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| On 7 mesi ago

La procedura di scongelamento dell’ottica di Euclid sembra funzionare correttamente

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Nella tarda serata italiana di ieri, 20 marzo 2024, l’ESA ha comunicato che le analisi preliminari confermano il successo della nuova procedura di “scongelamento” del telescopio spaziale Euclid.

Solo il giorno prima, l’agenzia aveva spiegato che alcuni strati di ghiaccio d’acqua, sottili “quanto un filamento di DNA”, stavano appannando l’ottica del telescopio, alterandone quindi la vista altamente sensibile. E che nonostante le procedure standard di rimozione del ghiaccio, che erano già in programma e che sono state eseguite fin da dopo il lancio, una parte di esso ancora condizionava la resa degli strumenti di Euclid.

I team della missione si erano quindi messi al lavoro per ideare una procedura utile non solo a sbrinare completamente l’ottica, ristabilendo le piene funzionalità del telescopio. Ma anche a servire da routine standard d’ora in avanti per la missione, così da mantenere il sistema ottico il più libero possibile dal ghiaccio nei prossimi anni.

Da dove viene il ghiaccio?

Euclid sta sperimentando un problema comunque ai veicoli lanciati nello spazio. L’acqua presente nell’aria durante l’assemblaggio delle diverse componenti a Terra è stata in parte assorbita e trattenuta, e viene ora rilasciata. Tuttavia, nell’ambiente gelido dello spazio, le molecole d’acqua rilasciate tendono ad attaccarsi sulla prima superficie disponibile che trovano (a causa della tensione superficiale dell’acqua) e a congelare in ghiaccio.

L’ESA non ha comunicato quali siano le componenti interessate dal rilascio dell’acqua e dalla presenza del ghiaccio. Ha fatto una serie di stime, basate in particolare sul fatto che negli ultimi mesi, i dati dello strumento visibile VIS del telescopio avevano mostrato una progressiva diminuzione della quantità di luce misurata.

Gli strumenti scientifici VIS e NISP del telescopio spaziale Euclid. Credits: Airbus

Queste stime, a detta dell’agenzia “ottime”, possono essere confermate solo dopo che l’ulteriore procedura di sbrinamento sarà completata e avrà (speriamo) dato buoni risultati.

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Al momento, Euclid risponde bene

Come ulteriore procedura di sbrinamento, i team di missione hanno optato per il riscaldamento graduale delle componenti a basso rischio di deformazione a causa del calore.

Hanno iniziato riscaldando singolarmente e indipendentemente l’uno dall’altro i due specchi di Euclid. Successivamente, hanno analizzato (e stanno analizzando) i dati degli strumenti per accertarsi che la perdita di luce non persista, controllando cioè quale sia la percentuale di fotoni raccolta e che questa non diminuisca nel tempo.

Una prima analisi della risposta delle componenti di Euclid alla procedura di scongelamento iniziata da pochi giorni, suggerisce che il telescopio stia rispondendo bene. Questo risultato sembrerebbe quindi convalidare l’approccio di scongelamento ideato dal team anche come procedura valida a lungo termine.