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| On 3 anni ago

Virgin Orbit completa il suo terzo lancio di successo, il primo dopo l’arrivo in borsa

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Virgin Orbit ha concluso ieri sera, 13 gennaio, il suo terzo lancio di successo, portando in orbita 7 diversi cubesat. Il lancio è stato effettuato dal Mojave Air and Space Port, in California, con il sistema ibrido sviluppato dall’azienda. Un piccolo razzo, agganciato alla base di un Boeing 747, viene rilasciato a circa 10 km di quota. Da qui il vettore si accende, e raggiunge l’orbita in autonomia. Per la missione appena conclusa, il razzo ha rilasciato i sette satelliti a una quota di circa 500 km e una inclinazione di 45°. Quest’ultimo aspetto è particolare, dato che quell’inclinazione non è facile da raggiungere partendo dalla costa occidentale degli Stati Uniti.

La possibilità di raggiungere questa inclinazione partendo dalla California aumenta particolarmente la flessibilità di Virgin Orbit, che con un prezzo di lancio piuttosto elevato, si affaccia a un mercato, quello dei microlanciatori, piuttosto affollato. I Cubesat a bordo di questa missione erano tutte di 3U, uno standard per indicare le dimensioni di 10x10x30 cm. Virgin Orbit non ha reso noto il carico totale, ma tipicamente il peso di un cubesat si attesta sui 1.5 kg per U, quindi un 3U dovrebbe pesare circa 4-5 kg. Di seguito sono elencati i sette cubesat a bordo.

  • Pathfinder for Autonomous Navigation (PAN). Due cubesat per testare manovre di docking in orbita.
  • Technology Education Satellite (TechEdSat) 13, un dimostratore tecnologico sponsorizzato dall’Ames Research Center della NASA.
  • Globalstar Evaluation and Risk-Reduction Satellite (GEARRS) 3, del Air Force Research Laboratory, sviluppato per testare comunicazioni con la rete satellitare Globalstar.
  • STORK-3, un cubesat parte della omonima rete satellitare
  • SteamSat-2, un dimostratore tecnologico della tecnologia di truster ad acqua sviluppata da SteamJet Space Systems
  • Cubesat sviluppato da Spire Global per monitorare i detriti spaziali.

Un lancio importante, per la borsa e per l’azienda

Il lancio eseguito ieri di Virgin Orbit è particolarmente importante, in quanto è il primo dopo che l’azienda si è quotata in borsa tramite una SPAC. Il 30 dicembre è avvenuto il processo di quotazione, tramite il quale sono stati raccolti solo 228 milioni di dollari, circa la metà di quanto previsto. Il motivo è stato il ritiro di molti azionisti della SPAC al momento della fusione. Il processo di quotazione è infatti in realtà un processo di fusione, con una Special Purpose Acquisition Companies (SPAC). Questo è un processo molto usato per arrivare in borsa in modo veloce e senza troppi rischi, anche nel settore spaziale.

Il lancher One di Virgin Orbit a Wall Street dopo la fusione con una SPAC. Credits: Virgin Orbit.

Questa è una speciale società già quotata in borsa, che si fonde, o acquista una società, che quindi compare in borsa a sua volta come la nuova entità. Molti azionisti della SPAC hanno quindi deciso che per loro era meglio vendere le loro azioni piuttosto che possederne della nuova azienda. Il valore delle quote è quindi sceso per parecchi giorni, fino a che il 7 gennaio è stata eseguita una cerimonia a Wall Street, durante la quale Virgin Orbit ha portato un modello in scala 1:1 del suo razzo. Attualmente il titolo di Virgin Orbit ($ VORB) è quotato a 9:40 $ per azione. 

Prima della fine dell’anno l’azienda ha in programma di eseguire ancora cinque lanci. Due di questi saranno eseguiti dallo Spaceport Cornwall, in Inghilterra, il che farà del Regno Unito il primo Paese europeo a disporre di uno spazioporto orbitale sul suo territorio nel vecchio continente.

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