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| On 2 anni ago

SpaceX porta in orbita il satellite per telecomunicazioni di Hispasat

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Con l’ultima missione completata da SpaceX, l’operatore satellitare spagnolo Hispasat ha portato in orbita Amazonas Nexus, un satellite di nuova generazione che consentirà di fornire servizi di telecomunicazione nelle Americhe, in Groenlandia e lungo il Corridoio Atlantico. A bordo del razzo erano però presenti anche due carichi militari, di cui non si conosce lo scopo e la tecnologia.

Il satellite è partito dal complesso di lancio numero 40 quando in Italia erano le 02:32 del 7 febbraio. SpaceX, in 37 giorni dall’inizio del 2023, ha già completato con successo 9 missioni, con una media di un lancio ogni 4,2 giorni. Si tratta di un notevole cambio di passo rispetto alla fine del 2022, concluso con una media pari a 5,92 giorni fra un lancio e l’altro.

Il carico di Hispasat però, non era l’unico a bordo del vettore di SpaceX. Lo Space System Command, il centro i ricerca della Space Force americana, ha dichiarato che vi era anche un loro carico, chiamato Pathfinder 2. Questa però è l’unica informazione rilasciata, e non si hanno dettagli su cosa si tratti.

Nuova generazione per le telecomunicazioni

Hispasat è un’azienda spagnola nata nel 1989 e che, grazie anche all’ultimo lancio, ha portato in orbita 13 satelliti, utilizzati per fornire sulla Terra servizi di telecomunicazione. Questi vanno dalla trasmissione di canali televisivi e radiofonici, l’azienda ne dichiara oltre 1250, fino a servizi di telefonia e per la connessione a internet. La rete di Hispasat inoltre, è utilizzata anche da navi e aerei. 

Il satellite Amazonas Nexus durante i test a terra. Credits: Hispasat.

Amazonas Nexus è l’ultimo satellite che entra a far parte della flotta e porta con sé nuove tecnologie che lo rendono molto più efficiente e performante dei suoi predecessori. Una di queste è il Digital Transparent Processor (DTP), che permette una migliore gestione dell’allocazione dei canali di traffico.

Anche l’intera struttura del satellite è di nuova generazione. Si tratta dello Spacebus NEO, sviluppato da Thales Alenia Space, la quale ha firmato il contratto con Hispasat per la realizzazione del satellite a gennaio 2020. Grazie a un bus satellitare di questo tipo è stato quindi possibile costruire e lanciare Amazonas Nexus in soli tre anni.

La joint venture italo-francese ora ha il compito di testare tutti i sistemi di bordo del satellite, monitorando il suo viaggio fino all’orbita di destinazione. Il Falcon 9 di SpaceX infatti, lo ha rilasciato su un’orbita geostazionaria di trasferimento e ciò significa che spetterà al sistema propulsivo del satellite portarlo nella sua posizione finale. Come per tutti i satelliti basati sullo Spacebus NEO, anche Amazonas Nexus sfrutta la propulsione elettrica, che permette di contenere sia la massa, circa 4500 kg, che il suo volume.

Lanci e rientri a ritmi elevati

In questi primi giorni del 2023 SpaceX ha già dimostrato come sia in grado di supportare molte missioni in breve tempo. Affinché ciò sia possibile è necessario grande lavoro da parte di diverse squadre, per la gestione delle infrastrutture di terra, dei recuperi dei booster e la manutenzione di questi ultimi. La flotta navale gioca un ruolo chiave in tutto ciò, siccome la maggior parte degli atterraggi avviene sulle chiatte in mezzo all’oceano.

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Anche in quest’ultima missione il Falcon 9, con numero di serie B1073, è rientrato sulla Just Read The Instructions (JRTI), che si trovava a circa 621 km dalla costa. Per questo primo stadio si è trattato del lancio numero sei. Con il suo precedente volo, avvenuto il 12 dicembre, ha portato nello spazio il lander lunare dell’azienda giapponese ispace.

Per la JRTI si tratta della seconda missione supportata in questo 2023, mentre la prima è avvenuta il 26 gennaio. In 11 giorni quindi, sulla chiatta sono atterrati due diversi Falcon 9, e ora inizierà il suo viaggio di ritorno per poi prendere parte a una nuova missione.

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