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| On 16 ore ago

Il primo cubesat a bordo della missione Artemis II sarà TACHELES, fornito dalla Germania

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La NASA ha annunciato che a bordo della missione Artemis II ci saranno anche cinque cubesat, forniti da realtà internazionali. La seconda missione Artemis sarà il primo volo con equipaggio verso la Luna, anche se non è previsto un allunaggio. A oggi la missione è programmata per settembre 2025. I cinque cubesat che saranno ospitati a bordo di Artemis II verranno lanciati come parte di una partnership con diverse agenzie spaziali internazionali.

Durante una cerimonia tenutasi il 18 settembre presso l’Agenzia Spaziale Tedesca (DLR) è stato annunciato che il primo di questi cinque cubesat sarà fornito dalla Germania. Catherine Koerner, amministratrice associata per lo sviluppo dei sistemi di esplorazione della NASA, ha firmato un accordo che permetterà alla DLR di inviare TACHELES.

Questo è un CubeSat che raccoglierà dati sugli effetti dell’ambiente spaziale sui componenti elettronici. Questi dati saranno fondamentali per sviluppare tecnologie avanzate per i veicoli lunari, supportando gli obiettivi di lungo termine della NASA sulla Luna.

I Cubesat sono satelliti dalle dimensioni ridotte, simili a quelle di una scatola da scarpe, e rappresentano uno strumento potente per raccogliere dati sull’ambiente spaziale. Nel caso di Artemis II, i Cubesat saranno alloggiati all’interno di un anello che connette la capsula Orion al secondo stadio del razzo SLS (Space Launch System). Dopo la separazione del secondo stadio, una volta che Orion sarà a una distanza di sicurezza, i CubeSat verranno rilasciati in orbita alta terrestre per iniziare le loro missioni scientifiche.

L’obiettivo principale di queste missioni è aumentare la conoscenza dell’ambiente spaziale e testare nuove tecnologie che potrebbero essere utilizzate per future missioni lunari e marziane. In particolare, TACHELES, il satellite tedesco, raccoglierà dati cruciali per il miglioramento della resistenza dei componenti elettronici in condizioni estreme, una sfida importante per l’esplorazione dello spazio profondo.

La collaborazione internazionale di Artemis II

La strategia di utilizzare le missioni Artemis per lanciare anche carichi secondari verso la Luna è già stata testata durante la prima missione. In quell’occasione furono 10 i cubesat a bordo, tra cui uno italiano costruito dall’azienda italiana Argotec. Questa strategia sarà quindi ripetuta anche in questa seconda missione.

L’agenzia spaziale americana sta lavorando con numerosi Paesi, tutti firmatari degli Accordi Artemis, per sviluppare e lanciare questi CubeSat. La Germania ha firmato gli Accordi Artemis a settembre 2023. Queste partnership non solo ampliano l’accesso allo spazio per le nazioni partecipanti, ma promuovono anche lo sviluppo di tecnologie innovative. L’uso di cubesat nello spazio profondo, quindi oltre l’orbita terrestre, è una attività che solo recentemente si è dimostrata possibile.

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Nonostante i CubeSat abbiano storicamente mostrato un tasso di successo variabile, a causa delle loro dimensioni ridotte e dei costi relativamente bassi di sviluppo, le collaborazioni internazionali forniscono l’opportunità di integrare esperimenti tecnologici in missioni cruciali come Artemis II. Questi satelliti, pur essendo piccoli, giocano un ruolo significativo nella sperimentazione e nello sviluppo di nuove tecnologie che potrebbero un giorno essere utilizzate per missioni lunari più complesse o per il futuro volo umano su Marte.

L’utilità dei cubesat nelle collaborazioni internazionali

NASA ha confermato che nei prossimi mesi verranno svelati ulteriori dettagli sui Paesi che parteciperanno al lancio dei CubeSat durante Artemis II. L’annuncio di queste nuove partnership sarà strettamente legato agli Accordi Artemis.

Attualmente la missione Artemis II è prevista per settembre 2025, ma è probabile che verrà rinviata di qualche mese. L’analisi dei risultati della missione Artemis 1 sono infatti ancora da concludere, e sembra che siano stati trovati risultati imprevisti sull’usura dello scudo termico della capsula Orion. Finchè non saranno conclusi questi studi, e analizzate le conseguenze dei risultati, non si potranno applicare le modifiche necessarie alla seconda Orion.

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