare, lune come Europa ed Encelado sono considerate potenziali candidati per la presenza di vita microbica grazie ai loro oceani sotterranei.

Illustrazione artistica che rende lo spettacolo che si presenterebbe a un ipotetico esploratore sulla superficie della luna di Giove, Europa. Credits: NASA

Il metodo innovativo utilizzato in questo studio si basa sull’osservazione indiretta delle esolune attraverso i loro effetti sull’ambiente circostante. Apurva Oza, ex ricercatore post-dottorato presso il JPL e ora scienziato al Caltech, ha dedicato anni allo studio di come le esolune possano essere rilevate attraverso la loro attività vulcanica. L’esempio di Io, la luna più vulcanicamente attiva del sistema solare, ha fornito un modello prezioso: le sue continue eruzioni creano vaste nubi di gas intorno a Giove, visibili fino a 1000 volte il raggio del pianeta gigante.

Una luna vulcanica per WASP-49 b?

Il fulcro della potenziale scoperta ruota attorno a una nube di sodio osservata intorno all’esopianeta WASP-49 b. Questa nube, rilevata per la prima volta nel 2017, ha catturato l’attenzione dei ricercatori per le sue caratteristiche peculiari. Né il pianeta né la sua stella ospite contengono abbastanza sodio per giustificare la presenza di una nube così massiccia, che produce circa 100mila kg di sodio al secondo.

Le osservazioni condotte dal team di ricerca hanno rivelato comportamenti della nube difficilmente spiegabili se fosse semplicemente parte dell’atmosfera del pianeta. In particolare, sono stati osservati due improvvisi aumenti delle dimensioni della nube quando questa non era adiacente al pianeta, suggerendo un rifornimento da una fonte esterna. Inoltre, la nube si muove più velocemente del pianeta e in una direzione che contraddice le previsioni fisiche per un’atmosfera planetaria.

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Utilizzando il Very Large Telescope dell’Osservatorio Europeo Australe in Cile, i ricercatori hanno stabilito che la nube si trova ad alta quota rispetto all’atmosfera del pianeta, in modo simile alla nube di gas che Io produce intorno a Giove. Un modello computerizzato ha poi dimostrato che una luna con un’orbita di 8 ore intorno al pianeta potrebbe spiegare il movimento e l’attività della nube.

Nel video seguente un recap della ricerca. Credits: NASA/JPL-Caltech

Necessità di conferme

Sebbene queste evidenze siano molto convincenti, i ricercatori sottolineano la necessità di ulteriori osservazioni per confermare definitivamente l’esistenza di questa esoluna vulcanica. Se confermata, questa scoperta rappresenterebbe un traguardo straordinario nell’esplorazione spaziale e nella nostra comprensione dei sistemi planetari.

La potenziale esoluna di WASP-49 b potrebbe però avere un destino “tragico”: se le stime sono corrette, la rapida perdita di massa combinata con la forza gravitazionale del pianeta potrebbe portare alla sua disintegrazione. Questo scenario offre, però, un’opportunità unica per studiare i processi di formazione e distruzione dei corpi celesti su scala cosmica.

Questa ricerca, quindi, non solo apre nuove prospettive nella ricerca di mondi alieni, ma sottolinea anche l’importanza di approcci innovativi nell’esplorazione spaziale. E mentre attendiamo ulteriori conferme, possiamo solo immaginare quali altre meraviglie e misteri il nostro Universo ci riserva…

Lo studio, pubblicato su Astrophysical Journal Letters, è reperibile qui.

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