Tra il 10 e il 12 maggio 2024, si è verificata una delle tempeste solari più intense finora registrate. È stata causata da una regione attiva formata da una sessantina di macchie solari, AR3664, che si è espansa fino a occupare un’area pari a 16 volte il diametro della Terra e ha generato brillamenti solari di classe massima e diverse espulsioni di massa coronale (CME).
Dopo aver provocato sulla Terra la tempesta geomagnetica più forte mai registrata dal 2003, a causa della rotazione del Sole AR3664 si è allontanata e ha smesso di infierire sul nostro pianeta. Ora però si trova di fronte a Marte, divenuto così la nuova vittima della sua iperattività.
Il 14 maggio, l’Extreme UltraViolet Monitor (EUVM) a bordo dell’orbiter marziano MAVEN della NASA ha registrato un brillamento classificato come X8.7. Si tratta del più intenso brillamento registrato da quando MAVEN è arrivato su Marte nel 2014. A questo brillamento solare è seguita un’espulsione di massa coronale diretta verso Marte, che è potenzialmente in grado di produrre aurore sul Pianeta Rosso.
Sulla base di eventi precedenti, simili alla tempesta solare attualmente in corso e rivolta verso Marte, gli scienziati si aspettano innanzitutto che la CME espulsa abbia riscaldato e ionizzato rapidamente l’atmosfera superiore del pianeta, o lo stia facendo ora, causando forse il raddoppio della temperatura atmosferica superiore per alcune ore. Questo forte riscaldamento può gonfiare l’intero emisfero marziano illuminato dal Sole fino a decine di chilometri.
Questi cambiamenti dell’atmosfera marziana saranno sicuramente misurati dalla missione MAVEN. I risultati possono aiutare gli scienziati a comprendere gli impatti di una tempesta solare sul Pianeta Rosso. E soprattutto, ad analizzare meglio come il Sole, durante la formazione di Marte, abbia eroso la sua atmosfera un tempo densa creando il pianeta freddo e arido che vediamo oggi.
Il rover Perseverance della NASA ha immortalato il 15 maggio 2024 con la Mastcam-Z sinistra le due regioni attive AR3664 e AR3663, ben evidenti sulla superficie del Sole.
Come è stato per la Terra la scorsa settimana, ora Marte si trova sul percorso diretto della CME generata da AR3664. Sarà quindi investito dal getto di particelle cariche altamente energetiche provenienti dal Sole, che quando arriveranno interagiranno con l’atmosfera marziana.
Marte però non ha un campo magnetico globale come quello terrestre, presenta solo alcuni campi magnetici crostali molto forti. Perciò, mentre sulla Terra l’arrivo delle particelle energetiche solari causa delle aurore concentrate ai poli, oppure che scendono a basse latitudini se la tempesta solare è molto intensa, su Marte si creerà un effetto diverso, una sorta di aurora diffusa globalmente. Che è ciò che ci aspettiamo si verifichi in seguito alla CME del 14 maggio, diretta verso il Pianeta Rosso.
Questa non sarebbe la prima volta che MAVEN assiste a uno spettacolo di luci aurorali. Nell’agosto del 2022, le aurore sono state avvistate sia sul lato diurno che su quello notturno di Marte, a causa di una tempesta solare.
Occasioni come questa, ha affermato la NASA, rappresentano un’opportunità senza precedenti di studiare come i brillamenti solari potrebbero influenzare i mezzi robotici e i futuri astronauti sul Pianeta Rosso. Soprattutto ora, che il Sole si sta avvicinando a un periodo di picco di attività, il massimo solare.
Il campo magnetico terrestre protegge in gran parte il nostro pianeta dagli effetti di queste tempeste, ma Marte ha perso il suo campo magnetico globale molto tempo fa, e ciò rende il Pianeta Rosso più vulnerabile alle particelle energetiche provenienti dal Sole.
A studiare l’effetto dell’iperattività del Sole su Marte ci sono due diversi strumenti, l’orbiter MAVEN e il rover Curiosity. MAVEN osserva e misura radiazioni e particelle energetiche dall’alto, mentre orbita intorno al pianeta. La sottile atmosfera può influenzare l’intensità delle particelle nel momento in cui raggiungono la superficie, ed è qui che entra in gioco Curiosity.
I dati del Radiation Assessment Detector (RAD) del rover aiutano gli scienziati a capire come le radiazioni distruggono le molecole a base di carbonio sulla superficie, un processo che potrebbe influenzare la conservazione dei segni di antica vita microbica.
Intanto, una delle misurazioni pianificate per il rover Curiosity questo fine settimana sarà un’osservazione notturna con la Mastcam del cielo sopra Texoli Butte, sua posizione attuale, nella speranza di catturare una delle sfuggenti aurore marziane che potrebbero verificarsi in seguito alla CME in arrivo.