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Il rover Curiosity ha trovato per la prima volta rocce composte da zolfo puro su Marte

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Il 30 maggio 2024, mentre esplorava il canale Gediz Vallis, un solco che si snoda lungo una parte del Mount Sharp su Marte, il rover Curiosity della NASA è passato sopra una roccia e l’ha rotta. Con sorpresa, gli scienziati hanno scoperto che i cristalli all’interno di questa roccia erano di zolfo elementare, ovvero zolfo puro.

Questa è la prima volta che rocce di questo tipo vengono rinvenute su Marte. Finora erano state trovate solo rocce composte da zolfo e altri materiali, in questa regione che è particolarmente ricca di solfati, ovvero sali contenenti zolfo che si formano con l’evaporazione dell’acqua.

Non è chiaro quale relazione, se ce n’è una, abbia lo zolfo elementare con altri minerali a base di zolfo nella zona. Gli scienziati, comunque, non si aspettavano di trovarlo lì. Quindi ora stanno cercando una spiegazione per questa scoperta.

L’interessante passato di Gediz Vallis

Il canale Gediz Vallis, dove si trova ora Curiosity, è uno dei motivi principali per cui il team scientifico ha voluto visitare questa parte di Marte. Gli scienziati pensano infatti che questo canale sia stato scavato da flussi di acqua liquida e detriti, che hanno lasciato una cresta di massi e sedimenti che si estende per più di 3 km lungo il fianco di Mount Sharp.

Il rover Curiosity ha catturato questa vista del canale di Gediz Vallis il 31 marzo 2024. Questa zona si è probabilmente formata da grandi inondazioni di acqua e detriti, che hanno ammucchiato cumuli di rocce in cumuli all’interno del canale. Credits: NASA/JPL-Caltech/MSSS

L’obiettivo, in questa regione, è comprendere come questo paesaggio sia cambiato miliardi di anni fa. E da quando Curiosity è arrivato nel canale, a fine 2023, gli scienziati hanno cercato in particolare di capire se antiche inondazioni o frane abbiano creato i grandi cumuli di detriti che si sollevano dal fondo.

Gli ultimi indizi di Curiosity suggeriscono che entrambi i processi abbiano fatto la loro parte. Alcuni cumuli sono stati probabilmente lasciati da violenti flussi di acqua e detriti, mentre altri sembrano essere il risultato di frane più locali. Tali conclusioni si basano sulle rocce rinvenute nei cumuli di detriti.

Zolfo puro su Marte

Lo zolfo elementare sulla Terra si forma attraverso vari processi. Le eruzioni vulcaniche rilasciano solfuri che si ossidano e depositano come zolfo elementare intorno ai crateri. Nei giacimenti di petrolio e gas naturale, l’idrogeno solforato presente può ossidarsi e formare zolfo elementare. Nei fondali marini e laghi profondi, batteri riduttori di solfato trasformano i solfati in idrogeno solforato, che altri batteri ossidano a zolfo elementare.

L’ossidazione chimica dell’idrogeno solforato in ambienti naturali con ossigeno produce zolfo elementare, come nelle sorgenti sulfuree. In regioni aride, l’evaporazione di laghi salmastri fa precipitare minerali contenenti zolfo, che possono trasformarsi in zolfo elementare. Questi processi contribuiscono alla formazione di depositi di zolfo che possono essere estratti per usi industriali.

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Su Marte, lo zolfo elementare può essersi formato solo in particolari condizioni. L’attività vulcanica passata potrebbe aver rilasciato gas contenenti zolfo che, ossidandosi, si deposita come zolfo elementare. Reazioni chimiche tra il suolo marziano e l’atmosfera, che potrebbe contenere tracce di anidride solforosa, possono anche produrre zolfo. Ma perché questo deposito esattamente in questo luogo?

Il rover Curiosity nei dintorni della roccia rotta ha rinvenuto un intero campo di simili rocce, che nascondono cristalli gialli e luminosi. Un po’ “un’oasi nel deserto”, hanno detto gli scienziati.

Il rover Curiosity ha catturato questa immagine ravvicinata di una roccia soprannominata “Snow Lake” l’8 giugno 2024, il 4.209° giorno marziano, o Sol, della missione. Nove giorni prima, il rover aveva frantumato una roccia dall’aspetto simile e rivelato delle texture cristalline e dello zolfo elementare al suo interno. Credits: NASA/JPL-Caltech/MSSS

L’esplorazione continua

Le rocce di zolfo rinvenute dal rover sono troppo piccole e fragili per essere campionate con il suo trapano. Così, il team di missione ha individuato nelle vicinanze una grande roccia soprannominata Mammoth Lakes. Ha anche dovuto cercare una parte della roccia che avrebbe consentito una perforazione sicura, e poi trovare il modo di parcheggiare il rover durante l’operazione, sulla superficie smossa e in pendenza.

Fatto questo, il 18 giugno 2024 il rover Curiosity ha effettuato il suo 41° foro dall’inizio della missione, utilizzando il potente trapano all’estremità del suo braccio robotico di 2 metri. Poi ha fatto scendere la roccia polverizzata sugli strumenti all’interno del suo ventre per ulteriori analisi, in modo che gli scienziati potessero determinare di quali materiali era composta.

Sarà interessante capire se questa analisi darà maggiori indizi sulla scoperta dello zolfo elementare, e sulle sue implicazioni per la storia di questa regione. Nel frattempo, Curiosity si è allontanato da Mammoth Lakes e sta proseguendo la sua esplorazione di questo interessante Gediz Vallis.

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