Lo scorso 3 maggio, il Jet Propulsion Laboratory di Pasadena ha perso momentaneamente i contatti con Ingenuity. L’elicottero si trovava sul suolo marziano, nel luogo in cui era atterrato pochi giorni prima, al termine del suo volo numero 28.
Per comunicare con la Terra, Ingenuity è costretto ad “appoggiarsi” al rover Perseverance, che funge da relay per i dati di telemetria e per l’invio di comandi. Pare che il problema di comunicazione sia stato causato dall’accumulo di polvere marziana sul pannello solare dell’elicottero. Questa notizia arriva forse nel momento peggiore. Nell’emisfero boreale marziano è appena iniziato l’inverno e per i prossimi due mesi farà sempre più freddo, inoltre la capacità del pannello di produrre energia degraderà a causa dell’inclinazione del pianeta rispetto al Sole.
Cosa è successo?
Dalla ricostruzione del JPL, sembra che il 3 maggio il computer di bordo di Ingenuity abbia rilevato una carenza di energia elettrica e abbia, come da procedura, proceduto a mettersi in “shutdown mode”. Questa particolare modalità prevede che tutti i sistemi di bordo vengano spenti per preservarli durante le fredde notti marziane.
A quel punto, il JPL ha dovuto tentare il tutto per tutto con l’obiettivo di ristabilire il contatto con l’elicottero. Si è deciso d’interrompere per un giorno intero le attività del rover Perseverance e di lasciarlo in ascolto di possibili segnali da Ingenuity. Al JPL infatti sapevano che, al sorgere del Sole, l’elicottero avrebbe potuto generare energia elettrica sufficiente a tentare un collegamento con il rover. Fortunatamente, così è stato.
Durante la giornata, le sei batterie agli ioni di litio montate su Ingenuity si sono ricaricate fino al 41%. Ora i tecnici attenderanno qualche giorno affinché esse possano ricaricarsi del tutto, dopodiché la campagna di test dovrebbe riprendere.
C’è però da dire che questo evento va considerato come un avvertimento. Ingenuity ha già svolto più che egregiamente il suo compito: dimostrare che il volo controllato su un altro pianeta è possibile. Si prevedeva che la sua missione durasse 30 giorni, eppure dopo quasi 13 mesi funziona ancora perfettamente. Eppure, arriverà il momento in cui dovremo lasciarlo riposare per sempre sul suolo marziano.
L’importanza di Ingenuity
Prima di qualche considerazione sul problema della polvere marziana, vale la pena soffermarsi sull’entità della decisione presa dalla NASA la settimana scorsa. Ingenuity è un dimostratore tecnologico ed è dunque stato concepito affinché svolgesse la propria missione con il minor impatto possibile sulla campagna scientifica del rover Perseverance.
Ciononostante, la NASA ha deciso d’interrompere per un giorno intero le attività di quest’ultimo affinché si potesse ristabilire un contatto.
Questo ci dice quanto importante sia diventato Ingenuity per Perseverance e, di riflesso, quanto importanti saranno i droni per la futura esplorazione del Pianeta Rosso
In questa ottica, è anche degno di nota come il primo vero problema sperimentato da Ingenuity non sia di natura progettuale, bensì dovuto all’ambiente nel quale l’elicottero si trova a operare quotidianamente da un tempo oltre dieci volte superiore a quello di progetto.
L’ambiente marziano
Il problema della polvere di regolite marziana affligge purtroppo la totalità delle missioni sul Pianeta Rosso. Basti pensare al lander InSight, che negli ultimi mesi ha visto calare la capacità dei propri pannelli solari di produrre l’energia necessaria al mantenimento di tutte le sue funzioni, proprio a causa dell’accumularsi di polvere sopra di essi. L’unica speranza viene dal vento marziano, che però solo raramente raggiunge intensità tali da permettere una pulizia apprezzabile.
Anche montare sulle sonde strumenti dedicati alla rimozione della polvere accumulata non è cosa di poco conto. Ciò comporterebbe infatti l’aggiunta di un ulteriore sistema di bordo, a sua volta potenziale causa di problemi o malfunzionamenti, secondo il vecchio adagio “se una cosa c’è, si può rompere”.
L’unica soluzione al momento prevede di alimentare le sonde con generatori termoelettrici a radioisotopi (comunemente noti come RTG), anziché con pannelli solari. Questa tecnologia è però estremamente complessa, prevede un iter burocratico lunghissimo, oltre a essere al momento inapplicabile su sistemi piccoli e leggeri come Ingenuity.
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