Oggi, 16 luglio 2023, SpaceX ha concluso un’importante fase del progetto Starlink, portando in orbita gli ultimi 54 satelliti in versione 1.5. Da questo momento utilizzeranno solamente gli Starlink V2 Mini e, una volta che Starship sarà operativa, i V2. Questi ultimi sono larghi circa 7 metri e con una massa di 2000 kg ciascuno, troppo grandi per essere lanciati con il Falcon 9.
Quest’ultimo carico è decollato dallo Space Launch Complex 40 di Cape Canaveral, dove solo 6 giorni prima era partito un altro Falcon 9 con 22 Starlink V2 Mini. I motori del vettore si sono accesi quando in Italia erano le 5:50 del 16 luglio, mentre il secondo stadio ha rilasciato il carico un’ora e 6 minuti dopo. Anche in questa occasione, SpaceX è riuscita a far volare e atterrare un primo stadio per la sedicesima volta. Si tratta del Falcon 9 con numero di serie B1060, decollato la prima volta a giugno 2020. Questo record di 16 riutilizzi era stato ottenuto al precedente lancio, il 10 luglio con il booster B1058.
SpaceX ha completato in questo modo la missione numero 47 di del 2023, arrivando a una media di un lancio ogni 4.1 giorni.
Liftoff! pic.twitter.com/JAYJnosbVZ
— SpaceX (@SpaceX) July 16, 2023
Il passaggio agli Starlink V2
A oggi, sono 4820 gli Starlink arrivati in orbita da maggio 2019, di cui circa il 67% è rappresentato dai V1.5. La loro principale caratteristica rispetto alla precedente versione, è la connessione laser, che permette ai satelliti di comunicare tra loro, rendendoli più indipendenti dalle stazioni di terra. SpaceX ha lanciato i primi prototipi di questa versione a giugno 2021.
La Federal Communications Commission ha autorizzato due diverse generazioni di Starlink, chiamate semplicemente Gen1 e Gen2. La prima prevede di avere in orbita 4408 Starlink, di cui ne sono stati lanciati 4013. La Gen2 invece prevederà oltre 12000 satelliti, ma per ora ne sono stati approvati al lancio “solo” 7500.
I piani iniziali prevedevano che Gen1 e Gen2 fossero composte da diverse versioni di Starlink, ma i ritardi legati a Starship hanno portato a modificare i piani. SpaceX ha infatti trasportato in orbita i V1.5 sia per la Gen1 che per la Gen2, sebbene quest’ultima doveva essere composta solo da V2.
Ora però hanno deciso di utilizzare solamente i V2 mini, in attesa dell’operatività di Starship. SpaceX ha infatti ottenuto i permessi dalla FCC per apportare alcune modifiche alla sua costellazione. Ciò permetterà di aumentare le prestazioni del servizio, in quanto i V2 Mini hanno una capacità quattro volte superiore.
La spina dorsale del servizio sarà formata dagli Starlink V1.0 e V1.5 lanciati fino a questo momento, e che hanno una vita operativa di circa 5 anni. Da ora, SpaceX ha intenzione di lanciare solo i V2, che forniranno inizialmente supporto alla rete, per poi andare a sostituire i satelliti più vecchi.
Due soli Falcon 9 per 32 missioni
Durante gli ultimi due lanci SpaceX ha raggiunto un traguardo molto importante: 16 voli di uno stesso Falcon 9. Il record lo ha stabilito il booster B1058 il 10 luglio, mentre ora sono riusciti a ripetersi anche con il B1060. Entrambi i primi stadi hanno volato la prima volta nel 2020 e da allora, solamente con questi due Falcon 9, SpaceX ha completato con successo 32 missioni. Il nuovo obiettivo è riuscire a far volare un singolo booster per 20 volte e ciò avverrà grazie alle future missioni Starlink.
Il B1060, una volta portato in orbita il secondo stadio e i 54 Starlink, è atterrato con successo sulla chiatta A Shortfall Of Gravitas. Sono così 207 le volte in cui i Falcon 9 sono rientrati sulla Terra, di cui 133 eseguiti consecutivamente senza problemi.
Falcon 9’s first stage has landed on the A Shortfall of Gravitas droneship pic.twitter.com/huAzkLXlEA
— SpaceX (@SpaceX) July 16, 2023
Con il sedicesimo utilizzo di questo booster però, SpaceX ha riscontrato qualche problema. Il primo tentativo di lancio del 14 luglio è stato interrotto a 40 secondi dalla partenza, per un problema che l’azienda non ha rivelato. Per essere sicura che tutto funzionasse correttamente, SpaceX ha voluto eseguire uno static fire test, avviando per pochi secondi i 9 motori Merlin del B1060.
L’esecuzione di questa prova a seguito di un rinvio è una pratica inconsueta, ma essendo solamente la seconda volta che un booster effettua il suo sedicesimo volo, è probabile che abbiano voluto procedere con maggiore cautela.