Astronomia e astrofisica
| On 2 anni ago

Hubble ha osservato l’ammasso aperto NGC 2002

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  • Hubble ha osservato e fotografato un ammasso stellare aperto a circa 160.000 anni luce dalla Terra, chiamato NGC 2002.
  • Questo ammasso è particolare per via della sua morfologia atipica, diversa dagli altri ammassi della stessa tipologia.
  • Ammassi diversi dalla norma come NGC 2002 permettono ai ricercatori di comprendere più a fondo la distribuzione delle stelle in queste particolari regioni del cosmo.

Il telescopio spaziale Hubble ha fotografato NGC 2002, un ammasso stellare aperto che risiede a circa 160.000 anni luce dalla Terra. L’ammasso si trova nella Grande Nube di Magellano (Large Magellanic Cloud, LMC), galassia satellite della nostra Via Lattea contenente numerose regioni di formazione stellare. NGC 2002 ha un diametro di circa 30 anni luce ed è relativamente giovane: si stima abbia un’età di 18 milioni di anni.

Le Grandi e Piccole Nubi di Magellano sono ricche di giovani ammassi stellari, il che le rende laboratori ideali per lo studio della formazione e dell’evoluzione stellare. Queste galassie satelliti sono infatti gli unici sistemi contenenti ammassi stellari in tutte le fasi dell’evoluzione. Il vantaggio è che essendo abbastanza vicini alla Terra, questi ammassi possono essere completamente “risolti”, ovvero si possono distinguere e studiare le singole stelle che li compongono.

NGC 2002 ha una forma atipica rispetto a un ammasso aperto della sua tipologia. Avendo una bassa densità stellare, ammassi di questo tipo hanno solitamente una forma irregolare, a causa della debole attrazione gravitazionale reciproca delle stelle che lo compongono. I ricercatori hanno utilizzato l’alta risoluzione e la sensibilità di Hubble per risolvere le singole stelle e studiare questo oggetto celeste. NGC 2002 contiene circa 1.100 stelle: le più massicce tendono ad affondare verso il centro, le più leggere si allontanano dal centro man mano che l’ammasso evolve. Al centro dell’ammasso sono visibili cinque supergiganti rosse, stelle massicce ma fredde che stanno fondendo l’elio dopo aver esaurito l’idrogeno.

Formazione e osservazione di un ammasso aperto

La formazione di un ammasso aperto inizia con il collasso di parte di una nube molecolare gigante. Una nube può collassare a causa di diversi fattori che la rendono instabile da un punto di vista gravitazionale. Ad esempio, le onde d’urto derivanti dall’esplosione di una vicina supernova, possono originare questi eventi.

A quel punto, la gravità concentra la polvere in particolari grumi, detti globuli di Bok, in cui avvengono i processi di formazione stellare. Il vento stellare delle stelle massicce e la pressione di radiazione iniziano ad allontanare il gas non collassato. Dopo alcuni milioni di anni, nel nuovo ammasso iniziano a esplodere le supernove che contribuiscono a espellere il gas residuo. Solitamente, meno del 10% del gas originario della nube collassa per formare le stelle dell’ammasso, prima di essere espulso.

Un’astrofotografia del doppio ammasso del Perseo. A sinistra NGC 869, a destra NGC 884. Credits: Luca Fornaciari

Gli ammassi aperti sono una categoria di oggetti celesti piuttosto semplice da osservare. Con l’aiuto di un binocolo o un piccolo telescopio è possibile distinguere le numerose stelle che li compongono. Alcuni ammassi sono visibili, senza grosse difficoltà, anche ad occhio nudo, come ad esempio le Pleiadi (M45). Si tratta di un ammasso giovane, in cui si distinguono le sette stelle più luminose anche dai centri urbani afflitti da inquinamento luminoso.

Altri ammassi aperti degni di nota sono sicuramente M37, M44 e M29, l’ammasso delle Iadi, M35 e M39. Oppure il doppio ammasso del Perseo, costituito da una coppia di ammassi aperti molto luminosi, visibili nella costellazione di Perseo. Entrambi sono ammassi giovani, dell’età compresa fra 3 e 6 milioni di anni. NGC 869 dista 6800 anni luce dalla Terra, mentre NGC 869 è lontano 7600 anni luce. Se osservati con un telescopio con un diametro superiore ai 200mm, gli ammassi appaiono come una spettacolare moltitudine di stelle distinguibili fra loro.

Ringraziamo Luca Fornaciari per averci concesso le sue fotografie per questo articolo. Potete visionare il suo materiale sul suo sito web.

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