Un team di ricerca, guidato dal dottor Pascal Lee del SETI Institute e del Mars Institute, stava esaminando la geologia di un’area di Marte in prossimità dell’equatore, dove l’anno scorso erano stati trovati i resti di un ghiacciaio.
Durante l’analisi, si sono resi conto che quell’area era l’interno di un enorme vulcano, profondamente eroso. Si trova nella regione vulcanica di Tharsis, nella parte orientale dell’equatore di Marte. È stato fotografato ripetutamente dalle sonde in orbita attorno a Marte fin dalla Mariner 9 del 1971, ma a causa dello stato della sua erosione, non era stato riconosciuto come vulcano. Era quindi rimasto nascosto alla vista per decenni pur trovandosi in una delle regioni più iconiche di Marte.
Il suo nome provvisorio è Noctis Volcano, supera i 9 km di altitudine e si estende in larghezza per 450 km. Le sue dimensioni gigantesche e la complessa storia che gli scienziati sono riusciti a ricostruire delle indicano che è attivo da molto tempo.
Un vulcano finora nascosto
Quest’area di Marte, al confine tra il labirinto pesantemente fratturato Noctis Labyrinthus (Labirinto della Notte) e i monumentali canyon della Valles Marinerism, è caratterizzata da altipiani e canyon stratificati. Inoltre, è nota per avere un’ampia varietà di minerali idrati che abbracciano un lungo tratto della storia marziana. Da tempo si sospettava un ambiente vulcanico, per questi particolari minerali.
Il vulcano Noctis non presenta la forma conica convenzionale di un tipico vulcano. Infatti, una lunga storia di profonde fratture, erosione termica, erosione glaciale lo ha modificato. Tuttavia, dopo un attento esame, sono riconoscibili le caratteristiche chiave indicative di un vulcano.
All’interno della zona che delinea i resti più alti del vulcano, l’area sommitale centrale culmina a 9022 metri. Alcune porzioni preservate dei fianchi del vulcano si estendono verso valle in diverse direzioni, fino al bordo esterno a 225 km di distanza, in media, dall’area sommitale. Un residuo di caldera (i resti di un cratere vulcanico crollato che un tempo ospitava un lago di lava) può essere visto vicino al centro della struttura. Colate di lava, depositi piroclastici e depositi minerali idrotermali si verificano in diverse aree all’interno del perimetro della struttura vulcanica.
Proprio dove c’era un ghiacciaio
Solo un anno fa, Pascal Lee e due colleghi avevano identificato i resti di un ghiacciaio in questa regione. Ci erano riusciti attraverso un’importante apertura erosiva nella stessa coltre vulcanica, sotto forma di un deposito di tonalità chiara di sale solfato con le caratteristiche morfologiche di un ghiacciaio.
Si ritiene che il deposito di solfato, costituito principalmente da jarosite, un solfato idrato, si sia formato quando la coltre di materiali piroclastici vulcanici si posò su un ghiacciaio, e reagì chimicamente con il ghiaccio.
Nella parte sud-orientale del vulcano Noctis si trova un sottile e recente deposito vulcanico sotto il quale è probabile che sia ancora presente il ghiaccio del ghiacciaio trovato da Lee e colleghi. Questa combinazione di vulcano gigante e possibile scoperta di ghiaccio glaciale è significativa, poiché indica nuove possibilità di analisi.
E non è finita qui
Mentre i misteri che circondano il vulcano Noctis continuano a sconcertare gli scienziati, il sito sta già emergendo come un nuovo entusiasmante luogo per studiare il passato di Marte. In particolare, per comprenderne meglio l’evoluzione geologica nel tempo, cercare possibili tracce di vita (passata e/o presente). Ed esplorare il Pianeta Rosso con missioni robotiche e umane in futuro.
La possibile presenza di ghiacciai a profondità basse vicino all’equatore, infatti, significa che gli esseri umani potrebbero potenzialmente esplorare una parte meno fredda del pianeta, ma restare in grado di estrarre acqua per l’idratazione e produrre propellente per futuri razzi.
Oltre al vulcano, inoltre, lo studio riporta la scoperta di una vasta area di 5000 km quadrati di depositi vulcanici all’interno del perimetro del vulcano, che presenta un gran numero di tumuli bassi, arrotondati e allungati, simili a vesciche. Questi tumuli sarebbero strati prodotti dallo scarico di vapore esplosivo o dal rigonfiamento del vapore quando una sottile coltre di materiali vulcanici caldi si è posata su una superficie ricca di acqua o ghiaccio.
“È davvero una combinazione di cose che rende il sito del vulcano Noctis eccezionalmente emozionante” ha affermato Lee.
Lo studio, presentato durante la 55a Lunar and Planetary Science Conference tenutasi a The Woodlands, in Texas, è stato condotto utilizzando i dati delle missioni Mariner 9, Viking Orbiter 1 e 2, Mars Global Surveyor, Mars Odyssey e Mars Reconnaissance Orbiter della NASA, nonché della missione Mars Express dell’ESA. Anche l’uso degli strumenti aperti di visualizzazione dei dati online della NASA Planetary Data System, Mars Quickmap, Mars Trek e Google Mars è stato fondamentale per consentire la ricerca. Qui è possibile l’articolo scientifico.
Ti piace quello che stai leggendo? Puoi contribuire alla crescita di Astrospace iscrivendoti ad Orbit. Avrai a disposizione approfondimenti, analisi dettagliate, ricerche, newsletter, sconti sul nostro Shop e soprattutto entrerai a far parte della prima community italiana di appassionati di spazio.
Entra anche tu in Astrospace.it Orbit.
Non perderti le ultime notizie e approfondimenti sul settore spaziale:
Iscriviti al nostro canale Telegram e seguici su Instagram