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| On 2 mesi ago

Le capsule Dragon rientreranno nell’Oceano Pacifico per evitare i problemi di detriti

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Attualmente SpaceX ha lanciato nello spazio un totale di 42 capsule Dragon. Di queste, 22 sono della prima versione cargo, 11 della versione Crew Dragon con equipaggio, e 9 della versione Cargo Dragon. Queste capsule, sia quelle della prima versione sia le seconde (nella seconda versione le cargo e le crew sono molti simili), sono costituite da un modulo pressurizzato riutilizzabile e da un modulo non pressurizzato che si brucia in atmosfera.

Nella prima versione cargo la manovra di rientro della capsula avveniva prima della separazione fra i due moduli, il che voleva dire che anche il modulo non pressurizzato era già immesso in una traiettoria di rientro. Nella seconda versione avviene invece prima la separazione, e poi solo la capsula esegue un rientro controllato. In questo modo il modulo non pressurizzato, chiamato trunk, rimane in orbita, e ha un rientro incontrollato giorni o mesi dopo.

Questa manovra fa risparmiare propellente alla capsula, ed era stata giudicata non problematica da SpaceX. L’azienda aveva infatti stimato, tramite modelli matematici, che il trunk si sarebbe distrutto completamente in atmosfera. Nel 2022 però, venne trovato per la prima volta un detrito da un contadino in Australia, un avvenimento che si è verificato altre tre volte nei primi sei mesi del 2024. I detriti ricaduti sulla Terra non hanno però mai provocato feriti o fatto danni a strutture.

La situazione però non è delle migliori, dato che questi rientri potrebbero prima o poi essere pericolosi, e soprattutto dato che sono imprevisti. SpaceX e la NASA quindi, hanno iniziato a valutare delle soluzioni, che sono state comunicate il 26 luglio.

Le soluzioni e il cambio di ammaraggio

Le capsule Dragon dovrebbero volare ancora qualche decina di volte, comprese le Crew e le Cargo. La capsula Crew viene infatti usata per portare astronauti alla ISS, con due missioni all’anno finchè non entrerà in servizio Starliner. Almeno una missione all’anno è svolta con Axiom Space, sempre verso la ISS, e almeno altre due sono previste all’interno del programma Polaris.

Per questo SpaceX e la NASA hanno deciso di cambiare logistica, e tornare alla vecchia modalità di rientro. Questo vuol dire che le prossime capsule Dragon, sia cargo che crew, torneranno a Terra ammarando nell’Oceano Pacifico e non più in quello Atlantico. Inoltre, la separazione fra il modulo pressurizzato e il trunk avverrà dopo la manovra di rientro.

Questo cambio di logistica porterà alcune difficoltà aggiuntive, in primis nel trasporto degli astronauti al Kennedy Space Center, dove si trovano le strutture di recupero dopo la permanenza nello spazio. Qui si trovano anche le strutture di SpaceX per la ricertificazione delle capsule.

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Le altre soluzioni

Oltre a questo, SpaceX e la NASA hanno deciso di sospendere le operazioni di carico dei trunk prima del rientro. Questo modulo di servizio veniva caricato di rifiuti o esperimenti non più utili, dato che bruciava in atmosfera. Un modulo vuoto però, è più facile che si distrugga completamente di un modulo carico.

SpaceX ha dichiarato inoltre che hanno valutato altre opzioni come dotare il trunk di un sistema propulsivo apposito per le manovre di rientro, oppure hanno studiato una terza modalità di rientro. Nessuna di queste ipotesi si è dimostrata fattibile nel breve periodo.

Stato attuale delle capsule Dragon al 27 luglio 2024. Credits: Astrospace.it

La questione dei detriti spaziali che arrivano sulla superficie è diventata particolarmente urgente per la NASA dopo un incidente avvenuto l’8 marzo 2024. In quell’occasione un residuo di alcune batterie dismesse dalla ISS è precipitato sulla casa di un cittadino americano a Naples, in Florida. Il detrito, del peso di poco meno di un kg, ha forato il tetto della casa.

Per questo incidente è stato chiesto alla NASA un risarcimento da 80 mila dollari. Il caso infatti è particolarmente delicato, e sta creando un precedente legale importante. Per detriti caduti dallo spazio, il diritto internazionale sancisce che lo Stato proprietario dell’oggetto è responsabili di risarcire lo Stato in cui cadono i detriti. Se però il rifiuto spaziale provoca danni all’interno dello stesso Stato che possedeva l’oggetto spaziale, la situazione è più nebulosa, anche per la legge americana.

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