Il 18 settembre, alle ore 00:50 italiane è stato lanciato un Falcon 9 di SpaceX con a bordo due nuovi satelliti della rete di navigazione satellitare Galileo. Il lancio è avvenuto con successo dalla base di lancio di Cape Canaveral, in particolare dalla rampa SLC-40.
I due satelliti Galileo hanno raggiunto correttamente l’orbita e si uniranno alla rete di navigazione e posizionamento terrestre dell’Unione Europea. Il servizio Galileo, spesso chiamato il GPS Europeo, è attualmente la rete di navigazione più precisa al mondo, e serve oltre 4 miliardi di utenti.
I due satelliti, definiti dalla sigla FOC FM32 e FOC FM26, sono gli ultimi che raggiungeranno l’orbita con un Falcon 9 di SpaceX. L’accordo stipulato fra la Commissione Europea (ente che ha la responsabilità primaria per la gestione di Galileo) e SpaceX prevedeva infatti due lanci, per un totale di quattro satelliti da trasportare in orbita. Questo accordo, molto discusso nel 2023, è servito per velocizzare l’immissione in orbita dei satelliti Galileo di prima generazione mentre in Europa non erano disponibili lanciatori.
Attualmente, nonostante il servizio Galileo sia già attivo da alcuni anni, mancano ancora sei satelliti da trasportare in orbita. Questi dovrebbero arrivarci con tre diversi Ariane 6 nel corso del 2025. A partire dal 2026 inizierà poi la costruzione della seconda generazione della rete Galileo, più precisa, avanzata e sicura.
Galileo serve attualmente miliardi di utenti e dispositivi, dato che è l’unica rete di navigazione terrestre con copertura globale gestita da un ente civili, al contrario di GPS (USA), Glonass (Russia), Beidou (Cina). Anche Galileo però dispone di servizi aggiuntivi dedicati ai Governi dell’Unione Europea, oppure alle forse armate dei vari Paesi.
Il lancio dei due satelliti Galileo è stato anche un’occasione per SpaceX di testare una nuova modalità di rientro del booster del Falcon 9. Ad aprile, durante il lancio del primo carico di satelliti Galileo, SpaceX aveva rinunciato al recupero del primo stadio del Falcon 9. Questa decisione era stata presa per sfruttare tutte le prestazioni del vettore, fornendo così maggiore spinta ai satelliti, i quali devono raggiungere un’orbita terrestre media, a circa 22 mila km di quota. Essi, con una massa di circa 7000 kg l’uno sono anche particolarmente pesanti.
Analizzando i dati di quella missione precedente, i tecnici di SpaceX sono però riusciti a implementare modifiche tali da consentire il recupero del Falcon 9. Questi cambiamenti hanno riguardato la riduzione della massa del vettore e modifiche alla traiettoria di lancio. Il nuovo profilo di rientro, però, ha comportato un maggiore riscaldamento della parte inferiore del booster e una maggiore pressione dinamica.
Grazie a queste modifiche, SpaceX è riuscita comunque a recuperare con successo il Falcon 9, atterrato sulla chiatta Just Read The Instructions, situata a circa 670 km dalla costa. I satelliti Galileo sono arrivati in orbita grazie al booster B1067, che ha così completato la sua missione numero 22. Salgono così a tre i Falcon 9 che sono riusciti a volare un numero così elevato di volte.
I satelliti sono stati rilasciati circa 3 ore e 34 minuti dopo il decollo. A causa di questa lunga permanenza in orbita, SpaceX ha dovuto collocare una protezione termica sul serbatoio di RP-1 del secondo stadio, necessaria per evitare che lo speciale cherosene per razzi si raffreddasse troppo.
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