Per SpaceX il 2022 è stato un anno da record. Si sono concretizzati molti degli sviluppi fatti finora, dimostrando appieno le capacità del Falcon 9, un vettore in grado di gestire oltre 60 missioni in 365 giorni. In questo articolo analizzeremo nel dettaglio tutte le statistiche di SpaceX, dei suoi lanci, mezzi e missioni nell’anno appena concluso. Abbiamo tralasciato gli sviluppi di Starship, per i quali ogni mese pubblichiamo una rubrica apposita.
Il 2022 è stato anche l’anno di Starlink, che ormai ha potenzialmente copertura globale, e ha superato il milione di abbonati. Il servizio satellitare di connessione a internet sta incontrando ancora parecchie difficoltà, dovute all’elevato numero di utenti in determinate zone e al non completamento della sua rete. È proprio per ovviare a tale problema che SpaceX sta portando in orbita gli Starlink ad un ritmo sempre più frenetico. Nel frattempo però, con uno degli ultimi lanci del 2022 hanno anche raggiunto lo spazio i primi satelliti della nuova generazione. Essi saranno i protagonisti della seconda metà del 2023.
Non sono mancati poi i lanci con le Dragon, sia in versione Crew che Cargo che sono stati un totale di 5. Grazie a questa capsula, SpaceX ha completato anche la prima missione interamente privata verso la Stazione Spaziale Internazionale: AX1. Nel 2022 anche l’Italia è salita a bordo della Dragon con Samantha Cristoforetti e la sua spedizione durata circa 170 giorni.
Scorrendo la infografica a destra, si possono vedere i lanci totali divisi per vettore per ogni anno.
L’anno del Falcon 9
SpaceX in un solo anno ha completato61 lanci, utilizzando solamente 17 Falcon 9. Di questi, tre sono stati usati per comporre il Falcon Heavy, utilizzato solamente una volta nel 2022. Senza considerare i booster che hanno formato il Falcon Heavy, SpaceX ha aggiunto alla sua flotta quattro Falcon 9 rispetto a quelli che aveva a fine 2021.
I restanti dieci avevano già volato negli anni precedenti tra cui uno, il B1049, era stato utilizzato la prima volta nel 2018. Il 92% dei lanci effettuati nell’anno appena trascorso è stato quindi effettuato con primi stadi riutilizzati.
Il Falcon 9 che detiene il record per il maggior numero di lanci del 2022 è il B1062, che ha volato ed è atterrato per ben 8 volte. Ha completato la prima missione il 6 gennaio volando poi l’ultima volta il 28 dicembre, a distanza di 355 giorni. Inoltre, SpaceX aveva già utilizzato tre volte questo primo stadio negli anni precedenti, raggiungendo così quota 11 lanci.
Il B1062 detiene anche un altro record, stabilito sempre nel 2022: il minore tempo trascorso tra due missioni. SpaceX ha impiegato solamente 21 giorni, 6 ore e 10 minuti per far volare due volte questo Falcon 9, con le missioni Ax-1 e Starlink-4.16.
A causa di particolari parametri legati alla massa del carico e all’orbita di destinazione, SpaceX si è vista costretta a non recuperare tre diversi booster. Uno di questi era proprio il core centrale del Falcon Heavy lanciato a novembre. Nonostante queste perdite volontarie, tutti i tentavi di recupero invece sono andati a buon fine, per un totale di 60 atterraggi in un anno.
Nel 2022 SpaceX ha anche raggiunto un altro importante traguardo: 15 lanci del medesimo Falcon 9. Il booster che per primo ha raggiunto questo risultato è stato il B1058 il 17 dicembre, seguito successivamente dal B1060 con il primo lancio di quest’anno. Ora non è ben chiaro cosa ne sarà di questi due Falcon 9, se verranno entrambi ritirati oppure uno sarà utilizzato per le analisi continuando poi a utilizzare l’altro.
