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La cyberwar spaziale e la crescita della costellazione Starlink

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Un lancio alquanto insolito e che non rispetta i normali canoni di SpaceX è stato portato a termine il 14 maggio. La nuova missione, denominata Starlink-4.15, è avvenuta a poche ore di distanza da Starlink-4.13, partita dalla base militare di Vandenberg il 14 maggio.

SpaceX arriva così al traguardo di 20 lanci completati con successo, la maggior parte dei quali effettuati grazie a Falcon 9 riutilizzati. Non è stato questo il caso però, in quanto per la prima volta SpaceX ha sfruttato un primo stadio nuovo per portare in orbita i propri satelliti Starlink. Con questa missione in ogni caso, viene infranto un altro record, con un lancio ogni 6 giorni quest’anno.

La mega costellazione continua a crescere, grazie ai 2598 satelliti lanciati. Di questi, sono 656 quelli che hanno raggiunto l’orbita terrestre nel 2022. Circa 250 Starlink però non si trovano più nello spazio e sono deorbitati a causa di problemi o perché utilizzati solamente per dei test. SpaceX ha aggiornato la mappa che mostra la distribuzione di Starlink sul pianeta, con le diverse aree in cui il servizio è già attivo e dove è in fase di approvazione. Dalla mappa risulta chiaro come la connessione satellitare non è previsto che arrivi in Nazioni come Russia o Cina. Nel frattempo continua il supporto di SpaceX alla popolazione ucraina, con anche diversi problemi da dover gestire.

Cyberwar nello spazio

Musk ha dichiarato che da quando hanno attivato la connessione satellitare in Ucraina, l’esercito russo ha tentato più volte di metterla fuori uso. Tra attacchi hacker e operazioni di disturbo (jamming), gli ingegneri di SpaceX hanno dovuto lavorare molto per mantenere attivo Starlink. Uno degli aggiornamenti software rilasciati poco dopo l’invio dei kit in Ucraina è servito proprio per contrastare il jamming.

Attualmente il servizio è ancora attivo e sta aiutando non solo i cittadini a rimanere in contatto con i propri cari, ma anche il coordinamento dei militari. Il programmatore Yaroslav Sherstyuk ha sviluppato un’App che, proprio insieme a Starlink, sta aiutando le forze armate ucraine a contrastare l’avanzata russa. L’applicazione si avvale dei dati raccolti da droni, satelliti, telecamere di sicurezza o dagli stessi cittadini, per monitorare gli spostamenti dell’esercito russo. Una volta individuati i bersagli, questi vengono segnalati alla squadra di artiglieri più vicina, un sistema simile a quanto accade con applicazioni come Uber.

Grazie a questo nuovo sistema, le forze armate ucraine sono in grado d’identificare un bersaglio in soli 30 secondi, riuscendo in questo modo a sopperire all’inferiorità numerica. A inizio invasione la Russia aveva concentrato i propri attacchi informatici verso i satelliti utilizzati per la connessione ViaSat. Questi attacchi hacker hanno avuto successo, tanto da mettere fuori uso persino i terminali utilizzati dagli utenti, costretti a chiederne poi la sostituzione.

Un Falcon 9 nuovo per una missione Starlink

Solitamente SpaceX riserva il primo volo di un Falcon 9 a enti terzi che ne fanno espressamente richiesta. Ne sono un esempio le missioni con carichi di agenzie spaziali nazionali o dei diversi dipartimenti della difesa. Ciò valeva inizialmente anche per la partenza degli astronauti, ma attualmente sono più i voli umani con booster riutilizzati che con Falcon 9 nuovi.

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Per i lanci Starlink invece, l’azienda di Musk preferisce sfruttare booster che hanno già completato molti voli. Ciò consente a SpaceX di testarne le capacità, acquisire importanti dati e prendersi anche qualche rischio in più in quanto i satelliti vengono realizzati dalla stessa azienda. Starlink-4.15 vede l’entrata in servizio del Falcon 9 con numero di serie B1073, il che porta a 12 il numero di booster attualmente attivi.

Dopo circa 8 minuti dalla partenza infatti, il B1073 si è posato senza problemi sulla chiatta Just Read The Instructions, situata a circa 633 km di distanza dal pad, con un rientro spettacolare e pulito che non vedevamo da molto. Trattandosi di un nuovo Falcon 9 è possibile che SpaceX abbia apportato alcune migliorie rispetto ai booster più vecchi.

Nella flotta dell’azienda ci sono alcuni primi stadi che hanno anche più di 3 anni. I dati raccolti durante i numerosi voli potrebbero aver aiutato SpaceX a migliorare alcune componenti in fatto di riutilizzabilità.

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