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| On 4 settimane ago

Anche i dati della missione Chandrayaan-3 indicano l’antica fusione della superficie lunare

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Con i dati ottenuti durante la missione indiana Chandrayaan-3, arrivata sulla superficie della Luna ad agosto 2023, un team di scienziati indiani ha fornito nuovi indizi sul passato del mantello della Luna. Secondo un articolo pubblicato su Nature il 21 agosto, i dati ottenuti dal rover Pragyan dimostrano come la crosta della Luna fosse completamente fusa poco dopo la formazione del nostro satellite.

Il rover Pragyan, integrato nel lander Vikram, ha effettuato le prime misurazioni di sempre in situ, della composizione della regolite delle regioni lunari vicine al Polo Sud, fornendo importanti indizi sulla natura della crosta lunare. Ricordiamo infatti che la missione Chandrayaan-3 è stata la prima nella storia ad atterrare vicino al Polo Sud lunare. Questi risultati potrebbero supportare le teorie attuali sull’origine e lo sviluppo della Luna.

Il lander Vikram è atterrato con successo il 23 agosto 2023, ed è stato il primo allunaggio di successo dell’India. Il lander era dotato di strumenti come lo spettrometro a raggi X a particelle alfa (APXS) e uno spettroscopio a rottura indotta da laser (LIBS).

Il rover Pragyan invece, ha eseguito analisi dettagliate della regolite lunare, il materiale che ricopre la superficie del nostro satellite. Questi strumenti hanno identificato e quantificato gli elementi presenti nel suolo, rivelando che la regione è prevalentemente composta da anortosite ferrosa (FAN), una roccia che si forma dalla cristallizzazione di un antico oceano di magma lunare.

Un oceano di magma

Le misurazioni di Pragyan supportano l’ipotesi che ci fosse un antico oceano di magma che ricopriva la superficie lunare. Questa teoria, inizialmente proposta negli anni ’70 grazie all’analisi delle rocce raccolte dalla missione Apollo 11, suggerisce che la Luna, subito dopo la sua formazione, era avvolta da un vasto oceano di roccia fusa. Durante il raffreddamento, i minerali più densi, come il magnesio, sarebbero affondati, mentre quelli più leggeri, come l’anortosite, avrebbero formato la crosta superficiale.

Alcune foto della regolite lunare scattate dal rover indiano Pragyan della missione Chandrayaan-3.

Le nuove misurazioni che mostrano una composizione uniforme del suolo lunare nell’area del polo sud sostengono ulteriormente questa teoria. In particolare, la scoperta di una maggiore abbondanza di magnesio rispetto al calcio suggerisce che materiali maficosi (o femici, cioè formati da ferro e magnesio), tipicamente più densi e ricchi di magnesio, potrebbero essersi mescolati con la regolite superficiale.

Questo fenomeno potrebbe essere stato causato da un grande evento, come un impatto di un corpo roccioso molto grande. Questo potrebbe aver sollevato materiali dagli strati più profondi, spargendoli sulla superficie.

Le conseguenze

Le scoperte di Chandrayaan-3 non solo migliorano la nostra comprensione della storia lunare, ma potrebbero avere implicazioni rilevanti per future missioni lunari, sia robotiche che umane. La conferma della composizione uniforme della regolite nelle regioni ad alta latitudine, suggerisce che le caratteristiche chimiche della superficie lunare potrebbero essere più prevedibili, facilitando la pianificazione di future esplorazioni.

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Inoltre, la possibilità di analizzare materiali provenienti dagli strati più profondi della crosta lunare potrebbe offrire preziose informazioni sulla storia geologica della Luna e sui processi che ne hanno influenzato la formazione.

Nonostante questi nuovi indizi, restano ancora domande aperte riguardo alla composizione e all’evoluzione della Luna. Ad esempio, la presenza di elevate concentrazioni di magnesio potrebbe indicare processi geologici complessi non ancora completamente compresi.

La ricerca completa si può recuperare qui. 

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