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| On 2 mesi ago

Il JPL ha trovato nuovi indizi (non prove) di antica vita microbica su Marte

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Il 21 luglio 2024, mentre esplorava la Neretva Vallis, un’antica valle fluviale di Marte larga 400 metri scavata molto tempo fa dall’acqua che si riversava nel cratere Jezero, il rover Perseverance ha campionato una roccia particolarmente interessante.

Questa roccia ha la forma della punta di una freccia, è diversa da qualsiasi altra mai studiata dal rover nel corso dei suoi tre anni su Marte, e soprattutto, mostra firme chimiche e strutture che potrebbero esser state formate da un’antica vita microbica.

L’analisi degli strumenti a bordo del rover indica che la roccia, rinvenuta in un’area che fino a 3 miliardi di anni fa ospitava acqua corrente, possiede qualità che rientrano nella definizione di un possibile indicatore di vita antica come noi la conosciamo.

Il team scientifico sta comunque prendendo in considerazione altre spiegazioni per le caratteristiche osservate, e saranno necessari studi ulteriori in futuro per determinare se la vita antica sia una spiegazione valida.

La roccia più interessante finora trovata da Perseverance

Nel corso della sua ricerca di segni di antica vita microbica, la missione Perseverance si è concentrata su rocce che potrebbero essere state create o modificate molto tempo fa dalla presenza di acqua. Questa roccia è quindi un candidato ideale.

Si chiama Cheyava Falls, è lunga 1 metro per 0.6, deve il nome a una cascata del Grand Canyon terrestre ed è la roccia più enigmatica, complessa e potenzialmente importante mai studiata da Perseverance finora. Tra le vene bianche e le bande di colore rossastro che suggeriscono la presenza di ematite, gli scienziati hanno trovato cristalli millimetrici di olivina, minerale che si forma dal magma.

E poi, Perseverance ha trovato decine di macchie di colore bianco sporco di forma irregolare, di dimensioni millimetriche, ciascuna circondata da materiale nero, simili a macchie di leopardo.

Lo strumento PIXL (Planetary Instrument for X-ray Lithochemistry) del rover ha determinato che questi aloni neri contengono sia ferro che fosfato. Le scansioni multiple effettuate dallo strumento SHERLOC (Scanning Habitable Environments with Raman & Luminescence for Organics & Chemicals) hanno anche indicato che effettivamente contiene composti organici.

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Versione annotata dell’immagine di “Cheyava Falls” che indica i segni simili al macchie di leopardo e l’olivina. L’immagine è stata catturata dallo strumento WATSON sul rover Perseverance il 18 luglio. Credits: NASA/JPL-Caltech/MSSS

Vita microbica su Marte?

Queste macchie sono state una grande sorpresa. Sono infatti prove tangibili di reazioni chimiche che sulla Terra sono associate alla presenza di microbi, perché utilizzate da essi come fonte di energia. Inoltre le molecole organiche, a base di carbonio, sono considerate i mattoni della vita per come noi terrestri la conosciamo e studiamo. Ma possono anche essere formate da processi non biologici.

Quello che il JPL ha trovato sono, di fatto, tre cose mai rinvenute tutte insieme su Marte: composti che indicano una plausibile fonte di energia per i microbi su Marte, e sostanze organiche a rafforzare l’ipotesi di una loro presenza passata.

Ma tutto ciò non è una prova diretta della presenza di vita. Sono molte le domande che rimangono senza risposta su come possano essersi formate queste macchie e se davvero possano aver ospitato microbi nell’antichità.

La NASA ha un processo in sette fasi per determinare se qualcosa può essere confermato come vita extraterrestre, noto come scala CoLD (Confidence of Life Detection). Il rilevamento di queste macchie su Cheyava Falls rappresenta solo il primo dei sette passaggi: gli scienziati devono ancora escludere la possibilità non biologica e identificare altri segnali di conferma della scoperta di vita.

La scala CoLD per la conferma di vita extraterrestre. Credits: NASA/Aaron Gronstal

Serve studiare questo campione da Terra

La NASA ha spiegato che le rocce sono state scansionate con laser e raggi X e analizzate più volte, giorno e notte, da qualsiasi angolazione e da tutti gli strumenti a bordo di Perseverance. Il rover non potrà dirci di più di ciò che già ci ha detto, dal punto di vista scientifico.

Per comprendere appieno cosa è realmente accaduto in quella valle fluviale marziana nel cratere Jezero miliardi di anni fa, è necessario portare qui il campione di Cheyava Falls, per studiarlo con gli strumenti disponibili nei laboratori terrestri.

Si fa sempre più urgente Mars Sample Return (MSR), un programma di missioni spaziali congiunto di NASA ed ESA progettato per raccogliere campioni di rocce e suolo da Marte e riportarli sulla Terra. Perseverance, così come l’elicottero Ingenuity non più in funzione, fa parte di MSR, che nel corso degli anni per diversi motivi ha subito vari ritardi e modifiche. Attualmente la restituzione di campioni con MSR è stata rinviata al 2040 a causa di vincoli di bilancio NASA, ma l’Agenzia sta cercando soluzioni alternative per accelerare il progetto.

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