Il team di scienziati del programma COSMOS-Web ha rilasciato in questi giorni le immagini finora ottenute con la tecnica a mosaico, scattate all’inizio di gennaio dalla NIRCam e da MIRI del James Webb.
COSMOS-Web mira a mappare le prime strutture dell’Universo, analizzando nel dettaglio fino a 1 milione di galassie. Nel corso di 255 ore di osservazione, il Webb mapperà un totale di 0,6 gradi quadrati del cielo con la NIRCam e 0,2 gradi quadrati con MIRI. Si tratta di una superficie grande all’incirca quanto tre lune piene. Il ricercatore principale Jeyhan Kartaltepe ha affermato:
Tutto ha funzionato magnificamente e i dati sono persino migliori di quanto ci aspettassimo. Abbiamo lavorato molto duramente per produrre immagini di qualità scientifica da utilizzare per le nostre analisi e questa è solo l’inizio.
La prima istantanea di COSMOS-Web contiene circa 25.000 galassie, un numero sorprendente e superiore persino a quello delle galassie che si trovano nell’Hubble Ultra Deep Field. Caitlin Casey, ricercatrice principale del programma, ha spiegato: “È una delle più grandi immagini del Webb scattate finora, eppure rappresenta solo il 4% dei dati che otterremo in totale. Quando sarà finito, questo deep field sarà sorprendentemente grande e straordinariamente bello.”
COSMOS-Web ha tre obiettivi scientifici primari:
Questa scansione del cielo, rappresenta l’area più ampia che JWST ha osservato nel suo primo anno. Le immagini scattate finora mostrano dettagli incredibili, se confrontate con quelle scattate in precedenza con altri strumenti, come i telescopi spaziali Hubble e Spitzer.
I mosaici appena rilasciati sono stati creati da 6 immagini scattate il 5 e il 6 gennaio. Il James Webb effettuerà altri 77 puntamenti, che corrispondono a circa la metà del campo totale, ad aprile e maggio 2023. I restanti 69 sono programmati per dicembre 2023 e gennaio 2024.
“JWST ha fornito immagini così sbalorditive di questa regione del cielo che nuovi dettagli stanno emergendo in ogni piccola parte del mosaico” ha affermato Santosh Harish, ricercatore associato post-dottorato presso RIT. “Prima che iniziasse questo progetto, molti degli obiettivi che stiamo fotografando si pensava fossero singoli oggetti celesti. Questo perché le immagini che avevamo a disposizione non avevano una risoluzione tale da permetterci di analizzarli nel dettaglio”.
Le osservazioni del JWST sono ora in grado di risolvere questi oggetti in più componenti, e in alcuni casi riescono persino a rivelare la complessa morfologia delle sorgenti extragalattiche. Se queste prime osservazioni mostrano le potenzialità del programma, grazie ai dati che verranno rilasciati il prossimo anno saremo in grado di studiare l’Universo ancora più nel dettaglio.
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