Tra il 24 e il 28 giugno, presso il Johnson Space Center della NASA a Houston, in Texas, l’equipaggio della missione Polaris Dawn ha completato l’ultimo importante test con le nuove tute di SpaceX. In questo centro hanno sfruttato la stessa camera a vuoto utilizzata anche per collaudare le prime tute spaziali usate nei programmi Gemini e Apollo.
Polaris Dawn sarà la prima missione privata durante la quale verrà effettuata un’attività extra-veicolare (EVA). Inoltre, sarà anche la prima in cui quattro astronauti saranno contemporaneamente esposti al vuoto dello spazio. Questo perché, per svolgere questa attività, l’intera capsula Dragon sarà depressurizzata e il portellone sarà aperto per consentire l’uscita di due astronauti.
L’attività sarà svolta dal comandante Jared Isaacman e dalla specialista di missione Sarah Gillis, mentre il pilota Kidd Poteet e la specialista di missione e ufficiale medico Anna Menon rimarranno nella Dragon. I due astronauti usciranno mentre la capsula si troverà a circa 700 km di quota.
I test e il possibile rinvio
Le prove eseguite nella camera a vuoto sono servite per ricavare diversi dati sull’utilizzo delle nuove tute, oltre a permettere agli astronauti di prendere confidenza con esse. Uno dei principali problemi delle tute per le EVA è la loro rigidità una volta pressurizzate ed esposte al vuoto. Per tale ragione, è necessario sviluppare giunti per rendere più agevoli i movimenti.
Tramite diversi sensori, sono stati rilevati anche i parametri biometrici degli astronauti, per valutare le loro risposte alla pressurizzazione. SpaceX ha prestato inoltre particolare attenzione alla gestione della temperatura.
The Polaris Dawn crew recently completed a series of spacesuit acceptance tests in preparation for the mission’s extravehicular activity, or spacewalk, marking the final significant developmental and test milestone for SpaceX’s newly-developed EVA spacesuit →… pic.twitter.com/SOK0ImGir2
— Polaris (@PolarisProgram) July 18, 2024
A differenza delle tute per le EVA utilizzate sulla ISS, quelle di SpaceX non sono indipendenti, ma si collegano direttamente alla Dragon. Un “cordone ombelicale”, che si aggancia alla gamba destra, fornirà alla tuta elettricità e ossigeno. È previsto che l’intera attività duri all’incirca due ore, compresa la depressurizzazione all’inizio e la pressurizzazione della capsula alla fine.
Attualmente, la partenza è prevista non prima del 31 luglio, ma è possibile che SpaceX la rimandi anche di alcune settimane, a causa del problema al secondo stadio del Falcon 9, emerso durante la missione del 12 luglio. L’azienda ha richiesto alla FAA di poter riprendere i lanci prima che le indagini siano ultimate, ma se ciò verrà concesso, è probabile che saranno concessi solamente i voli commerciali, se non addirittura solo i voli con satelliti Starlink.
Non prima della metà di agosto, inoltre, è prevista anche la partenza della missione Crew-9, e la NASA sembra confidente sul fatto che SpaceX per allora abbia risolto tutti i problemi. Il 17 luglio, infatti, l’agenzia spaziale americana ha aperto ai media la possibilità di accreditarsi per assistere al lancio.