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| On 2 anni ago

Dal satellite italiano LICIACube le prime immagini dell’impatto di DART sull’asteroide

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La scorsa notte il satellite LICIACube dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), ideato e costruito dall’azienda torinese Argotec, ha portato a termine con successo gli obiettivi per cui era stato concepito. Distaccatosi 15 giorni fa dalla sonda DART, il piccolo cubesat ha sorvolato il sito dell’impatto tra la sonda e l’asteroide Dimorphos (avvenuto alle 1.14 italiane) raggiungendo una distanza minima di 50 km. In questo modo ha documentato lo schianto della sonda e la nube detritica da esso sollevatasi.

Alle 4:23 italiane sono arrivate nel Centro di Controllo di Torino le prime foto storiche che hanno testimoniato l’impatto di DART contro l’asteroide, a 12 milioni di km dalla Terra. Le foto mostrate oggi dall’ASI e da ARGOTEC non sono certo dettagliate come quelle di DART, ma sono le prime, di oltre 600 foto scattate dal piccolo satellite. Queste prime immagini, dimostrano innanzitutto il successo della missione.

Oggi pomeriggio alle ore 16 si è tenuta una conferenza stampa in diretta su ASI TV dalla sede di Argotec a Torino, per illustrare i risultati per l’industria spaziale italiana e raccontarne tutti i dettagli. Alla conferenza erano presenti Giorgio Saccoccia, Presidente di ASI, David Avino, CEO di Argotec, Simone Pirrotta, Program Manager di ASI, Valerio Di Tana, Program Manager di Argotec, ed Elisabetta Dotto, Science Team Lead dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) all’Osservatorio Astronomico di Roma. In collegamento anche Thomas Zurbuchen, Amministratore associato per la direzione della missione scientifica della NASA.

Le prime immagini di LICIACube

La parte scientifica della missione di LICIACube è iniziata 240 secondi prima del Closest Approach, a circa 50 km dal sistema di asteroidi. LICIACube ha iniziato a scattare immagini circa 4 secondi prima dell’impatto. Nel momento in cui DART ha impattato l’asteroide, la velocità del cubesat era di circa 7 km al secondo. A questo punto, l’algoritmo di bordo ha puntato le camere verso la scena dell’impatto ed è rimasto puntato lì per circa 10 minuti, anche se in fase di allontanamento dall’asteroide, in modo tale da poter riprendere tutto l’impatto. L’intera elaborazione delle immagini è avvenuta in modo del tutto autonomo da parte del satellite.

Credits: ASI/NASA

La prima finestra di comunicazione con LICIACube per Argotec è avvenuta alle 4.23 italiane, quando insieme ai colleghi di ASI è stata proiettata sui monitor la prima immagine. David Avino, CEO di Argotec, sottolinea: “E’ stato molto significativo ed emozionante: anche noi abbiamo visto quei due asteroidi distinti come li aveva puntati DART, e abbiamo capito che ce l’avevamo fatta. Cosa per nulla scontata.”

LICIACube, come previsto, ha scattato 620 immagini che nei prossimi 6 mesi saranno vagliate, analizzate, processate e condivise con il pubblico, tenendo conto del protocollo scientifico successivo previsto da NASA e ASI.

Cosa stiamo vedendo nelle prime foto?

Tra le immagini mostrate durante la conferenza di ASI e Argotec abbiamo visto:

  • I due asteroidi da lontano, distinti come li ha visti la fotocamera DRACO di DART.
  • Didymos e Dimorphos poco prima dell’impatto della sonda DART.
  • Le conseguenze dell’impatto con il pennacchio di detriti sollevatosi.
  • Il post-impatto. Il corpo in basso a sinistra, Dydimos, e in alto a destra Dimorphos completamente ricoperto dall’emissione di polveri e detriti prodotta dall’impatto. Tra i due corpi c’è una notevole differenza di dimensioni (780 metri e 170 metri) ma qui non si nota, perché la luce riflessa dalle polveri, detriti e il resto del materiale non permette di apprezzare la differenza.
Credits: ASI/NASA

La forte luminosità evidente nel bianco della nube è dovuta ai detriti che riflettono la luce solare, amplificando ampiamente la luminosità dell’oggetto. Questo è un fenomeno che è già stato studiato in laboratorio. Starà adesso agli scienziati capire se si tratta di una luce otticamente più sottile o più spessa: questo darà poi informazioni sul materiale e sulla struttura dell’oggetto.

Le tecnologie innovative di Argotec e la valenza scientifica

Sia lo sviluppo sia la gestione del satellite ha richiesto l’implementazione di tecnologie importanti e innovative, soprattutto perché si sta parlando di un satellite di piccole dimensioni e di una missione con obiettivi scientifici molto sfidanti. Valerio Di Tana, Program Manager di Argotec, ha puntualizzato: “E’ notevole il discorso legato all’aspetto tecnologico. Dal nostro punto di vista, ha svolto il ruolo chiave della missione. Sono poche le aziende che detengano le competenze per una navigazione ottica a più di 11 milioni di km da Terra tramite sistema autonomo. Ciò si è tradotto in più di due anni di sviluppo di sistemi completamente innovativi.”

Credits: ASI/NASA

Questa tecnologia interamente sviluppata da Argotec è stata validata nei laboratori di Torino prima che in orbita. Sono state effettuate migliaia di simulazioni, attraverso test, modelli, hardware rappresentativi del satellite, simulatori di missione. “In questo modo abbiamo validato ogni singolo parametro della missione e l’intelligenza artificiale alla base degli algoritmi” conclude Di Tana. Si aggiungono alle innovazioni di Argotec anche i sistemi avionici, i computer e tutto il software di bordo, i pannelli solari esterni, i sistemi di controllo autonomi e di comunicazione a terra.

Elisabetta Elisabetta Dotto, Science Team Lead dell’INAF, ha concluso con orgoglio: “La valenza scientifica della missione è notevole. Nei prossimi giorni avremo molte altre immagini e condurremo analisi più dettagliate. Il lavoro che ci aspetta è molto promettente e ha già l’aspetto di un grande successo scientifico, come possiamo evincere dalle immagini finora arrivate.”

Ulteriori informazioni e immagini si possono trovare nel sito dell’ASI. 

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