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Relativity ha lanciato il primo razzo stampato in 3D arrivando, quasi, nello spazio

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La Startup americana Relativity Space ha effettuato il lancio inaugurale del razzo Terran-1, il primo al mondo quasi interamente stampato in 3D. Il lancio è stato un parziale successo, dato che il vettore si è acceso, è partito dalla sua rampa e ha superato il MaxQ, il punto di maggiore tensione aerodinamica sul razzo. Anche la separazione fra primo e secondo stadio è stata corretta, mentre il secondo stadio non si è acceso nel modo giusto, provocando la conclusione della missione circa 3 minuti dopo il lancio.

Il Terran 1 è partito dal Launch Complex 16 di Cape Canaveral, in Florida, senza nessun carico commerciale a bordo. All’interno del nose cone è stato invece inserito un piccolo disco, uno dei primi artefatti realizzati con le stampanti 3D Stargate dell’azienda.

La missione, nota come “GLHF” (Good Luck, Have Fun), si è conclusa in un parziale successo a causa di un non meglio precisato problema nel secondo stadio. Il risultato rimane comunque una grande vittoria per la startup californiana che ha dimostrato diverse tecnologie chiave, stampate in 3D.

Il lancio odierno era molto atteso sia all’interno del settore spaziale, che non. In particolare per l’idea disruptive alla base del progetto, ma anche per l’eccellente fiducia che Relaticity si è guadagnata nel mercato. Relativity Space è stata fondata nel 2015 e oggi è tra le meglio finanziate startup dell’intero panorama aerospaziale. Valutata oltre 4 miliardi di dollari, la startup californiana ha già stretto diversi contratti di lancio con nomi importanti come Oneweb, Iridium, NASA e il dipartimento della difesa.

Il Terran 1 e l’era moderna dei razzi

Alto 33.5 metri, Terran 1 è stampato in 3D per circa l’85% della massa dell’intero razzo. Relativity usa le più grandi stampanti 3D al mondo, Stargate, per costruire i propri razzi nelle sue diverse componenti. Gli elementi ottenuti da questo processo, spaziano dai grandi serbatoi alle più piccole camere di combustione dei motori.

Il razzo ha un carico utile di circa 1200 kg in orbita terrestre bassa. Alla base del razzo ci sono nove motori Aeon-1 alimentati dal mix di metano e ossigeno liquido. Questa scelta si colloca in un conteso di grande interesse industriale per questo mix che permette più semplice riusabilità, migliori prestazioni e in futuro anche la possibilità di essere prodotto su Marte.

Nel secondo stadio c’è invece un solo motore Aeon Vac, una versione riadattatala da quelli nel primo stadio.

I nove motori Aeon-1 durante il test statico del primo stadio del Terran-1.

Relativity lavora molto velocemente con le iterazioni del razzo e prevede di sostituire i nove motori Aeon-1 che hanno spinto questo primo prototipo, con un singolo motore Aeon R, di cui abbiamo parlato meglio qui. Quest’ultimo è il propulsore di nuova generazione che l’azienda vuole impiegare per l’ambizioso nuovo vettore Terran-R.

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Al contrario delle previsioni, la startup non rimarrà molto sul mercato con questo piccolo razzo, sostituendolo il prima possibile con il Terran R, che sarà più potente, ancora stampato in 3D, e completamente riutilizzabile come la Starship di SpaceX.

Il processo di stampa in 3D

Usare la stampa 3D per costruire dei vettori non è sicuramente qualcosa di nuovo; aziende come SpaceX, Rocketlab e Blue Origin utilizzano da diverso tempo questa tecnologia per produrre diverse componenti dei loro lanciatori. Tuttavia nessuno si era mai spinto a produrre la totalità di un razzo (tolte le componenti elettroniche e poco altro) a partire da delle enormi stampanti 3D.

In un certo senso, la chiave del successo nel Terran-1, è la possibilità degli ingegneri di semplificare significativamente il design dell’intero veicolo, ossia diminuire di ordini di grandezza la quantità di componenti.

Una stampante Stargate di Relativity.

Come detto dal CEO di Relativity, Tim Ellis, il vero segreto della startup risiede nell’intelligenza artificiale. Quest’ultima gioco un ruolo chiave nella precisione delle stampanti, che migliorano a ogni pezzo prodotto tramite la comparazione di una simulazione della parte da produrre, con i fotogrammi e suoni raccolti nel corso del processo stesso di stampa.

Adottare questo processo permette anche un sensibile riduzione del tempo necessario per costruire un veicolo a partire dal suo ordine. In base a precedenti dichiarazioni dell’azienda, il Terran-1 dovrebbe essere costruito in soli 60 giorni dalla commessa, un cambio di passo notevole rispetto al resto dei competitor.

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