Nelle ultime due settimane, aurore boreali verdi e rosa hanno colorato il cielo notturno, a latitudini molto più basse del normale. Ci sono stati avvistamenti in tutto il Nord America, dal South Dakota al Wisconsin e persino dalla California. In Europa l’aurora ha raggiunto il sud dell’Inghilterra, spingendosi fino a Londra e raggiungendo anche l’iconico monumento di Stonehenge nel Wiltshire.
Solitamente il Sole emette un paio di milioni di tonnellate di particelle al secondo, formando il cosiddetto vento solare che scorre costantemente attraverso il Sistema Solare e, interagendo con il campo magnetico terrestre, alimenta l’aurora boreale.
Tra il 24 e il 25 febbraio però, la nostra stella non ha rilasciato solo il vento solare, ma anche due potenti espulsioni di massa coronale (Coronal Mass Ejection, CME), verso la Terra.
Cos’è successo?
Una CME è un’eruzione di materiale dall’atmosfera esterna del Sole (la corona). Queste esplosioni possono lanciare miliardi di tonnellate di materiale in quasi tutte le direzioni, e la Terra viene colpita in genere un paio di volte al mese.
Viaggiando a circa 3 milioni di chilometri all’ora, il primo CME ha impiegato circa 48 ore per percorrere i 150 milioni di chilometri fino al nostro pianeta, ed è precipitato nella magnetosfera intorno alle 20:00 italiane di domenica 26 febbraio. L’impatto di un miliardo di tonnellate di materiale altamente magnetizzato, ed elettricamente carico, ha innescato una tempesta geomagnetica (un grave disturbo della magnetosfera terrestre).
Gli elettroni hanno accelerato, entrando nell’atmosfera terrestre e innescando intense manifestazioni aurorali che si sono rapidamente espanse verso l’equatore, raggiungendo latitudini molto più basse della norma.
Il secondo CME invece è partito più tardi ed è arrivato lunedì 27 febbraio. I due eventi hanno scatenato una tempesta solare più intensa del previsto: secondo le stime, la tempesta sarebbe di classe G3, superiore alle previsioni di una classe G2.
Aurore coloratissime
Attualmente c’è un cosiddetto buco coronale aperto nel campo magnetico del Sole, da cui vengono emessi flussi di vento solare a velocità più elevate del solito. Questo è uno dei motivi che giustifica i due eventi di CME.
Quando il flusso del vento solare è basso, le aurore possono essere visibili solo sopra i circoli polari, dove il campo magnetico del pianeta incanala le particelle più in profondità nell’atmosfera terrestre. Le CME e i veloci flussi di venti solari provenienti dai fori coronali, invece, possono innescare aurore molto più lontane dai poli.
I colori delle aurore sono causati da particolari reazioni tra le particelle del vento solare e i composti chimici presenti nell’aria, perciò gas diversi brillano di un colore diverso. L’ossigeno si illumina di verde, e i colori blu e viola sono emessi dall’azoto. Se quelle particelle cariche in arrivo sono particolarmente energetiche, anche l’ossigeno ad alta quota può emettere un colore rosso intenso e l’azoto può brillare di rosa.
Le conseguenze delle tempeste solari
L’attività del Sole varia durante un ciclo di 11 anni. Al momento, l’attività solare sta aumentando mentre ci muoviamo verso il prossimo massimo solare, previsto per il 2025.
Le tempeste più potenti, di classe G4 e G5, non si sono ancora verificate durante questo ciclo. Mentre un G4 è relativamente comune, con un massimo di 100 che colpiscono la Terra per ogni ciclo solare, la classe G5 è più grave e arriva circa quattro volte per ciclo. Le tempeste G5 possono causare interruzioni di corrente diffuse e persino danneggiare i trasformatori di alimentazione.
In tempeste così potenti, gli operatori di veicoli spaziali potrebbero perdere completamente traccia dei loro satelliti, poiché l’atmosfera gonfiata di particelle cariche influenza le traiettorie del satellite.
Gli esperti temono che l’ambiente vicino alla Terra, con un numero in rapida crescita di satelliti operativi e frammenti di detriti spaziali, possa diventare estremamente vulnerabile durante una tempesta G5. La perdita di controllo sui satelliti funzionanti e la mancanza di consapevolezza sulla posizione dei pezzi di detriti spaziali potrebbero portare a collisioni e innescare un’ulteriore crescita della quantità di detriti che ingombrano lo spazio vicino alla Terra.
Cosa dobbiamo aspettarci a breve termine?
L’attuale tempesta geomagnetica è già diminuita notevolmente, nei giorni successivi all’arrivo dei due CME, come previsto dagli scienziati. Tuttavia, una grande macchia solare, AR3234, è ancora rivolta verso il nostro pianeta, e un’altra sta emergendo nel nord-est del Sole.
La presenza di queste macchie solari, zone in cui il Sole è particolarmente attivo, suggerisce che potremmo essere interessati da alcune tempeste aggiuntive nel corso delle prossime settimane e dei prossimi mesi. Saranno per lo più minori (almeno per ora).
Nel frattempo, l’agenzia statunitense NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) continua a monitorare il comportamento del Sole e delle prossime tempeste grazie al suo satellite DSCOVR (Deep Space Climate ObserVatoRy), operativo dal 2016 per l’osservazione del tempo metereologico spaziale.
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