Scienza
| On 2 anni ago

James Webb e Hubble uniti per fotografare l’impatto di DART

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Per la prima volta in assoluto, il James Webb e Hubble hanno osservato lo stesso target celeste simultaneamente. Si tratta dell’asteroide Dimorphos, su cui la sonda DART (Double Asteroid Redirection Test) della NASA, nella notte italiana tra il 26 e il 27 settembre, si è schiantata intenzionalmente, come primo test al mondo di difesa planetaria.

Le osservazioni di Webb e Hubble in combinata permetteranno agli scienziati di studiare la natura della superficie di Dimorphos, quanto materiale è stato espulso in seguito all’impatto, e con quale velocità ciò è avvenuto. I dati dei due telescopi spaziali, che coprono la gamma di lunghezze d’onda dell’ultravioletto, del visibile, del vicino e medio infrarosso, forniranno importanti indizi sulla distribuzione dei detriti generati dopo la collisione. Ciò aiuterà i ricercatori a capire quanto efficace possa essere un impatto cinetico di questo tipo per modificare l’orbita di un asteroide.

Webb: il sito d’impatto prima e dopo lo schianto

Webb ha osservato la zona di Dimorphos dove era previsto l’impatto della sonda DART prima che la collisione avesse luogo. Il telescopio ha poi proseguito con diverse osservazioni nelle ore successive. Le immagini della Near-Infrared Camera (NIRCam) mostrano un nucleo stretto e compatto, con pennacchi di materiale che appaiono come fili che si allontanano dal punto centrale dove è avvenuto l’impatto.

A causa della velocità di viaggio dell’asteroide attraverso il cielo, il team di Webb ha lavorato per settimane per abilitare e testare un metodo di tracciamento con Webb. Infatti, si tratta di seguire corpi celesti di dimensioni molto piccole che si muovono oltre 3 volte più velocemente del limite di velocità impostato per il JWST. Alla fine però, il più grande telescopio spaziale mai costruito dall’uomo ce l’ha fatta: ha catturato 10 immagini nel corso di 5 ore totali.

Nei prossimi mesi, l’asteroide Dimorphos verrà osservato anche con il Mid InfraRed Isntrument (MIRI) e il Near InfraRed Spectrograph (NIRSpec). I dati spettroscopici, infatti, potranno fornire informazioni sulla composizione chimica dell’asteroide.

Immagine dallo strumento NIRCam (Near-Infrared Camera) del James Webb che mostra Dimorphos circa 4 ore dopo l’impatto della sonda DART. Sono visibili un nucleo stretto e compatto e pennacchi di materiale che appaiono come fili che scorrono lontano dal centro dello schianto. Si distinguono gli otto picchi di diffrazione distintivi di Webb, un artefatto della struttura del telescopio. Credits: NASA/ESA/CSA, STScI

Hubble: l’espansione della nube di detriti

Anche Hubble è riuscito a osservare l’asteroide prima dell’impatto, poi di nuovo 15 minuti dopo che DART ha incontrato la superficie di Dimorphos. Le immagini della Wide Field Camera 3 (WFC3) mostrano lo schianto in luce visibile. In tutto le immagini attualmente disponibili sono 45.

I detriti espulsi nell’impatto appaiono come raggi che si estendono dal corpo dell’asteroide. Alcuni di essi sembrano essere leggermente curvi, ma gli astronomi devono dare un’occhiata più da vicino per determinare cosa questo potrebbe significare. Dai dati di Hubble, gli astronomi stimano che la luminosità di Didymos, il principale della coppia di asteroidi contro cui era diretta DART, sia aumentata di 3 volte dopo l’impatto. Particolarmente curioso è il fatto che la luminosità è poi rimasta stabile, anche otto ore dopo l’impatto.

Hubble punterà ancora Dimorphos altre dieci volte nelle prossime tre settimane. Queste osservazioni regolari e relativamente a lungo termine, effettuate mentre la nube espulsa si espande e svanisce nel tempo, dipingeranno un quadro più completo dell’espansione della nube, dall’espulsione alla sua scomparsa.

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Immagini del telescopio spaziale Hubble scattate 22 minuti, 5 ore e 8,2 ore dopo che DART si è schiantata su Dimorphos. Sono evidenti le espulsioni di detriti generate in seguito all’impatto, che appaiono come raggi che si estendono dal corpo dell’asteroide. Le osservazioni sono state condotte con il filtro WFC3/UVIS F350LP, a cui è stato assegnato il colore blu. Credits: NASA, ESA e STScI

La futura missione Hera dell’ESA

Prevista per il lancio nell’ottobre 2024, la missione Hera dell’ESA eseguirà un’indagine dettagliata post-impatto dell’asteroide target Dimorphos. Hera trasformerà l’esperimento su larga scala in una tecnica di difesa planetaria ben compresa e ripetibile, che un giorno potrebbe essere portata avanti per davvero.

Le missioni DART della NASA (a cui ha contribuito anche ASI) e Hera dell’ESA sono un ottimo esempio di ciò che la collaborazione internazionale può ottenere. Allo stesso modo lo sono Webb e Hubble, le due missioni sono supportate da diversi team di scienziati e astronomi che lavorando insieme, potranno aiutarci a districare la trama del cosmo vicino e lontano come mai abbiamo fatto prima.

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