L’incessante produzione di secondi stadi
Il Falcon 9 è un vettore a due stadi, di cui solamente il primo è riutilizzabile. Ciò vuol dire che a ogni lancio SpaceX necessità di costruire un secondo stadio nuovo, che poi andrà distrutto rientrando in atmosfera o vagherà nello spazio, a seguito di missioni oltre l’orbita terrestre.
Questi secondi stadi vengono costruiti nel quartier generale a Hawthorne, in California, e poi spediti al sito di test a McGregor, in Texas. Da qui poi vengono inviati in Florida o in California, a seconda del pad di lancio utilizzato.
Grazie a un tweet della stessa SpaceX abbiamo una indicazione di quanto tempo trascorre tra la fine della costruzione di un secondo stadio e il suo lancio. Il post risale al 3 novembre, fa riferimento alla settimana precedente a quella data e parla del duecentesimo secondo stadio realizzato. Il messaggio non è molto chiaro ma è utile per fornirci qualche indicazione sommaria.
Congratulations to the Falcon team which completed the 200th second stage vehicle and Merlin Vacuum engine this past week! pic.twitter.com/QzXvpoZypY
— SpaceX (@SpaceX) November 3, 2022
Non è chiaro infatti se quel particolare razzo volerà con la missione numero 200 di SpaceX, contando tutti i lanci effettuati, oppure solo quelli del Falcon 9, l’effettivo principale utilizzatore del motore Merlin Vacuum+. Considerando la prima ipotesi, l’azienda ha effettuato il suo 200esimo lancio il 3 gennaio 2023 con Transporter-6. In questo caso significa che sono trascorsi circa due mesi dalla costruzione al lancio.
Se invece si considerano solo i voli del Falcon 9, SpaceX non ha ancora concluso la missione numero 200, ma questa avverrà probabilmente entro la fine di gennaio. Bisogna quindi aggiungere un altro mese al conto precedente.
Il traguardo di un lancio a settimana
Per SpaceX, i primi 168 giorni del 2022 sono stati un periodo di assestamento e di organizzazione, in preparazione ai ritmi frenetici che avrebbero mantenuto da quel momento fino a oggi. Osservando il grafico delle date di lancio del 2022, si può notare come l’andamento sia alquanto discontinuo ad inizio anno. Oltre all’organizzazione, l’azienda ha dovuto gestire anche l’assenza di una chiatta, danneggiata a fine 2021 a seguito di un rientro in porto.
Superati i primi ostacoli, dal 169esimo giorno il valore della media ha avuto una diminuzione quasi costante. In questa seconda fase dell’anno, SpaceX ha subito ritardi quasi esclusivamente a causa del maltempo, tra cui il passaggio degli uragani Ian e Nicole.
L’unico problema di natura tecnica è emerso il 18 novembre, quando sarebbe dovuta partire la missione Starlink-2.4. In quei giorni SpaceX aveva in programma diversi lanci, ma un’anomalia riscontrata nel Falcon 9 ha portato alla decisione di tenere i vettori a terra per maggiori controlli. Hanno poi recuperati questi piccoli ritardi a dicembre, un mese da record. In soli 21 giorni SpaceX ha portato a termine con successo ben 7 missioni, di cui due nel giro di 33 ore.
Osservando invece il grafico con i dati del 2021, risulta ancora più evidente l’ottimo lavoro di organizzazione di SpaceX. Prima dell’anno appena concluso, il record per il maggior numero di missioni annuali lo avevano stabilito proprio nel 2021, con 31 lanci.
Quasi 2000 Starlink lanciati in un anno
Nel 2022 SpaceX è riuscita a portare in orbita 1722 Starlink, quasi il doppio rispetto all’anno precedente, in cui si erano fermati a 989. Hanno mantenuto quindi una media di 144 satelliti al mese, anche se a novembre non hanno effettuato nessuna missione dedicata.
Sui 61 lanci del 2022, ben 31 sono serviti per portare gli Starlink nello spazio, ovvero il 51% sul totale delle missioni. Questi valori salgono se si considerano anche le due missioni Starlink in rideshare, nelle quali a bordo del Falcon 9 vi erano anche satelliti di aziende terze. I due mesi con la maggiore attività sono stati luglio e agosto, ognuno con 251 Starlink portati in orbita.
