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| On 8 mesi ago

Le nubi di Venere potrebbero essere ospitali per alcune forme di vita

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Venere è caratterizzato da un’atmosfera di nubi molto dense e spesse, che coprono l’intera superficie del pianeta. Sono principalmente composte da acido solforico e goccioline di acido solforico condensato, una sostanza chimica intensamente corrosiva, nota per dissolvere i metalli e distruggere la maggior parte delle molecole biologiche sulla Terra. La presenza di queste nubi, inoltre, contribuisce al forte effetto serra su Venere, rendendolo il pianeta più caldo del nostro Sistema Solare.

Insomma, questo ambiente sembrerebbe essere decisamente inospitale per la vita come noi la conosciamo. Tuttavia proprio lo strato di nubi tossiche, esteso da circa 50 a 65 km sopra la superficie venusiana, ospita temperature più miti che potrebbero supportare alcune forme di vita estreme.

In particolar modo, un nuovo studio condotto da ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha dimostrato che alcuni elementi fondamentali della vita sono in grado di persistere in soluzioni di acido solforico molto concentrato, in condizioni simili a quelle che sussistono tra le dense nubi venusiane.

19 amminoacidi sopravvivono nell’acido solforico

Per questa ricerca, il team si è concentrato sugli aminoacidi, molecole che si combinano per produrre proteine ​​essenziali, ognuna con la propria funzione specifica. Ogni essere vivente sulla Terra ha bisogno di aminoacidi per produrre proteine ​​che a loro volta svolgono funzioni di sostegno alla vita, dalla scomposizione del cibo alla generazione di energia, alla costruzione dei muscoli e alla riparazione dei tessuti.

Gli autori dello studio hanno così scoperto che 19 amminoacidi essenziali per la vita sulla Terra sono stabili fino a quattro settimane se posti in fiale di acido solforico, a concentrazioni simili a quelle presenti nelle nubi di Venere.

Confronto degli spettri NMR 1D 13 C di 20 aminoacidi biogenici dopo 12–18 ore (nero), 5–8 giorni (grigio) e dopo 4 settimane (blu) di incubazione in D 2 SO 4 /2 al 98% % D2O ( in peso). Tredici aminoacidi (arginina, istidina, lisina, acido aspartico, acido glutammico, asparagina, glutammina, glicina, prolina, alanina, isoleucina, leucina, valina) rimangono stabili e invariati per 4 settimane in 98% p/p D 2 SO 4 , come dimostrato dai picchi praticamente identici negli spettri di 4 settimane e negli spettri di 12-18 ore. Credits: Seager et al. 2024

In particolare, hanno scoperto che la “spina dorsale” molecolare di tutti i 19 aminoacidi rimaneva intatta nelle soluzioni di acido solforico con una concentrazione compresa tra l’81 e il 98%. Sanjay Limaye, scienziato planetario dell’Università del Wisconsin che ha studiato Venere per oltre 45 anni, ha affermato:

Con la scoperta che molti amminoacidi e acidi nucleici sono stabili nell’acido solforico al 98%, la possibilità che la vita sopravviva nell’acido solforico potrebbe non essere così inverosimile o fantastica. Naturalmente ci sono molti ostacoli da affrontare, ma la vita che si è evoluta nell’acqua e si è adattata all’acido solforico potrebbe non essere facilmente ignorata.

La chimica della nuvola di Venere è probabilmente più complicata delle condizioni da “provetta” dello studio. Ad esempio, gli scienziati hanno misurato altri gas in tracce, oltre all’acido solforico, nelle nuvole del pianeta. Infatti, il team prevede di incorporare alcuni di questi in tracce negli esperimenti futuri.

Perché proprio Venere?

La ricerca della vita nelle nubi di Venere ha subito un forte slancio negli ultimi anni. A stimolarla è stato soprattutto il possibile rilevamento della fosfina, una molecola considerata firma della vita, nell’atmosfera del pianeta (poi divenuta oggetto di dibattito tra gli scienziati).

Questa ricerca ha quindi spinto gli scienziati a pianificare diverse missioni sul pianeta gemello della Terra. Tra queste, anche la prima missione sul pianeta finanziata in gran parte da privati, sostenuta dalla società Rocket Lab. Tale missione mira a inviare un veicolo spaziale attraverso le nubi del pianeta, per analizzare la loro chimica alla ricerca di segni di molecole organiche.

Grafico che illustra la prevista discesa della sonda finanziata da Rocket Lab attraverso l’atmosfera venusiana. Credits: NASA/ARC

In vista del lancio della missione nel gennaio 2025, proprio il P.I. della missione Sara Seager del MIT e i suoi colleghi hanno testato varie molecole in acido solforico concentrato. Per vedere quali frammenti di vita sulla Terra potrebbero essere stabili anche nelle nubi di Venere, che si stima siano ordini di grandezza più acidi delle nubi di Venere.

Il team aveva già dimostrato in precedenza che le molecole organiche complesse come alcuni acidi grassi e nucleici rimangono sorprendentemente stabili nell’acido solforico. Ottenere che 19 amminoacidi essenziali possano sopravvivere così a lungo è un altro importante risultato.

Gli scienziati stanno attenti a sottolineare: “la chimica organica complessa ovviamente non è vita, ma non c’è vita senza di essa”. In altre parole, se alcune molecole possono persistere nell’acido solforico, allora forse le nubi altamente acide di Venere sono abitabili, se non necessariamente abitate.

L’articolo completo, pubblicato sulla rivista Astrobiology, è reperibile qui.

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