Nella serata italiana del 19 giugno 2023, la missione ESA/JAXA BepiColombo ha effettuato con successo il terzo dei sei flyby previsti attorno a Mercurio. Durante il sorvolo, la telecamera di monitoraggio numero 3 ha scattato decine di immagini, istantanee in bianco e nero con una risoluzione di 1024 x 1024 pixel.
Il massimo avvicinamento è avvenuto a circa 236 km dalla superficie, sopra il lato notturno del pianeta. Alcune caratteristiche hanno iniziato ad apparire dall’ombra circa 12 minuti dopo, quando BepiColombo era già a circa 1800 km dalla superficie.
L’illuminazione è divenuta ottimale per l’imaging da circa 20 minuti dopo il massimo avvicinamento, da una distanza di circa 3500 km dal pianeta. In queste immagini sono visibili caratteristiche geologiche, tra cui un cratere da impatto con un nuovo nome.
A trio of images to highlight #BepiColombo‘s 3rd #MercuryFlyby, featuring a newly named crater and various geological and tectonic curiosities. Enjoy this first-look taste of our flyby!
Details & images👉https://t.co/kaQ7zqQ1aZ#ExploreFarther pic.twitter.com/5J0tlGdNvb— BepiColombo (@BepiColombo) June 20, 2023
Un nuovo cratere per Mercurio
Durante la pianificazione delle immagini da effettuare durante questo flyby, il team di missione si è reso conto che sarebbe stato visibile un grande cratere da impatto, ancora sprovvisto di un nome. BepiColombo lo ha fotografato, e gli è stato assegnato il nome Edna Manley in onore dell’omonima artista giamaicana (1900-1987) dal Working Group for Planetary System Nomenclature dell’UAI.
Questo cratere, largo 218 kilometri, sarà di interesse per gli scienziati in futuro, perché ha scavato la superficie di Mercurio fino a trovare del materiale scuro, che potrebbe indicare i resti della prima crosta ricca di carbonio del pianeta. Inoltre, il fondo del bacino all’interno del cratere Manley è stato inondato da lava liscia.
–> Preordina subito la prima Guida Completa di Astrospace, dedicata al telescopio Euclid.
In futuro, con BepiColombo si cercherà di misurare quanto carbonio contiene il cratere e quali minerali vi sono associati, così da saperne di più sulla storia geologica di Mercurio. Di seguito, un’immagine scattata alle 21:49 italiane dalla telecamera di monitoraggio 3 del Mercury Transfer Module, quando la navicella si trovava a circa 2536 km dalla superficie del pianeta. Credits: ESA/BepiColombo/MTM
La storia tettonica di Mercurio
La superficie fortemente craterizzata di Mercurio registra una storia di 4.6 miliardi di anni di schianti di asteroidi e comete. Nelle due immagini più ravvicinate (qui sopra e in copertina) si può vedere una delle più spettacolari caratteristiche geologiche del pianeta vicino alla linea del terminatore, che separa lato diurno e notturno.
La scarpata, chiamata Beagle Rupes, è stata vista per la prima volta dalla missione Messenger della NASA nel gennaio 2008. Si tratta di una delle tante scarpate di Mercurio, caratteristiche tettoniche che probabilmente si sono formate a seguito del raffreddamento e della contrazione del pianeta, che ha fatto sì che la sua superficie diventasse “rugosa”. Beagle Rupes ha una lunghezza totale di circa 600 km e attraversa un caratteristico cratere allungato chiamato Sveinsdóttir. Inoltre, delimita una lastra di crosta che è stata spinta verso ovest di almeno 2 km sopra il terreno.
La complessità della topografia si nota facilmente, grazie alle ombre accentuate in prossimità del terminatore. I membri del team di imaging di BepiColombo stanno già discutendo sulle relative influenze del vulcanismo e della tettonica che modellano questa regione.
Oltre alle immagini, numerosi strumenti scientifici sono stati accesi e resi operativi durante il sorvolo. Hanno rivelato l’ambiente magnetico, plasmatico e particellare intorno alla sonda, da posizioni normalmente non accessibili durante una missione orbitale.
Quando sarà il prossimo flyby?
Il prossimo sorvolo di Mercurio da parte di BepiColombo avverrà il 5 settembre 2024. Nel frattempo, la missione entrerà presto in una parte molto impegnativa del suo viaggio. Aumenterà gradualmente l’uso della propulsione elettrica solare, per frenare continuamente contro l’enorme attrazione gravitazionale del Sole. Santa Martinez Sanmartin, responsabile della missione BepiColombo dell’ESA, ha affermato:
Stiamo già lavorando intensamente, aumentando le comunicazioni e le opportunità di comando tra il veicolo e le stazioni di terra, per garantire una rapida inversione di tendenza tra le interruzioni del propulsore. Questo diventerà più critico quando entriamo nella fase finale della fase di crociera, ed è essenziale mantenere la rotta il più accuratamente possibile.
Il Mercury Transfer Module di BepiColombo completerà oltre 15mila ore di operazioni di propulsione elettrica solare nel corso della sua vita. Insieme a nove sorvoli planetari in totale, queste operazioni guideranno la sonda verso l’orbita di Mercurio, nel dicembre 2025.