Per la prima volta SpaceX ha portato in orbita i suoi nuovi satelliti Starlink, chiamati V2 Mini. A bordo del Falcon 9, decollato alle 00:13 del 28 febbraio dal complesso di lancio numero 40 di Cape Canaveral, vi erano 21 satelliti che andranno a far parte della nuova generazione della costellazione.
Questa sarà composta da circa 30 mila Starlink, ma attualmente SpaceX ha ottenuto i permessi dalla Federal Communications Commission per gestirne “solamente” 7500, suddivisi in tre diversi gusci, ognuno composto da 2500 satelliti. Grazie a quest’ultimo lancio, SpaceX ha portato in orbita esattamente 4000 satelliti della sua mega costellazione, quelli effettivamente in orbita però sono 3704.
SpaceX ha classificato la missione come Stalrink-6.1 e ciò potrebbe indicare che il guscio numero 6 sarà composto tutto da Starlink V2 Mini. Con il guscio numero 5 invece, sebbene facente parte formalmente della Gen2, stanno utilizzando gli Starlink V1.5.
Il decollo del Falcon 9 e del suo carico rischiava di essere rimandato di qualche giorno a causa di una tempesta geomagnetica. A febbraio dello scorso anno, un evento simile aveva causato a SpaceX la perdita di un intero carico di satelliti. Questa volte sembrerebbe che l’azienda abbia preso le dovute precauzioni, non correndo rischi.
Per portare a termine la missione, hanno utilizzato il primo stadio con numero di serie B1076 al suo terzo volo, due dei quali eseguiti nel 2023. Successivamente è atterrato con successo sulla chiatta A Shortfall Of Gravitas, permettendo a SpaceX di festeggiare il centesimo atterraggio consecutivo portato a termine.
Le diverse versioni di Starlink
Con la missione Starlink-6.1 arriva in orbita il quarto modello di Starlink sviluppato da SpaceX. La prima versione, la V0.9, è stata lanciata a maggio 2019, con il primo carico composto da 60 satelliti, utilizzati per effettuare i primi test nello spazio. Grazie a questi primi Starlink infatti, SpaceX ha potuto collaudare diversi sistemi, dalla navigazione alla gestione di una costellazione composta da un elevato numero di elementi.
Con l’esperienza acquisita, da novembre dello stesso anno fino a maggio 2021, hanno lanciato i V1.0, che portavano con sé piccole migliorie rispetto la versione precedente. Questi hanno fornito una prima copertura e permesso il collaudo dei primi kit di connessione.
Successivamente con la versione V1.5, gli Starlink hanno ottenuto il sistema di comunicazione laser, per poter scambiare dati direttamente tra satelliti. Ciò permette a SpaceX di poter raggiungere qualsiasi parte del globo, senza che i satelliti abbiano un collegamento diretto con le stazioni di terra.
Ora con gli Starlink V2, l’azienda di Musk è giunta alla quarta iterazione, che saranno realizzati in due diverse versioni a seconda del lanciatore utilizzato. In origine infatti, sarebbe dovuto esserci solo un modello di Starlink V2, largo circa 7 metri e con una massa di 1,25 tonnellate. Le dimensioni però consentono il lancio di un gran numero di satelliti solo con la Starship, che attualmente deve ancora effettuare il primo volo di test.
Per evitare ritardi e rendere la rete satellitare più robusta ed efficiente, SpaceX ha sviluppato gli Starlink V2 Mini, più compatti e trasportabili all’interno del fairing del Falcon 9.
Le novità degli Starlink V2 Mini
Sebbene SpaceX abbia annunciate alcune novità dei suoi nuovi satelliti tramite un comunicato ufficiale, alcuni dettagli rimangono ancora ignoti. Uno su tutti: il design degli Starlink V2 Mini. Conosciamo in maniera alquanto sommaria le dimensioni di questi nuovi satelliti tramite un comunicato inviato alla Federal Communications Commission. Dal documento, apprendiamo che la massa di ogni satellite è di circa 800 kg, mentre gli attuali Starlink V1.5 hanno una massa che si aggira sui 300 kg.
Altro dato molto interessante è l’area dei pannelli solari, che passa da 22,68 m² dei V1.5 a 104,96 m² dei V2 Mini. Invece di un singolo pannello solare, come utilizzato dai precedenti Starlink, è possibile che SpaceX abbia optato per una soluzione più simile ad altri suoi satelliti annunciati di recente, ovvero Starshield.
I grandi pannelli solari degli Starlink V2 Mini serviranno a fornire potenza a due principali sistemi: quello propulsivo e le antenne per le comunicazioni, entrambi due sistemi con importanti novità.
Per quanto riguarda i motori, essi sfruttano l’effetto Hall che prevede la ionizzazione di un gas tramite campo elettromagnetico, che poi viene espulso generando la spinta. Il gas scelto per tale scopo è l’argon. È la prima volta che l’argon viene utilizzato per alimentare questa tipologia di motori e permetterà a SpaceX non solo di avere dei satelliti più efficienti, ma comporterà anche un notevole risparmio economico. Sugli Starlink V1.5 SpaceX utilizza il krypton, mentre altri satelliti sfruttano lo xenon. Rispetto a questi gas, l’argon si trova i quantità molto maggiori nell’aria ed è quindi facilmente reperibile a basso costo. I nuovi motori degli Starlink V2 Mini generano una spinta 2,4 volte maggiore dei motori di cui sono dotati i V1.5.
SpaceX ha migliorato anche il comparto delle antenne, con una capacità 4 volte superiore rispetto alla versione precedente. Si stima che ogni Starlink V2 Mini abbia una capacità di circa 80 Gbps. Inoltre questi Starlink sono i primi in grado di sfruttare la banda E.
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