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| On 1 mese ago

Scoperta una stella con troppo litio, sfida tutte le teorie attuali sull’evoluzione stellare

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Un team di ricercatori guidato dall’Università della Florida ha scoperto una stella molto particolare, che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione dell’evoluzione stellare. La stella in questione, denominata J0524-0336, presenta infatti caratteristiche uniche che sfidano i modelli attuali sulla formazione e l’evoluzione degli elementi chimici nelle stelle.

J0524-0336 è una stella evoluta, molto più grande e luminosa del nostro Sole, che si trova nelle fasi finali del suo ciclo di vita. Ciò che la rende eccezionale è il suo contenuto di litio, che supera di gran lunga quello previsto per una stella della sua età e tipo. Questa anomalia solleva interrogativi fondamentali sulle nostre attuali teorie astrofisiche, e potrebbe indicare l’esistenza di processi stellari finora sconosciuti.

Una stella con livelli di litio eccessivi

La stella J0524-0336 è stata individuata durante uno studio volto a identificare stelle antiche nella Via Lattea. Utilizzando tecniche di spettroscopia, il team di ricerca ha analizzato la composizione chimica della stella, rivelando una caratteristica sorprendente: un contenuto di litio 100mila volte superiore a quello del Sole.

Questa scoperta è particolarmente significativa perché contraddice la teoria consolidata secondo cui le stelle, invecchiando, perdono elementi leggeri come il litio in favore di elementi più pesanti. J0524-0336, invece, mostra livelli di litio mai osservati prima in una stella di qualsiasi età, sfidando così i modelli esistenti sull’evoluzione stellare.

Per spiegare l’insolito contenuto di litio di J0524-0336, i ricercatori hanno proposto diverse ipotesi. In particolare:

  • Che la stella si trovi in una fase evolutiva finora sconosciuta, che potrebbe comportare la produzione o la conservazione di grandi quantità di litio.
  • Che la stella possa aver acquisito il litio attraverso l’interazione con altri corpi celesti. Le stelle anziane e massicce come questa, infatti, possono talvolta inglobare pianeti o stelle vicine durante le fasi avanzate della loro evoluzione.

Rana Ezzeddine, coautrice dell’articolo, ipotizza che la realtà possa essere una combinazione di entrambi i fattori, ma sottolinea la necessità di ulteriori ricerche per giungere a conclusioni definitive.

Linea spettrale dell’Hα osservata nel 2018, 2019 e 2022 per la stella J0524−0336, e confronto con il profilo della stella J0155−6400 con parametri stellari simili. Le emissioni a epoche diverse sono molto diverse tra loro, indizio di una forte variabilità e forse di episodi di perdita di passa, forse per un disco circumstellare presente attorno alla stella. Credits: Kowkabany et al. 2022

Le implicazioni

La scoperta di J0524-0336 ha implicazioni significative per la nostra comprensione dell’evoluzione stellare e della nucleosintesi. Questa stella potrebbe rappresentare un nuovo stadio nel ciclo di vita delle stelle, finora non previsto dai modelli teorici. Inoltre, i risultati evidenziano anche l’importanza di continuare a esplorare e studiare le stelle della nostra galassia, poiché potrebbero nascondere altri segreti che potrebbero rivoluzionare la nostra comprensione dell’universo.

Il team guidato dalla professoressa Ezzeddine ha già delineato i prossimi passi per approfondire lo studio di J0524-0336. Tra questi, un programma di monitoraggio continuo per tracciare i cambiamenti nella composizione della stella nel tempo.

ANNUNCIO

I ricercatori intendono anche osservare J0524-0336 a diverse lunghezze d’onda, inclusi l’infrarosso e le onde radio, per verificare se la stella stia espellendo materiale. La presenza di un disco circumstellare di polveri potrebbe indicare un evento di perdita di massa, come un’interazione stellare, mentre la sua assenza suggerirebbe che l’arricchimento di litio sia dovuto a processi interni alla stella stessa. Queste osservazioni future saranno cruciali non solo per svelare il mistero di J0524-0336, ma anche per portare a potenziali nuove scoperte sull’evoluzione stellare.

Lo studio, pubblicato su The Astrophysical Journal, è reperibile qui in versione pre-print.

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