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55 anni dal primo atterraggio sulla luna, che cambiò l’Umanità per sempre

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Il 20 luglio 1969, alle 22:17 italiane, l’astronauta NASA Neil Armstrong pilotò il modulo Eagle per scendere sulla Luna. Mentre a 300mila km dalla Terra, alle 04:56 italiane del 21 luglio, venivano pronunciate le parole “Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’Umanità“, centinaia di milioni di persone, incollate di fronte allo schermo di una televisione, cambiarono per sempre.

Per la prima volta nella storia un essere umano posò il suo piede su un corpo celeste esterno al nostro Pianeta. Una frontiera dell’esplorazione che non è ancora stata superata. Oggi, 20 luglio 2024, sono passati 55 anni da quel giorno. Ancora non è stato portato un altro essere umano sulla superficie selenica dopo il Programma Apollo, ma gli sforzi sono sempre maggiori, più strutturati e internazionali. Quanti anni dovremmo ancora aspettare prima di vedere un astronauta sulla Luna? E ci riusciranno prima gli americani o i cinesi?

L’allunaggio di Apollo 11

La fase di allunaggio di Apollo 11 fu particolarmente complessa, e non tutto andò come previsto. A circa 6 km di altitudine, il modulo lunare, guidato da Armstrong, ha iniziato la sua fase finale di atterraggio. Tuttavia, il computer di bordo ha generato una serie di allarmi di “overflow”, indicando un sovraccarico nei calcoli di navigazione.

Nonostante l’incertezza iniziale, il controllo missione ha rapidamente verificato che si trattava di un problema gestibile e ha dato il via libera per continuare la discesa. Inoltre, Armstrong e Buzz Aldrin, durante la discesa hanno rilevato che la traiettoria programmata li avrebbe portati in un’area disseminata di massi e crateri. Di conseguenza Armstrong, pilota del modulo di discesa, ha assunto il controllo manuale del modulo.

Con una precisione e un controllo meticolosi, ha guidato il modulo Eagle verso una piana lunare più sicura e liscia della zona inizialmente prevista. Il modulo lunare ha toccato la superficie della Luna alle 20:17 UTC del 20 luglio 1969, nel Mare Tranquillitatis, segnando un’impresa storica nella corsa spaziale e nell’esplorazione umana. Al momento dell’atterraggio, il modulo Eagle aveva meno di 30 secondi di propellente residuo.

Una foto di mare della tranquillità scattata dall’equipaggio di Apollo 11 prima dell’atterraggio.

La geopolitica dell’esplorazione lunare

La missione Apollo 11 non fu solo un trionfo tecnologico, ma anche un evento politico di grande rilevanza. In piena Guerra Fredda, la corsa allo spazio tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica era vista come un campo di battaglia simbolico, ma non solo, per la supremazia globale.

La sfida per arrivare sulla Luna per primi, fu tale che diverse analisi hanno indicato le spese fallimentari dell’Unione Sovietica in tecnologie spaziali come una delle cause del tracollo economico negli anni ’70 e ’80. Al contrario, il successo di Apollo 11 negli Stati Uniti spinse lo sviluppo di nuove tecnologie ed ebbe talmente tante ricadute economiche e sociali, da ripagare gli investimenti di svariate volte. E non furono pochi, dato che negli anni ’60 gli USA investirono circa 25 miliardi di dollari nel Programma, equivalenti a oltre 150 miliardi di dollari attuali.

L’Unione Sovietica aveva inizialmente preso il comando della corsa allo spazio, lanciando il primo satellite artificiale, lo Sputnik, nel 1957, e inviando il primo uomo, Yuri Gagarin, nello spazio nel 1961. Tuttavia, con l’atterraggio sulla Luna, gli Stati Uniti rivendicarono la vittoria più importante e quella decisiva.

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L’impresa dell’Apollo 11 fu vista come una dimostrazione della superiorità tecnologica e organizzativa degli Stati Uniti, ma anche di quella ideologica. La promessa del presidente John F. Kennedy fatta all’inizio del decennio, che gli Stati Uniti avrebbero mandato un uomo sulla Luna entro la fine degli anni ’60, fu mantenuta.

Confronto fra le zone di allunaggio delle missioni Apollo e delle missioni Luna sovietiche. Credits: Nature.

L’importanza sociale di Apollo 11

Con Apollo 11, per la prima volta, l’umanità aveva lasciato il proprio pianeta e aveva messo piede su un altro corpo celeste. Questo evento ampliò i nostri orizzonti e cambiò il nostro modo di vedere noi stessi e il nostro posto nel Sistema Solare ma anche nell’Universo. Ricordiamo che negli anni ’60 milioni di americani credevano ancora all’esistenza dei marziani, una credenza ampiamente diffusa nella prima metà del secolo scorso.

La missione Apollo 11, pur decretando la vittoria della corsa allo spazio degli americani, aprì la strada a ulteriori esplorazioni spaziali. Seguirono altre sei missioni Apollo, di cui cinque riuscirono ad atterrare sulla Luna. Queste missioni permisero di raccogliere una grande quantità di dati scientifici e di campioni lunari che continuano a essere studiati ancora oggi.

E ora Artemis

Passati 55 anni da primo allunaggio di Apollo 11, ancora non siamo tornati sulla Luna. Per farlo, dovremo inoltre aspettare ancora alcuni anni. Il programma Artemis, attualmente in sviluppo da parte della NASA, ha fissato per il 2026 il primo allunaggio, che sarà eseguito durante la missione Artemis III, ma ci sono già indizi che potrà essere rimandato probabilmente al 2028.

Al contrario di Apollo però, il programma Artemis ha una struttura completamente diversa, in primis per le grandi collaborazioni con aziende private, e in secondo luogo per le collaborazioni internazionali. Aver coinvolto diversi Stati, Agenzie Spaziali e istituzioni è una delle garanzie che il programma sia difficilmente cancellabile. Negli ultimi anni infatti, soprattutto in virtù dei problemi geopolitici, i budget della NASA sono diminuiti invece che aumentare.

È quindi probabile, soprattutto se la presidenza americana passerà ai repubblicani a partire dal 2025, che alcuni progetti legati ad Artemis possano cambiare. La stessa struttura di Artemis però, un programma che ha come obbiettivo la costruzione di una permanenza stabile sulla Luna, e non una toccata e fuga, impone che ogni cosa venga fatta fin da subito con rigore e pazienza, senza accelerare per raggiungere l’obbiettivo il prima possibile, come invece fu per Apollo.

Dall’altro lato, la sfida è stata lanciata dalla Cina, che attualmente progetta un allunaggio con esseri umani per il 2029. In questo video approfondito questa missione, andando ad analizzare le possibilità che questo allunaggio avvenga prima di Artemis.

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