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La storia del San Marco 1, il primo satellite italiano di Luigi Broglio

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Il 16 dicembre 2021 è il giorno scelto per festeggiare la prima giornata nazionale dello spazio. Questa giornata è stata istituita con una Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 ottobre 2021 e voluta dal Ministro con delega alle attività spaziali e aerospaziali Vittorio Colao. L’obbiettivo di questa giornata è quello di sensibilizzare e festeggiare il settore spaziale italiano, focalizzandosi sulle ricadute che lo spazio ha sulla vita di tutti. Per questo motivo si è scelta la data del 16 dicembre, un omaggio al lancio del satellite San Marco 1, avvenuto il 15 dicembre 1964, alle ore 21:24 italiane.

Da quel giorno sono passati 57 anni, un giorno che è diventato storia dato che l’Italia è diventata con San Marco 1 il terzo Paese al mondo ad aver portato in orbita un proprio satellite. 

La nascita del Progetto San Marco

Il San Marco 1 fece parte di un Programma ben più ambizioso, il quale diede il suo nome al satellite che doveva rappresentare l’inizio dell’avventura italiana nello spazio. Il Progetto San Marco nacque formalmente nel 1961, quando il Governo Italiano approvava il primo piano triennale spaziale italiano. Al suo interno erano presenti diverse attività, ma da subito ci si concentrò sul San Marco. Questo progetto fu ideato dal Professor Luigi Broglio e da lui proposto ad Amintore Fanfani, Capo del Governo italiano in quegli anni. Il Piano prevedeva fin da subito l’immissione di un satellite completamente costruito in Italia e lanciato da uno spazioporto italiano.

Il primo grande passo in avanti del Progetto fu durante un congresso del COSPAR (Committee on Space Research) del 1961, tenuto ad aprile a Firenze. In quell’occasione Broglio presentò l’iniziativa alla NASA, in particolare ad Arnold W. Frutkin, a capo dell’Ufficio per la Cooperazione Internazionale. Broglio raccontò così in una intervista:

La sera invitai gli americani a cena. Li portai a mangiare in un ristorante di Pontassieve famoso per le pappardelle alla lepre. A tavola, fra un boccone e un sorso di Chianti raccontai loro ciò che volevo fare. Rimasero un istante in silenzio e poi risposero: ‘Lei è coraggioso, se andrà avanti con questa idea noi l’appoggeremo’. [1]

Fu così che il progetto San Marco ottenne già nel 1961 l’appoggio della NASA. Anche in questo l’Italia fu all’avanguardia. Ancora oggi le collaborazioni e i rapporti fra l’Agenzia Spaziale Americana e il nostro Paese sono fra le più forti sulla scena europea e internazionale. Per la scelta del nome del Programma lo stesso Luigi Broglio ammise di averlo scelto un po’ improvvisando. Quando gli fu richiesto dalla NASA non ci aveva ancora pensato e colto alla sprovvista scelse San Marco, un po’ per le sue origini Venete (nacque a Mestre) un po’ perché rappresenta il santo protettore dei naviganti.

La piattaforma San Marco al largo del Kenya.

La piattaforma San Marco

Nel 1961, ottenuti i primi sostegni ufficiosi dal Governo Italiano e dalla NASA, Broglio e il suo team iniziarono a sviluppare i primi pezzi del programma. Già in estate si arrivò alla conclusione che la soluzione migliore per la base di lancio era una ex piattaforma di estrazione del Petrolio fornita da ENI. Questa andava posta al largo della città di Malindi, sulle coste del Kenya. La soluzione, azzardata per l’epoca dato che ancora nessuno al mondo aveva lanciato un razzo da una piattaforma oceanica, fu scelta dopo aver pensato a soluzioni come la Sardegna o il Brasile. Addirittura si pensò alla Somalia, ma in piena guerra fredda non tutte le ipotesi erano praticabili anche per questioni geopolitiche.

