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| On 2 anni ago

La Space Force americana chiede un budget superiore ai 30 miliardi per il 2024

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Nelle scorse settimane il pentagono ha rilasciato i primi dettagli sul budget richiesto delle forze armate americane per l’anno fiscale 2024. Tra queste c’è la Space Force, l’ultima branca dell’esercito americano costituita per il dominio dello spazio. Nella richiesta inoltrata dal governo americano, la nuova forza armata si prepara a un nuovo stanziamento record di 33.3 miliardi di dollari che dovrà poi essere approvato dal Congresso nel corso dell’anno corrente.

Nella richiesta, la Space Force chiede un importante incremento del 12%, 3.9 miliardi di dollari in più rispetto al bilancio approvato dal congresso nel 2023. Inoltre, questa domanda supera di circa 5.5 miliardi quella richiesta dal Governo per il 2023, confermando il sempre più centrale ruolo della branca spaziale, sia per la Casa Bianca che per il Congresso.

A guidare l’elenco di spesa ci sono 19.2 miliardi per la ricerca e sviluppo di nuovi sistemi satellitari, seguiti da 4.7 miliardi per finanziare l’acquisizione di nuove risorse. Infine chiudono gli ultimi capitoli di spesa, per circa 6 miliardi, i costi di mantenimento delle operazioni e il personale.

L’orbita bassa è il futuro della Space Force

Al centro degli sforzi di R&D per il 2024 c’è lo sviluppo di vari programmi per il tracciamento di missili balistici, ma sopratutto, le nuove armi ipersoniche, missili capaci di viaggiare a velocità superiori a Mach 5. La visione della Space Force per il cosiddetto “early warning” si compone di un mix di satelliti posti su diverse orbite con sensori a infrarosso.

Questa nuova architettura sostituisce la più “classica” costituita da solo alcuni grandi e costosi satelliti geostazionari. In questo senso, la componente geostazionaria di tracciamento sviluppata in questo decennio sarà l’ultima della storia della Space Force, in base a dichiarazioni precedenti.

Il tutto si traduce in numeri quasi doppi rispetto al 2023, per i finanziamenti in costellazioni in orbita bassa (LEO) e media terrestre (MEO) di tracciamento, che passano da 1.1 miliardi a 2.3 miliardi di dollari. La costellazione in GEO, nota come Next Generation OPIR continua a richiedere 2.6 miliardi, inferiore rispetto ai 3.4 approvati dal congresso l’anno scorso.

Anche le nuove costellazioni di comunicazione satellitari, la strategica Evolved Strategic Satcom (ESS) e quella tattica, Protected Tactical Satcom (PTS), vanno verso un leggero aumento, di rispettivamente 600 milioni e 500 milioni di dollari.

Infine, c’è ancora una volta la conferma di progetti futuri della Space Force nell’orbita bassa terrestre. Il budget raddoppia da 2.1 miliardi per lo sviluppo di una parte della costellazione della Space Development Agency (SDA). Il grande progetto della SDA si sviluppa su diversi “layer”, parti della costellazione con specifiche funzioni. La cifra sopra indicata è per la parte cosiddetta di “transport“, ossia di telecomunicazioni, che si aggiunge a un’altra di tracciamento chiamata “tracking” che sarà posizionata in orbita MEO. Quest’ultima non è però sviluppata dalla SDA, ma direttamente dalla Space Force.

Sempre più lanci e una nuova strategia

Per il 2024 la Space Force prevede un incremento del numero di lanci, passano da 10 a 15, e di conseguenza spendere di più: 2.6 miliardi contro 1.7 approvati per il 2023. I cinque lanci in più serviranno per dispiegare la costellazione della SDA, mentre i restanti dieci faranno parte del contratto NSSL II, pertanto verranno affidati a ULA e SpaceX che vinsero la gara per i lanciatori nel 2020. In totale la SDA richiede 529 milioni per i lanci, mentre 2.1 miliardi sono dedicati ai lanci della Space Force.

In concomitanza con il nuovo bilancio della forza armata, i vertici della Space Force stanno finalizzando anche la richiesta per un contratto NSSL III, con diverse novità. A differenza della versione odierna, questi contratti prevedono un maggiore numero di lanci militari e la possibilità di affidare a nuovi attori del mercato il lancio di diverse missioni meno importanti.

L’idea è poter differenziare il numero di provider in grado di lanciare satelliti militari e allo stesso tempo non compromettere l’affidabilità per le missioni più sensibili.

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