Di tutto il Sistema Solare, la zona che meno in assoluto conosciamo è quella oltre l’orbita di Saturno. Una zona molto fredda, molto buia, lontana dal Sole oltre 30 volte la distanza della Terra dalla nostra stella. La zona in cui dominano due pianeti giganti, completamente (forse) ghiacciati: Urano e Nettuno.
Scoperti molto tardi e studiati molto poco, perché nessuna missione dedicata alla loro esplorazione ha mai permesso di guardarli davvero da vicino, i nostri due giganti ghiacciati restano per lo più avvolti nel mistero. Ma in realtà non è proprio vero, in realtà una missione è riuscita a raggiungerli, anche se per poco: si tratta della Voyager 2.
Ed è proprio dal suo viaggio che comincia il saggio Giganti ghiacciati. Sulle orme delle sonde Voyager alla scoperta di Urano e Nettuno, edito da Edizioni Dedalo e scritto a quattro mani dall’astrofisico divulgatore Luca Nardi e l’appassionato studioso di lune ghiacciate Fabio Nottebella. Con una prefazione del giornalista e divulgatore scientifico Piero Bianucci.
Il primo saggio italiano in assoluto a essere interamente dedicato all’esplorazione, alla storia e sì, anche agli interrogativi dei due pianeti giganti più lontani e spesso trascurati, Urano e Nettuno. Che ancora nessuna sonda ha orbitato appositamente, e sui quali moltissime domande sono ancora aperte.
L’omaggio alle Voyager
L’intera prima parte del libro è un vero omaggio al Grand Tour delle Voyager. A partire da un’introduzione più storica, che continua poi con una descrizione del programma Voyager e dell’esplorazione che ha permesso, i due autori accompagnano il lettore a comprendere le ragioni dietro l’importanza di questo travagliato programma.
L’unico, finora, che ha davvero permesso uno sguardo su Urano e Nettuno. Come raccontano Nardi e Nottebella, la Voyager 2 si è avvicinata a Urano, settimo pianeta del Sistema Solare, a gennaio 1986. Durante il sorvolo, la sonda ha trasmesso via radio migliaia di immagini e voluminose quantità di altri dati scientifici sul pianeta, le sue lune, gli anelli, l’atmosfera, l’interno e l’ambiente magnetico che circonda Urano.
Nell’estate del 1989, la Voyager 2 divenne poi la prima sonda a osservare Nettuno. Passò a circa 4950 chilometri sopra il polo nord, l’avvicinamento maggiore a un pianeta dell’intera missione. Cinque ore dopo, sorvolò Tritone, la luna più grande di Nettuno, a circa 40mila chilometri dalla sua superficie.
Le foto scattate dalla Voyager 2 sono attualmente le uniche a nostra disposizione, a parte quelle del telescopio spaziale Hubble, del James Webb e degli osservatori terrestri, che ritraggono da vicino i due giganti ghiacciati.
Dall’esplorazione, alla ricerca di vita
E se di esplorazione si parla molto, in questo saggio, rimarcando a più riprese il fatto che è necessario progettare una missione interamente dedicata a conoscere i giganti ghiacciati, largo spazio è lasciato anche all’astrobiologia, e al racconto della ricerca di vita. Vita che potrebbe essersi sviluppata o svilupparsi in particolar modo sulle lune ghiacciate, alcune con caratteristiche peculiari e adatte a sostenerne la presenza.
Nella seconda parte di “Giganti ghiacciati”, Nardi e Nottebella approfondiscono questi temi. Lo fanno analizzando i luoghi in cui è più probabile che la vita abbiamo avuto origine o possa averla in futuro, ma anche quelli che un giorno la specie umana potrebbe raggiungere, per non estinguersi.
Un po’ un must-have
“Giganti ghiacciati” è uno di quei saggi scientifici da avere nella propria libreria. Perché raccoglie tutte le informazioni finora a nostra disposizione sui due pianeti ghiacciati del nostro Sistema Solare, perché le racconta con passione e con competenza. Ma soprattutto, perché ci ricorda che l’esplorazione dello spazio di anno in anno ci regala una visione sempre più ampia della nostra casa, una conoscenza sempre più approfondita di ogni suo anfratto.
I due autori ripetono spesso (alcuni lettori forse direbbero troppo spesso; per me non è stato così eccessivo) che servirebbe una missione dedicata solo a quella porzione di Universo ghiacciato ospitata nel nostro sistema planetario. Di Urano e Nettuno abbiamo molti modelli, molte ipotesi, molte teorie, ma gran poche certezze. A conti fatti, sono tantissime le cose che ancora non sappiamo su questi mondi, e in particolare sui loro satelliti. Tritone ad esempio, il satellite più grande di Nettuno, ha una storia molto interessante da raccontare, a cui è (giustamente) dedicato un intero capitolo del saggio.
Nella speranza che presto l’esplorazione dello spazio viri nella loro direzione, grazie al viaggio permesso da Nardi e Nottebella in “Giganti ghiacciati” facciamo una prima, timida ma approfondita esperienza di queste rotte lontane, dei loro misteri e delle loro interessanti (anche se non complete) narrazioni.
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