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| On 7 ore ago

I cubesat Juventas e Milani sono stati installati nel Deep Space Deployer della missione Hera

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L’1 ottobre 2024 l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha pubblicato l’ultima vista sul cubesat Juventas della missione Hera prima dell’installazione a bordo del veicolo principale, all’interno del Deep Space Deployer nel cosiddetto “Asteroid Deck” del veicolo.

In queste ore presso il Payload Processing Facility di SpaceX i tecnici stanno infatti ultimando l’integrazione di Juventas e Milani, l’altro cubesat della missione già in posizione sull’Asteroid Deck, prima che Hera sia incapsulata nel fairing del Falcon 9 con il quale sarà lanciata, in una finestra che si apre il 7 ottobre 2024 alle ore 16:52 italiane.

I due mini satelliti, ciascuno della dimensione di una scatola da scarpe, saranno dispiegati nello spazio una volta che Hera sarà in orbita attorno all’asteroide binario Didymos, sua destinazione, nel 2026.

Juventas

Juventas misura 37x23x10 centimetri ed è stato progettato e prodotto dalla società lussemburghese GomSpace, specializzata nella produzione di cubesat, presso la sua sede centrale in Danimarca.

Il cubesat Juventas della missione Hera dell’ESA. Credits: ESA-F. Perez Lissi

Il satellite, il cui nome deriva dal nome romano della figlia della dea Era, trasporta un gravimetro e uno strumento radar, il più piccolo mai lanciato nello spazio. Progettato dall’Institut de Planétologie et d’Astrophysique de Grenoble in Francia, lo strumento si chiama JuRa (Juventas Radar) ed è costituito da 4 antenne lunghe 1.5 metri, più dello stesso cubesat, fornite da una società polacca.

JuRa eseguirà una mappatura radar completa del sistema di asteroidi Didymos mentre Juventas orbita attorno all’asteroide più grande della coppia, Didymos, con una velocità di appena qualche centimetro al secondo, e poi attorno al più piccolo Dimorphos.

Successivamente a questa mappatura, Juventas atterrerà sull’asteroide Dimorphos, e con il gravimetro GRASS (Gravimeter for Small Solar System Objects) misurerà direttamente per la prima volta della storia la gravità sulla superficie di un asteroide.

Milani

Anche Milani ha le dimensioni di una scatola da scarpe, è stato fornito dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e costruito in Italia a Torino presso Tyvak International. Deve il suo nome ad Andrea Milani, professore di matematica all’Università di Pisa e pioniere della difesa planetaria, che per primo ha ideato quello che è poi diventato il Near Earth Object Coordination Centre dell’ESA a Frascati in Italia.

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Il cubesat Milani, in costruzione presso Tyvak International a Torino per la missione Hera dell’ESA. Credits: Tyvak International

Milani ospita un imager multispettrale per mappare la mineralogia di superficie, un rilevatore di polvere e un altimetro laser. Mentre Hera orbiterà a circa 20-10 km dagli asteroidi, Milani si posizionerà ad altitudini inferiori , partendo da 10 km e arrivando fino a soli 2 km.

Poiché entrare in un’orbita tradizionale attorno al sistema Didymos è poco pratico a causa della sua gravità estremamente bassa, eseguirà una serie di “archi iperbolici” nelle sue vicinanze, come ripetuti sorvoli che coinvolgeranno i suoi propulsori per cambiare regolarmente direzione e rimanere il più vicino possibile al corpo celeste.

Infine, come Juventas, anche Milani tenterà un atterraggio su Dimorphos. I giroscopi e gli accelerometri di bordo raccoglieranno dati preziosi sull’atterraggio e su eventuali rimbalzi successivi a bassa gravità, per fornire informazioni sulle proprietà della superficie dell’asteroide.

Il dispiegamento nello spazio

Sia Milani che Juventas sono ora installati all’interno del Deep Space Deployer nell’Asteroid Deck di Hera, che manterrà i cubesat in salute durante la fase di crociera della missione, scambiando dati di telemetria e telecomandi con la Terra, aggiornando il software, caricando le batterie, testando le ruote di reazione ed eseguendo i controlli finali sullo stato di salute.

Il dispiegamento dei due CubeSat, tra due anni, sarà un processo graduale. Inizierà con molle per spingere ogni CubeSat fino alla cima del deployer, anche se i due rimarranno collegati a Hera, tramite una sorta di “cordone ombelicale” per l’alimentazione e le comunicazioni.

In un periodo di circa 24 ore, infine, ogni CubeSat avrà i suoi sistemi attivati ​​e con i controlli ultimati e sarà  esposto allo spazio, compresi i collegamenti inter-satellitari che saranno utilizzati per comunicare con Hera, prima del rilascio finale a una velocità di appena pochi centimetri al secondo. Se si muovessero più velocemente nell’ambiente a gravità ultra-bassa di Didymos, infatti, i due cubesat di Hera rischierebbero di perdersi nello spazio.

Seguiremo insieme il lancio della missione Hera, in live sul nostro canale YouTube il 7 ottobre a partire dalle 15:00.

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