Nel 2022 SpaceX ha stabilito anche un altro primato, questa volta in negativo: il maggior numero di satelliti persi. Solo a febbraio, sono andati distrutti quasi tutti gli Starlink di un intero carico, a seguito di una tempesta geomagnetica, che ha portato a rientrare prematuramente 38 dei 49 Starlink lanciati.
Da maggio 2019, i Falcon 9 hanno trasportato nello spazio 3664 Starlink, distribuiti su 69 lanci. Il numero effettivo di satelliti in orbita però è pari a 3374, di cui 3107 effettivamente operativi, secondo le analisi effettuate dall’astronomo Jonathan McDowell.
SpaceX si avvicina al completamento della prima generazione del progetto (chiamata Gen1 oppure Fase 1), che prevede di avere in orbita 4408 Starlink attivi. L’azienda però ha iniziato anche a lavorare sulla Gen2, trasportando i primi 54 satelliti di questo gruppo, che conterà circa 30.000 Starlink.
Nonostante con i primi lanci SpaceX utilizzerà i medesimi Starlink della Gen1, con la Gen2 avranno bisogno della versione 2.0 dei satelliti, molto più grandi e con prestazioni migliori. Questi satelliti avranno 7 metri di larghezza e una massa di circa 1,25 tonnellate e richiederanno l’utilizzo di Starship per arrivare in orbita in gran numero. Il nuovo vettore però è tuttora in sviluppo e si attende il primo volo nello spazio ad inizio 2023.
La crescita del servizio di connessione a internet
Dalla fine del 2021 e poi per tutto il 2022, SpaceX ha portato oltre l’atmosfera gli Starlink dotati di sistema di comunicazione laser. Questo permette ai satelliti di comunicare tra loro e non necessariamente avere un collegamento diretto con le stazioni di terra. Grazie a questo sistema ora è possibile utilizzare Starlink in tutto il mondo, anche nelle regioni più remote come l’Antartide. La sua diffusione può quindi essere bloccata solamente dalle leggi territoriali dei diversi Paesi.
Durante il corso dell’anno, il numero degli abbonati al servizio ha seguito la crescita della costellazione, passando dai 250 mila iscritta di febbraio e raggiungendo il milione a dicembre. SpaceX sta cercando di mantenere il controllo su tale crescita, soprattutto in aree ben specifiche. Diverse zone infatti sono state saturate, come la costa occidentale americana, in cui l’elevato numero di utenti ha portato diversi rallentamenti e disservizi.
SpaceX ha anche iniziato a presentare diverse tipologie di abbonamenti. Oltre a quello standard, chiamato Residenziale, vi sono gli abbonamenti: Business, Camper, Marittimo e per l’Aviazione. In questo modo SpaceX può soddisfare anche differenti tipologie di richieste. Inoltre l’azienda ha anche stretto accordi con compagnie di crociera e aeree per installare le parabole su navi e aerei, portando così una connessione veloce anche su quei mezzi su cui era difficile avere accesso a internet. Con l’acquisizione di Swarm inoltre, SpaceX sta puntando anche al mercato dell’Internet of Things.
L’azienda di Musk nel 2022 ha iniziato anche a modificare i prezzi dell’abbonamento in base ai diversi Paesi. Anche in Italia abbiamo assistito a una riduzione del costo di utilizzo del servizio satellitare, passato da 99€ al mese agli attuali 50€ mensili.
Numero abbonati Starlink dichiarati | |
Febbraio 2021 | 10 000 Circa |
Giugno 2021 | 100 000 Circa |
Febbraio 2022 | 250 000 Circa |
Maggio 2022 | 400 000 Circa |
Giugno 2022 | 500 000 Circa |
Settembre 2022 | 700 000 Circa |
Dicembre 2022 | 1 000 000 Circa |
L’utilizzo di Starlink in guerra
Il servizio di connessione a internet di SpaceX ha attirato molta attenzione su di sé a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina. Pochi giorni dopo l’invasione da parte della Russia, Musk ha annunciato l’attivazione e l’invio di kit di connessione in Ucraina, per supportare sia i civili che i militari. Il 28 febbraio sono giunte le prime parabole e Starlink ha iniziato fin da subito a dimostrare la sua utilità in scenari militari.
