Sistema solare
| On 2 mesi ago

Il Sole ha emesso il più potente brillamento dell’attuale ciclo solare

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Il 3 ottobre 2024 il Sole ha emesso un forte brillamento, con un picco alle 14:18 italiane. Si tratta del brillamento più potente dell’attuale ciclo solare, il ciclo 25, classificato come X9.0.

I brillamenti solari sono esplosioni di energia sulla superficie del Sole e sono classificati in base alle dimensioni in diverse classi: i brillamenti di classe X che sono i più potenti.

Il brillamento X9.0 del 3 ottobre è stato emesso dal gruppo di macchie solari AR3842, che due giorni prima, l’1 ottobre, aveva emesso un potente brillamento solare X7.1. Entrambi hanno provocato un’espulsione di massa coronale (CME, Coronal Mass Ejection), ovvero un’enorme eruzione di plasma e campi magnetici dalla corona solare che attualmente si stanno dirigendo verso la Terra.

Si prevede che le CME in arrivo colpiscano la Terra tra il 4 e il 6 ottobre, innescando probabilmente una tempesta geomagnetica con aurore diffuse, come già accaduto più volte nel corso di quest’anno.

Il brillamento

Il brillamento registrato il 3 ottobre è il più potente dal settembre 2017, quando sono state segnalate due colossali eruzioni di X13.3 e X11.8 nella fase di declino del precedente ciclo solare. Ed è anche tra i 20 flare più potenti mai registrati nella storia: il più potente in assoluto finora si è verificato il 4 novembre 2003 ed era classificato come X40.

La regione di macchie solari attiva AR3842 che ha prodotto questo brillamento presenta una configurazione magnetica particolarmente complessa, definita come “Beta-Gamma-Delta”. Le macchie solari sono punti sul Sole in cui il campo magnetico è temporaneamente più forte, e sono anche magneticamente disordinati; le linee del campo magnetico di polarità opposta possono aggrovigliarsi, spezzarsi e riconnettersi. Questa riconnessione scatena un’esplosione di energia, che è appunto l’eruzione solare, ovvero il brillamento.

Le regioni delle macchie solari beta-gamma contengono zone di polarità opposta che non si collegano facilmente. Le delta hanno polarità opposte stipate in uno spazio più piccolo, il che aumenta le possibilità che l’intera macchia diventi una regione di attività ripetuta e intensa. Questo è ciò che stiamo vedendo ora con AR 3842, che già l’1 ottobre aveva scatenato un flare X7.1.

Le conseguenze

Come conseguenza di questi brillamenti potenti possono scatenarsi delle espulsioni di massa coronale. Le CME trasportano particelle elettricamente cariche (ioni) e quando queste collidono con la magnetosfera terrestre , possono innescare tempeste geomagnetiche.

Durante queste tempeste, gli ioni interagiscono con i gas nell’atmosfera terrestre , rilasciando energia sotto forma di luce. Questo è il fenomeno delle aurore polari. Durante una tempesta solare e conseguentemente geomagnetica possono raggiungere latitudini molto più basse del normale, come quelle viste a maggio durante una delle più forti tempeste mai registrate.

Anche questo brillamento ha provocato una CME, così come il flare X7.1. La NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) prevede diversi giorni di condizioni di picco per l’aurora.

Alcune delle tempeste geomagnetiche più potenti sono il risultato di due CME che vengono rilasciate in successione relativamente rapida, così che la seconda supera e “inghiotte” la prima per un gigantesco afflusso di particelle solari. Le due CME che ci aspettiamo ora sono state rilasciate a distanza di giorni, quindi probabilmente non provocheranno qeusta situazione.

In ogni caso, le condizioni per l’aurora sono forti e rimarranno tali per tutto il weekend.

Infografica che mostra le conseguenze dell’espulsione di massa coronale che raggiunge la magnetosfera terrestre, con conseguente produzione di aurore. Credits: Hayley Bricker/EarthScope

Perché tutte queste tempeste solari?

L’attività solare segue cicli di circa 11 anni, alternando periodi di alta e bassa attività. Attualmente ci troviamo nel ciclo solare 25, iniziato ufficialmente nel dicembre 2019, e ci stiamo avvicinando al suo picco massimo, previsto per il 2025. Durante e in prossimità di questi picchi, il Sole diventa particolarmente attivo, emettendo numerosi brillamenti e CME. Questi fenomeni non solo alimentano spettacolari aurore polari, ma possono anche avere impatti significativi sulla Terra e sui suoi sistemi tecnologici.

Tempeste geomagnetiche molto forti possono interferire con le comunicazioni radio, i segnali GPS e persino danneggiare le reti elettriche. È per questo motivo che agenzie come la NOAA e la NASA monitorano costantemente l’attività solare, per prevedere con maggiore accuratezza le tempeste solari e mitigarne gli effetti. Al momento, grazie a una serie di strumenti avanzati e modelli di previsione, siamo in grado di anticipare eventi come quello in corso e adottare misure preventive per proteggere le infrastrutture critiche.

Risorse utili:
Il sito del NOAA Space Weather Prediction Center.

Il profilo X del NOAA Space Weather Prediction Center.
Le riprese del Solar Dynamics Observatory del brillamento X9.0.

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