Il 10 ottobre 2024, una tempesta geomagnetica di livello G4, ovvero “severa”, ha interessato la Terra, provocando aurore e archi aurorali visibili a latitudini inusuali, come l’Italia.
Lo spettacolo è stato il risultato di un’espulsione di massa coronale (CME) emessa dal Sole il 9 ottobre, generata da un brillamento X1.8 (ovvero classe X, la massima), e che ha raggiunto il nostro pianeta il giorno dopo. Le particelle cariche emesse dal Sole hanno interagito con il campo magnetico terrestre, generando forti disturbi geomagnetici e creando le condizioni ideali per l’osservazione delle aurore anche a latitudini molto basse.
In particolare, l’indice Kp, che misura l’attività geomagnetica su una scala da 0 a 9, ha superato il livello 7 e in alcuni Paesi ha raggiunto anche il livello 8, segnalando una tempesta geomagnetica intensa.
Oltre all’effetto visivo delle aurore, l’evento ha avuto delle ripercussioni sulle infrastrutture tecnologiche, come le reti elettriche e le comunicazioni satellitari, che in alcune zone sono state influenzate dai disturbi magnetici creati dalla tempesta.
Lo Space Weather Prediction Center del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) aveva previsto la possibilità di una tempesta geomagnetica abbastanza intensa da produrre aurore boreali visibili anche alle latitudini italiane, considerando la quantità di materia espulsa e la direzione del flusso di plasma solare in seguito alla CME.
Una tempesta geomagnetica si verifica quando particelle ad alta energia provenienti dal Sole, come quelle trasportate da una CME, interagiscono con il campo magnetico terrestre. Durante un’espulsione di massa coronale infatti, una grande quantità di plasma e particelle cariche viene gettata nello spazio. Quando queste particelle raggiungono la Terra, possono comprimere la magnetosfera e disturbare il campo magnetico, causando fluttuazioni geomagnetiche intense.
Mercoledì 9 ottobre 2024 la macchia solare AR 3848 ha prodotto una grande brillamento solare di classe X1.8, che ha provocato un blackout radio moderato (categoria R2) nella metà della Terra esposta al Sole.
Il 10 ottobre, l’espulsione di massa coronale proveniente dal brillamento ha impattato il campo magnetico terrestre con una tale forza da generare una tempesta geomagnetica severa, portando l’indice Kp a superare il livello 7.
Quando l’indice Kp raggiunge questi valori, le probabilità di osservare aurore boreali aumentano significativamente anche a latitudini più basse, come nel caso dell’Italia.
Le aurore si formano quando le particelle cariche provenienti dal vento solare colpiscono l’atmosfera terrestre, in particolare la ionosfera, eccitando gli atomi di ossigeno e azoto. Questa interazione genera emissioni luminose visibili, i cui colori variano dal verde al rosso in base alla tipologia di gas e all’altitudine.
Durante tempeste geomagnetiche intense, come quella del 10 ottobre, si possono osservare anche fenomeni come le SAR (Stable Aurora Red arcs). Le SAR sono archi luminosi stabili e di colore rosso, che si formano a latitudini più basse rispetto alle aurore tradizionali.
A differenza delle aurore vere e proprie, le SAR non sono direttamente causate dall’impatto del vento solare, ma sono generate dal riscaldamento di particelle nell’alta atmosfera, in particolare nella termosfera.
Nella notte del 10 ottobre, le immagini catturate dalle webcam nelle regioni settentrionali italiane mostrano strutture luminose che sembrerebbero essere principalmente SAR, con le aurore più intense comunque visibili più a nord. Le SAR sono caratterizzate dalla loro stabilità e persistenza nel tempo, e non presentano le rapide variazioni di forma e intensità tipiche delle aurore tradizionali.
In Italia, questi archi rossi sono stati osservati principalmente nelle zone di montagna, come le Alpi, ma anche in Pianura Padana, offrendo uno spettacolo raro e particolarmente suggestivo.
Le aurore viste in Italia sono un evento straordinario e raro. Solitamente, questi fenomeni naturali si verificano nelle regioni polari, a causa della geometria del campo magnetico terrestre, che vede una maggiore concentrazione delle particelle energetiche provenienti dal sole nelle cosiddette fasce di Van Allen, a latitudini settentrionali.
È dunque raro osservare le aurore al di sotto del 50simo parallelo, ancor di più del 45esimo, ma durante tempeste geomagnetiche particolarmente intense, le aurore possono essere visibili anche a latitudini molto basse.
In questo caso, infatti, il forte impatto della CME ha portato l’attività geomagnetica a livelli tali da permettere la visione delle aurore in diverse regioni italiane, come la Valle d’Aosta, il Piemonte, la Lombardia, il Veneto e persino in alcune zone della Toscana. Il cielo si è tinto di colori brillanti, dal verde al rosso, regalando uno spettacolo straordinario che ha catturato l’attenzione di appassionati di astronomia e fotografi.
In Italia, episodi di aurore visibili a latitudini così basse sono rari, eppure l’ultimo è avvenuto solo lo scorso maggio, durante la Grande Tempesta del 10-12 maggio 2024. Tali eventi dipendono in gran parte dall’attività solare, e ora, dopo i fenomeni aurorali del 10 ottobre, molti si chiedono se ci saranno altre opportunità di osservare questo fenomeno nei prossimi giorni.
La possibilità dipende dall’evoluzione dell’indice Kp, che monitora l’attività geomagnetica. Attualmente, l’indice è in diminuzione, segnalando un’attenuazione della tempesta geomagnetica. Tuttavia, potrebbe rimanere sufficientemente elevato da permettere l’osservazione di aurore nelle regioni settentrionali anche oggi, 11 ottobre.
Con il Sole che si avvicina al massimo del ciclo solare 25, previsto per il 2025, le tempeste solari e con esse le tempeste geomagnetiche intense stanno diventando più frequenti, aumentando le probabilità di eventi aurorali a latitudini basse. Monitorare costantemente l’indice Kp e consultare piattaforme come Space Weather Live permetterà di rimanere aggiornati sulle previsioni aurorali e sulle possibilità di assistere nuovamente a questo spettacolare fenomeno naturale, anche in Italia.
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