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| On 1 anno ago

Completata Transporter-8: in orbita 72 satelliti, una fabbrica orbitale e un messaggio del Papa

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Diventano 40 le missioni completate con successo da SpaceX in questo 2023, di cui due effettuate solamente nella giornata di ieri, 12 giugno. Alle 9:10 da Cape Canaveral è decollato un Falcon 9 con a bordo 52 Starlink, portando così il numero di satelliti lanciati di questa mega costellazione a 4593. Circa 14 ore dopo, alle 23:19, dalla base militare di Vandenberg è partito un altro vettore di SpaceX, per l’ottava missione del programma Rideshare: Transporter-8.

Il lancio ha permesso l’arrivo in orbita di 72 satelliti, realizzati da diverse aziende sparse per il mondo, tra cui l’Italia. Molti di questi, principalmente Cubesat, sono satelliti di osservazione della Terra.

Altri fra quelli che si trovavano a bordo del Falcon 9 hanno il compito di trasportare al loro interno ulteriori satelliti. Tra questi vi è anche l’undicesimo ION realizzato dell’azienda italiana D-Orbit, che nei prossimi giorni inizierà a rilasciare il proprio carico.

Arrivano in orbita anche Cubesat che andranno a fare parte di diverse costellazioni come:  gli SpaceBee di SWARM utilizzati per l’Internet of Things, i satelliti di Iceye con tecnologia SAR o gli argentini NewSat per l’osservazione della Terra. Oltre a questi, vi sono anche alcuni satelliti più particolari.

La produzione in orbita di Varda Space

Diversi studi effettuati a bordo della Stazione Spaziale Internazionale hanno evidenziato come alcune sostanze e materiali si comportino in maniera differente in condizioni di microgravità. In determinate circostanze, questi comportamenti possono essere sfruttati per la fabbricazione di materiali, che vanno dai cavi in fibra ottica ai farmaci, che presentano caratteristiche migliori rispetto alla loro produzione sulla Terra.

Per sfruttare questo ambiente Varda, azienda fondata nel 2021, ha sviluppato una particolare capsula per la fabbricazione in orbita terrestre, che l’azienda definisce Orbital Manufacturing Platform. Ultimata la produzione dei diversi elementi, la capsula è in grado di rientrare sulla Terra, protetta da uno scudo termico e dotata di paracadute per poter rallentare. Questo è il primo lancio per Varda e permetterà all’azienda di testare le diverse componenti della capsula.

I satelliti trasportati dal Falcon 9. Il satellite di Varda è il secondo, partendo dal basso, nella colonna di sinistra.

Per le manovre in orbita, Varda ha deciso di affidarsi a Rocket Lab e al suo Photon, un OTV dotato di pannelli solari e un motore, stampato in 3D. Il Photon avrà il compito di mantenere stabile l’orbita della capsula di Varda, di fornirgli energia e posizionarla correttamente per il rientro.

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D-Orbit e il messaggio di speranza di Papa Francesco

A bordo dell’undicesimo ION di D-Orbit, chiamato Savvy Simon, fra gli altri si trova anche un Cubesat, 34x10x10 cm, progettato e costruito dal Politecnico di Torino e promosso dal Dicastero per la Comunicazione. Il piccolo satellite è dotato di due computer di bordo, due antenne, alcuni sensori termici e inerziali per effettuare misurazioni e, l’elemento caratteristico, un nanobook.

Realizzato in silicio e con una larghezza di 1,95 millimetri, contiene le immagini e i discorsi di Papa Francesco del 27 marzo 2020. In quella data, il pontefice si è trovato e celebrare la messa con piazza San Pietro completamente deserta a causa della pandemia, con le immagini dell’evento che hanno fatto il giro del mondo.

Il compito di realizzare il nanobook è stato affidato all’Istituto di fotonica e nanotecnologie del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Sulle piccole lastre son stati incisi dei piccoli fori, andando a rappresentare i dati in codice binario. I fori infatti rappresentano l’1 mentre lo spazio vuoto simboleggia lo zero.

L’obbiettivo della missione, chiamata Spei Satelles, è quello di riuscire a diffondere un messaggio di speranza, sia in maniera metaforica che materialmente. Questo perché, proprio grazie alle antenne del Cubesat, saranno trasmessi dei messaggi dal magistero del Papa.

I Falcon 9 atterrano per 200 volte

Per Transporter-8, SpaceX ha utilizzato per la nona volta il Falcon 9 con numero di serie B1071. Dopo poco meno di 8 minuti dal decollo, il booster è rientrato con successo sulla Landing Zone 4, segnando così l’atterraggio di successo numero 200. Circa il 90% degli ultimi 100 lanci SpaceX li ha completati sfruttando Falcon 9 riutilizzati, dimostrando in questo modo l’incredibile affidabilità di questi mezzi. 

SpaceX inoltre, ha nuovamente utilizzato l’ugello di scarico più piccolo per il motore Merlin del secondo stadio. Questa tipologia di ugello permette al Falcon 9 di portare in orbita bassa carichi non troppo pesanti, contenendo così i costi di produzione. Per missioni come quelle del programma Rideshare, SpaceX non ha bisogno di sfruttare le piene capacità del suo vettore, in questo modo è in grado di montare un ugello meno efficiente.