La stessa piattaforma San Marco non fu attiva prima del 1967, complici alcune instabilità nel nuovo governo del Kenya, Paese che aveva appena ottenuto l’indipendenza. Per poter lanciare il satellite italiano il piano andava quindi leggermente rivisto, e nel 1963, un nuovo memorandum con gli USA divideva l’inizio del Programma San Marco in tre fasi. Prima di tutto si precisava che il satellite doveva essere collaudato in un volo suborbitale. Nella seconda fase il San Marco 1 sarebbe stato lanciato con un vettore americano Scout dalla base di Wallops Island. Nella terza fase il satellite veniva infine lanciato, sempre con un razzo Scout, dalla piattaforma in Kenya.

La NASA, in cambio dei risultati scientifici del satellite italiano, dava la formazione necessaria ai tecnici italiani per gestire la partenza del vettore, anch’essi forniti dall’America.

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Il Satellite San Marco

Sempre nel 1961 il gruppo guidato da Luigi Broglio era alla ricerca di un progetto per il primo satellite, oltre che della base da cui lanciarlo. Attraverso la Commissione ricerche spaziali che lo stesso Broglio presiedeva, venne aperta una richiesta nazionale per esperimenti e ricerche da effettuare con il satellite. Ne giunsero a decine, e una fu fornita proprio da Luigi Broglio, come scienziato interessato allo studio dell’alta atmosfera. Tutte queste proposte vennero mandate alla NASA, che le fece vagliare da diverse commissioni e alla fine scelse proprio la ricerca proposta da Broglio.

L’esperimento doveva misurare le forze aerodinamiche e strutturali che agivano su un satellite nell’alta atmosfera. Per il San Marco 1 fu infatti scelta un’orbita con una quota media di 550 km (198 km x 846 km). Queste informazioni erano particolarmente ricercate sia dalla NASA che dalla Russia, dato che ancora nessuno aveva ben chiaro come si comportasse un satellite nello spazio. Nel 1961, lo Sputnik 1 aveva raggiunto l’orbita appena 4 anni prima. L’esperimento a bordo del satellite italiano venne così chiamato Bilanci Broglio, in onore al suo ideatore.

Nel settembre del 1962 venne infine firmato l’accordo definitivo fra USA e Italia per la realizzazione del San Marco 1. L’Italia ora disponeva del satellite e dell’accordo di lancio. Esso recitava:

…Lancio di un satellite scientifico entro un’orbita equatoriale, con lo scopo di misurare le caratteristiche atmosferiche e ionosferiche in una regione dell’atmosfera terrestre fino ad oggi inesplorata. [1]

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Il lancio del primo satellite italiano

Il primo prototipo del satellite italiano venne lanciato da Wallops Island il 21 aprile del 1963 in un volo suborbitale con il razzo Shotput. Il primo tentativo fallì, ma riuscì il secondo, permettendo di sperimentare la strumentazione scientifica del satellite. Con ulteriori lanci suborbitali, alcuni anche dalla piattaforma Santa Rita (più piccola della futura San Marco) che già si trovava in Kenya, si concludeva la prima parte del progetto San Marco e iniziava la seconda.

Il 15 dicembre del 1964, a Wallops Island, il lancio del San Marco 1 fu gestito proprio dai tecnici italiani, addestrati dalla NASA che supervisionava il lancio. Il satellite partì correttamente alle ore 20:24 UTC con il vettore Scout. San Marco 1 era una sfera di 115 kg di massa e 66 centimetri di diametro, e inaugurò l’avventura spaziale dell’Italia. Il satellite funzionò correttamente, fornendo diversi risultati scientifici e spingendo lo sviluppo del Programma San Marco. Nel 1967 venne infine eseguito il primo lancio dalla piattaforma San Marco in Kenya. L’ultimo, dopo 27 partenze, venne effettuato nel 1988.

[1] Storia italiana dello spazio; Giovanni Caprara.

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