Non solo ha permesso di ristabilire le comunicazioni, ma si è anche rivelato un importantissimo strumento sul campo di battaglia, permettendo il coordinamento delle diverse truppe. Ha avuto così inizio anche una guerra invisibile. Da un lato i russi hanno cercato in tutti i modi di hackerare e disturbare i segnali delle parabole, dall’altra i tecnici di SpaceX hanno lavorato per sventare tali attacchi, rilasciando prontamente aggiornamenti software. È proprio in queste occasioni che l’azienda di Musk ha potuto testare anche l’utilizzo dei kit in movimento, oltre ad aggiornarli per poterli alimentare tramite l’accendisigari delle auto.
Ad aprile la popolazione ucraina poteva disporre già di 5000 kit di connessione, che sono saliti a 22.000 unità a dicembre, con la promessa di riceverne altre 10.000. L’invio di questo gran numero di parabole ha suscitato anche diversi contrasti tra SpaceX e i diversi governi occidentali a causa degli elevati costi di gestione del servizio.
A preoccupare altre Nazioni sono state invece le manifeste potenzialità di Starlink e gli eventuali sviluppi futuri. A ottobre SpaceX ha dimostrato ufficialmente di avere delle fotocamere a bordo dei propri satelliti. Sebbene sembrino utilizzate solamente per il controllo dello stato degli Starlink, sono la dimostrazione della possibilità di aggiunta di sistemi di monitoraggio della Terra. A dicembre invece hanno invece presentato Starshield, un bus satellitare che deriva da Starlink e su cui enti governativi possono installare payload e in parallelo usufruire della costellazione satellitare originale.
Maggiori informazioni su Starshield –> SpaceX ha presentato Starshield, una nuova rete satellitare per clienti governativi.
Cinque Draghi nello spazio
Il 2022 è stato un anno molto attivo anche per l’utilizzo delle Dragon in entrambe le sue versioni, sia cargo che per equipaggio. Tra rientri e partenze, abbiamo visto per dieci volte le capsule di SpaceX solcare i cieli, utilizzando tutte le Dragon della flotta tranne una, la Resilience. Questa infatti è assegnata alla missione Polaris Dawn, inizialmente programmata per fine 2022 e successivamente rimandata a marzo di quest’anno. Polaris Dawn è il primo lancio del Programma Polaris, che servirà a testare tecnologie di supporto vitale che confluiranno sulla Starship.
Le Crew Dragon partite e rientrate nel 2022 sono due, la Endeavour e la Freedom, rispettivamente con le missioni Ax-1 e Crew-4. A maggio invece, ha fatto ritorno sulla Terra la Dragon Endurance con i quattro astronauti di Crew-3 partiti a novembre 2021. SpaceX ha poi utilizzato nuovamente Endurance per Crew-5 a ottobre, il cui equipaggio farà ritorno nella prima metà del 2023. Sale così a 30 il numero di persone che hanno volato a bordo della Dragon, di cui 16 erano alla loro prima esperienza nello spazio.
Grazie alle Cargo Dragon invece, SpaceX ha potuto rifornire l’equipaggio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, inviando anche esperimenti e nuova strumentazione. Il 24 gennaio è rientrata la Dragon utilizzata per la missione CRS-24, partita a fine dicembre, mentre a luglio e a novembre hanno avuto luogo le missioni CRS-25 e CRS-26. Con quest’ultima spedizione SpaceX ha utilizzato una Cargo Dragon nuova, e l’azienda ha dichiarato che si tratta dell’ultima capsula che costruiranno in questa configurazione. Grazie a queste tre missioni sono giunti sulla ISS un carico complessivo di 9.185 kg.
