Il 24 aprile, alle ore 00:32 italiane, dalla rampa LC-1 dello spazioporto di Rocket Lab in Nuova Zelanda, è partito un razzo Electron per la missione “Beginning Of The Swarm”. Il razzo di Rocket Lab ha concluso correttamente la sua missione, rilasciando due satelliti diversi in orbita, uno per la Corea del Sud e uno americano.
Il primo satellite rilasciato era il NEONSAT-1, un satellite per l’osservazione della Terra rilasciato a una quota di 500 km. Si tratta di un cubesat gestito e costruito dal Satellite Technology Research Center (SaTReC), un centro di ricerca del Korea Advanced Institute of Science and Technology (KAIST). NEONSAT-1 è il primo satellite di un programma omonimo, che entro il 2027 punta a costruire una costellazione di piccoli cubesat per l’osservazione ottica della penisola coreana a scopi ambientali e di ricerca.
Il secondo satellite si chiama Advanced Composite Solar Sail System (ACS3) ed è stato rilasciato a una quota doppia, di circa 1000 km. Si tratta di un cubesat sperimentale della NASA, che testerà la tecnica di propulsione per vela solare.
Il cubesat della NASA ha le dimensioni di un 12U, cioè 12 volte lo standard di una unità e dovrà testare nuove tecnologie per il funzionamento di una vela solare. In particolare, al suo interno è montato un meccanismo di quattro bracci distensivi costruiti in materiale composito, che serviranno per distendere la vela solare di circa 80 metri quadrati.
Questa vela solare è costruita in materiale polimerico, e sarà distesa in circa 25 minuti. L’intera operazione sarà ripresa da alcune telecamere, in modo che si possa osservare e dimostrare il corretto funzionamento del meccanismo.
Una vela solare di questo tipo, come dice anche il nome, è una tecnologia di propulsione che funziona grazie alla radiazione solare, cioè fotoni. Esso trasporta infatti fotoni sulla vela, i quali possiedono del momento che trasferiscono alla vela stessa. In questo modo spingono effettivamente il satellite nella direzione della radiazione solare.
Con questa tecnologia si ottengono spinte molto basse, ma che sono ottenute per lunghissimi periodi di tempo. L’obbiettivo è quello di costruire vele solari sufficientemente grandi da poter raccogliere una quantità di fotoni sufficiente a spingere un piccolo satellite di qualche kg fuori dal Sistema Solare.
La NASA ha dichiarato che la tecnologia utilizzata per questi bracci robotici permetterà lo sviluppi di vele solari grandi fino a 500 metri quadrati, e lo sviluppo successivo della tecnologia vele fino a 2000 metri quadrati.
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