Alle ore 16:52 italiane, la capsula della missione OSIRIS-REx ha toccato terra, dopo sette anni passati nello spazio. A bordo della capsula si trovano dei campioni di rocce e polvere raccolti dalla superficie dell’asteroide Bennu. Il recupero di questi campioni ha rappresentato la conclusione della missione principale di questa sonda, che ora continua il suo viaggio verso un altro asteroide, Apophis.
Il rientro della capsula è durato circa 13 minuti, dal momento del suo primo impatto con gli strati superficiali dell’atmosfera fino al touchdown. La capsula si è separata alle 12:42 italiane dalla sonda e dopo aver sfrecciato nello spazio per circa quattro ore in solitaria, ha perforato l’atmosfera terrestre circa alle 16:42 italiane a oltre 44 mila km/h. A questo ritmo, la compressione dell’atmosfera terrestre ha prodotto energia sufficiente per avvolgere la capsula in una palla di fuoco. Uno scudo termico ha permesso di regolare la temperatura all’interno della capsula e di mantenere i campioni al sicuro a una temperatura simile a quella della superficie di Bennu.
Circa 20 minuti prima che la capsula atterrasse, quando era ancora alta al di sopra dell’atmosfera terrestre, la squadra di recupero è salita a bordo di quattro elicotteri. Con degli strumenti termici hanno tracciato il bagliore infrarosso della firma della capsula. Questo finché non è stata visibile agli strumenti ottici, offrendo alla squadra di recupero un modo per tracciare il percorso della capsula verso la Terra.
L’obiettivo della squadra di recupero è stato quello di recuperare la capsula da terra il più rapidamente possibile, per evitare di contaminare il campione con l’ambiente terrestre. Durante la diretta della NASA è stato anche possibile seguire il recupero dei campioni, avvenuto nel deserto dello Utah, con una diretta in 4k, possibile grazie alla connessione Starlink.
We've spotted the #OSIRISREx capsule on the ground, the parachute has separated, and the helicopters are arriving at the site. We're ready to recover that sample! pic.twitter.com/ZmPyb8fyrR
— NASA Solar System (@NASASolarSystem) September 24, 2023
Il futuro di OSIRIS-APEX
Dopo aver espulso la capsula contenente il campione di Bennu, OSIRIS-REx sfrutterà il propellente rimasto per avvicinarsi ad un altro corpo asteroidale, 99942 Apophis. Si tratta un NEO (Near Earth Object) con un diametro di circa 370 metri, potenzialmente pericoloso per la Terra. Ha destato preoccupazioni nel 2004, quando si temeva un possibile impatto nel 2029. Ulteriori osservazioni hanno successivamente escluso questa possibilità, almeno per i prossimi 100 anni, riducendo l’incertezza sulla sua traiettoria.
Si prevede che OSIRIS-REx arriverà su 99942 Apophis nel 2029. Pochi giorni dopo il 13 aprile 2029 quando l’asteroide sarà nel punto della sua orbita più vicino alla Terra. In quell’occasione, Apophis sarà a circa 31 600 km sopra la superficie terrestre, ovvero più vicino dei satelliti posizionati in orbita geostazionaria. La distanza è comunque cinque volte maggiore del raggio della Terra, anche se dieci volte più vicina della Luna. Durante l’avvicinamento, la Terra perturberà Apophis e modificherà la sua orbita.
La missione OSIRIS-REx così estesa sarà rinominata OSIRIS-APEX (acronimo di OSIRIS-APophis EXplorer) e studierà 99942 Apophis per 18 mesi. In quel mentre, eseguirà una manovra simile a quella effettuata durante la raccolta dei campioni su Bennu, avvicinandosi alla superficie e azionando i suoi propulsori. Ciò esporrà il sottosuolo dell’asteroide e consentirà agli scienziati della missione di saperne di più sulle proprietà dei materiali dell’asteroide.