SpaceX ha dichiarato che in questo 2023 termineranno i lavori anche sull’ultima Dragon per equipaggio, che presto entrerà in servizio. Saranno quindi nove le capsule operative durante quest’anno.
Infrastrutture di terra sotto sforzo
Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza delle efficienti strutture di lancio. Tutti e 61 i decolli sono avvenuti utilizzando i tre diversi pad di lancio di cui dispone l’azienda. Due si trovano in Florida e sono il Launch Complex 39A (LC-39A) e lo Space Launch Complex 40 (SLC-40), mentre il terzo si trova in California, lo Space Launch Complex 4 East (SLC-4E).
Il 49% dei Falcon 9 sono partiti dall’SLC-40, mentre 18 lanci sono avvenuti dal LC-39A. Quest’ultima rampa è l’unica dalla quale possono decollare sia le Dragon che il Falcon Heavy. Inoltre, per l’utilizzo del vettore pesante di SpaceX, la rampa deve essere modificata, impedendone l’utilizzo per diversi giorni. Nel 2022 SpaceX ha iniziato a utilizzare intensivamente anche l’SLC-4E della base militare di Vandenberg, da cui sono partiti 13 Falcon 9.
A ottobre SpaceX è riuscita a effettuare due diversi lanci dall’SLC-40 in soli 5 giorni e 9 ore, con le missioni HOTBIRD 13F e Starlink-4.36. SpaceX in questo 2023 punta ai 100 lanci e affinché ciò sia possibile dovrà ridurre ulteriormente i lavori di manutenzione dei pad. Questa sarà una sfida importante, anche perchè sono attualmente previste ben cinque missioni del Falcon Heavy.
Le piattaforme di atterraggio
SpaceX necessità non solo di pad di lancio, ma anche di strutture per i rientri dei Falcon 9. L’azienda dispone di tre piattaforme di terra chiamate Landing Zone (LZ), due si trovano in Florida, LZ-1 e LZ-2, e una in California, la LZ-4. Per le missioni con carichi più pesanti, e che comportano un consumo maggiore di propellente, SpaceX utilizza tre chiatte su cui far rientrare i booster: la A Shortfall Of Gravitas (ASOG) e la Just Read The Instructions (JRTI) che navigano nell’Oceano Atlantico. La Of Course I Still Love You (OCISLY) invece viene utilizzata per i rientri nell’Oceano Pacifico.
Sono proprio le chiatte che hanno supportato il maggior numero di missioni, in quanto l’80% degli rientri è avvenuto nell’oceano. Guida la classifica delle chiatte più utilizzate ASOG, sulla quale sono atterrati 22 Falcon 9, seguita poi da JRTI con 18 rientri.
Per raggiungere i 100 lanci, SpaceX dovrà alternare attentamente le missioni che prevedono un rientro su una chiatta con quelli sulle Landing Zone. Ciò permetterà alle diverse imbarcazioni di avere il tempo necessario per ritorno in porto, un viaggio che può durare dai 3 ai 5 giorni.
Sono 12 i rientri avvenuti sulle Landing Zone, di cui due a seguito del lancio del Falcon Heavy. L’utilizzo del vettore pesante di SpaceX, e l’atterraggio quasi in contemporanea dei suoi due booster, porta a uno sfasamento tra il numero di decolli e quello degli atterraggi. Su 61 missioni infatti, SpaceX ha fatto atterrare i propri booster 60 volte in un anno, perdendo volontariamente tre Falcon 9.
L’analisi è stata realizzata da Andrea D’Urso e Stefano Piccin.
Grazie per aver letto questo articolo ed esserti iscritto ad Astrospace Orbit. Questo approfondimento, come la raccolta dati e la loro elaborazione è stata un lavoro che ci ha impegnato fin dalla fine del 2021. Visti i presupposti di SpaceX, il prossimo anno questo articolo sarà ancora più impegnativo e corposo ma grazie al vostro supporto anche più fruibile e utile.
Qui puoi trovare tutti gli articoli esclusivi per gli iscritti ad Astrospace Orbit, oltre alle newsletter, gli eventi e tutte le future comunicazioni.