Un recente studio pubblicato su Nature Astronomy ha rivelato l’evidenza di una grotta accessibile sotto il Mare Tranquillitatis (MTP) sulla Luna. Questo studio, guidato dal Professor Leonardo Carrer dell’Università di Trento, utilizza immagini radar ottenute dallo strumento Mini-RF a bordo del Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) della NASA. Si tratta della prima volta che viene confermata l’esistenza di un tunnel lavico, comunemente chiamato Lava Tubes, tramite la mappatura diretta di un crollo di un suo soffitto, o pit.
La ricerca è stata condotta in collaborazione con l’Università di Padova. Fra i coautori della ricerca risulta anche il Dott. Francesco Sauro, specializzato nello studio di condotti sotto la superficie di altri corpi celesti. Intervistammo Francesco Sauro su Astrospace.it qualche mese fa proprio su questi argomenti.
Mare Tranquillitatis, o Mare della Tranquillità è una zona basaltica sul lato a noi visibile della Luna, dove è avvenuto anche il primo allunaggio della missione Apollo 11. Nel Mare Tranquillitatis è presente una fossa, individuata per la prima volta nel 2009, un’apertura cilindrica nel basalto lunare con un diametro di circa 100 metri e una profondità che raggiunge i 135 metri. Lo studio ipotizza che questa apertura sia il soffitto crollato di un tunnel lavico.
Questa struttura è stata l’oggetto dello studio pubblicato su Nature Astronomy, poiché potrebbe offrire accesso a condotti sotterranei estesi. Tuttavia, fino a ora, non era chiaro se queste fosse fornissero realmente l’accesso a cavità sotterranee.
La ricerca
Il team di ricerca ha utilizzato dati radar acquisiti nel 2010 dal Mini-RF, un radar ad apertura sintetica (SAR) che opera a una frequenza di 2.38 GHz (banda S). Le immagini radar hanno mostrato un aumento anomalo dell’eco radar oltre il lato occidentale della fossa. Attraverso simulazioni 3D, il team ha confermato che queste riflessioni anomale non provenivano dalla superficie, ma erano compatibili con la presenza di un condotto sotterraneo.
Le simulazioni radar hanno permesso di determinare le caratteristiche geometriche del condotto, rivelando due modelli principali che meglio si adattano ai dati sperimentali:
- Un condotto con una pendenza di circa 3 gradi e una profondità massima di riflessione di 135 metri. Questo suggerisce un’estensione del condotto di circa 25 metri;
- Un condotto con una pendenza del tetto di circa 55 gradi e una pendenza del terreno di 45 gradi, con una profondità massima di 175 metri e un’estensione del condotto di circa 77 metri.
Entrambi i modelli indicano che la larghezza stimata del tunnel è di circa 45 metri, sebbene le limitazioni della risoluzione radar potrebbero indicare che il condotto sia ancora più largo.
Le implicazioni di questa scoperta
La presenza di condotti sotto la superficie lunare è stata teorizzata e ampiamente dibattuta per almeno 50 anni. I primi indizi che delle fosse come quella studiata dal team italiano avrebbero fornito accesso lava tubes di questo tipo, sono emersi da un’analisi dei dati acquisiti dalla sonda giapponese Selenological and Engineering Explorer (SELENE) nel 2009.
Negli anni successivi, immagini catturate dalla camera del Lunar Reconnaissance Orbiter (LROC) hanno confermato l’esistenza di oltre 200 di queste fosse, posizionate in varie zone della Luna. Separatamente si erano anche scoperti alcuni lava tubes sparsi per la Luna, ma non c’era ancora nessuna evidenza che dalle fosse potesse estendersi direttamente un tunnel lavico.
Riuscire a mappare e a studiare un lava tubes direttamente dall’orbita e comprenderne come sia possibile accedervi dalla superficie è una scoperta importante per il futuro dell’esplorazione lunare. Questi condotti sono fra i luoghi più promettenti dove stabilire una permanenza duratura sulla Luna.
Nonostante la scoperta, l’esplorazione diretta di questi condotti sotterranei presenta però sfide significative. Le missioni robotiche future dovrebbero muoversi in terreni sconosciuti senza previsioni accurate sull’estensione e la morfologia dei condotti. Pertanto, queste osservazioni radar, eseguite da diverse direzioni e angoli potrebbero aiutare a mappare meglio la larghezza e l’estensione dei condotti, nonché identificare ulteriori accessi sotterranei.
La ricerca Radar evidence of an accessible cave conduit on the Moon below the Mare Tranquillitatis pit si può trovare qui.