Nel 2020 il governo indiano ha avviato la riforma del suo settore spaziale, e pochi giorni fa Nuova Dehli ha divulgato la propria nuova legge spaziale: l’Indian Space law. Quali sono gli obiettivi di questa nuova legge spaziale?
Tra i primi articoli della legge si nota:
- La volontà di aumentare le capacità spaziali dello Stato;
- Consentire, incoraggiare e sviluppare una fiorente presenza commerciale per e nello spazio;
- Utilizzare lo spazio come motore dello sviluppo tecnologico e i benefici che ne derivano nelle aree alleate;
- Proseguire le relazioni internazionali e creare un ecosistema per un’attuazione efficace delle applicazioni spaziali tra tutte le parti interessate.
- Incentivare lo sviluppo socio-economico e la sicurezza della Nazione, la protezione dell’ambiente e delle vite umane, nonché il perseguimento dell’esplorazione pacifica dello spazio.
A livello strategico, il governo indiano tramite la nuova legge, intende incoraggiare e promuovere una maggiore partecipazione del settore privato all’intera filiera dell’economia spaziale, fornendo beni e servizi pubblici. Anche l’innovazione verrà incentivata da questa nuova legge, sostenendo nuove startup del settore spaziale e le organizzazioni non governative saranno autorizzate a intraprendere attività end-to-end nel settore space.
Nuove entità governative
Con questa nuova legge verranno aggiornate e create nuove entità governative (e non), che dirigeranno e sorveglieranno i lavori per lo sviluppo del piano strategico spaziale indiano. Tra queste, bisogna ricordare la novità di questo nuovo progetto, ovvero l’IN-SPACe (Indian National Space Promotion & Authorisation Centre): un’organizzazione governativa autonoma, incaricata di promuovere, controllare, guidare e autorizzare le attività spaziali nel Paese. A tal fine, IN-SPACe emetterà periodicamente linee guida e procedure che favoriscano le attività del settore spazio.
Dalla nuova normativa verrà toccata anche l’agenzia spaziale indiana, l’ISRO (Indian Space Research Organisation) che si concentrerà principalmente sulla ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie e applicazioni, e l’NSIL (NewSpace India Limited) la società partecipata dallo Stato, che sarà responsabile della commercializzazione delle tecnologie spaziali e delle piattaforme create attraverso la spesa pubblica.
L’NSIL potrà fabbricare, affittare o procurarsi componenti spaziali, tecnologie, piattaforme e altri beni dal settore privato o pubblico per soddisfare le esigenze dei clienti commerciali indiani che siano essi governativi o non.
Dalla nuova legge verrà istituito anche il DOS, Department of Space: questo nuovo organo governativo avrà il compito di supervisionare tutte le attività inerenti al settore aerospace affinché vengano regolarmente svolte con adeguate autorizzazioni e senza che i diversi attori impegnati si sovrappongano in termini di domini.
Ovviamente deve anche garantire la compatibilità e l’interoperabilità di tutte le attività spaziali indiane nelle pertinenti organizzazioni internazionali e organismi di normazione, ai fini del loro riconoscimento, certificazione ed adozione. Insomma, anche l’India ha voluto regolamentare tutte le proprie attività spaziali, che, come da programma non sono affatto poche.
Il programma spaziale indiano
Il programma spaziale indiano è tra quelli più completi in termini di missioni: il lento “elefante indiano” però è inarrestabile nello sviluppo delle proprie tecnologie e non intende rimanere indietro rispetto alle super potenze impegnate storicamente nella conquista dello spazio.
Uno degli obiettivi dell’India (ovviamente) è poter arrivare sulla Luna, tramite il programma denominato Chandrayaan sviluppato dall’ISRO e che intende mandare sul nostro satellite un orbiter, un lander ed un rover.
La prima missione è stata lanciata nel 2008 tramite un razzo PSLV- XL (sempre di fabbricazione indiana) e ha permesso di rilevare dell’acqua nel polo sud della Luna. La missione successiva, Chandrayaan 2, lanciata un decennio dopo, nel 2019, prevedeva un orbiter, un lander ed un rover, tutti interamente sviluppati dall’ISRO.
Purtroppo, seppur le prime manovre intorno alla Luna siano state effettuate correttamente, il lander Vikram a 2 km dal suolo lunare perse il collegamento con la stazione di terra, e si schiantò: fu comunque un successo per l’India che si inserì tra i Paesi che hanno raggiunto la Luna. La terza missione Chandrayaan 3 (in fase di sviluppo) vedrà una collaborazione con l’agenzia spaziale giapponese JAXA, ed è attualmente prevista per la fine del 2023.
Un altro pianeta interessato dal programma spaziale è Marte, dove l’India dopo USA, Russia ed Europa è diventato il quarto Paese a raggiungere l’orbita del pianeta Rosso sorpassando Cina ed Emirati Arabi Uniti che stavano già lavorando per lo stesso scopo. La sonda indiana Mangalyaan (nota anche con MOM – Mars Orbiter Mission ) lanciata il 5 novembre 2013 con il razzo vettore PSLV dal Satish Dhawan Space Centre si è inserita in orbita marziana il 24 settembre del 2014. La sonda ha studiato l’atmosfera marziana, provando a rilevare la presenza di metano e cercando ulteriori prove a favore di forme di vita primitiva sul quarto pianeta del Sistema Solare.
Ma l’obiettivo dell’India non è solo la Luna e Marte. L’ISRO ha programmato una missione per raggiungere Venere nel 2024, con l’intento di mandare un radar ad apertura sintetica ad alta risoluzione per investigare i processi superficiali del pianeta e la stratigrafia sotto la superficie, includendo i punti con più intesa attività vulcanica, inoltre studierà la dinamica dell’atmosfera e l’interazione tra il vento solare con la ionosfera venusiana. Ma si parla di una missione ancora molto “futuristica”.
Non solo esplorazione spaziale
L’India non intende però tralasciare lo sviluppo del volo umano: on il programma Gangayaan intende far volare i propri astronauti il prima possibile in orbita terrestre bassa. Il progetto è iniziato nel 2006 e ha ancora qualche difficoltà ma nel 2020 l’ISRO annunciò che intendeva far volare un robot dall’aspetto umano, Vyommitra, che simulerà funzioni umane effettuando alcuni controlli di base come la temperatura, i livelli di ossigeno e di pressione nella cabina dalla sonda che volerà in orbita.
L’obiettivo di far volare autonomamente un astronauta indiano è iniziato con la missione del cosmonauta indiano Rakesh Sharma, che, nel 1984 con la missione sovietica Sojuz T-11 ha passato 7 giorni a bordo della stazione spaziale Saljut 7, diventando il primo indiano induista a volare nello spazio. A questo si aggiungono lo sviluppo di mezzi ipersonici e di uno spazioplano, collaborazioni per il lancio di megacostellazioni e diversi altri progetti satellitari.
L’India è un Paese spesso sottovalutato e che non rientra nelle classiche orbite di collaborazioni nel settore aerospaziale, ma il suo impegno nel diventare una super potenza spaziale è encomiabile: Solo 50 anni fa trasportavano satelliti e componenti di razzi in carri trainati da bovini ed oggi puntano allo studio del pianeta solare e a possedere un comparto spaziale completo e altamente competitivo.
L’Indian Space Policy 2023 si può consultare qui.
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