Il debutto dello “Spazioplano d’America”, inizialmente previsto per la fine del 2021, è stato posticipato di un anno. Le restrizioni imposte dalla pandemia, che hanno complicato molti processi operativi, hanno giocato un ruolo importante nel decretare il rinvio della prima missione. Vi sarebbero stati, però, anche dei non specificati ritardi tecnici slegati dall’emergenza Covid. Nonostante tutto, l’ultimo anno è stato caratterizzato da importanti progressi per il programma Dream Chaser. Punta infatti a estendere la propria attività oltre le sei missioni già pianificate con la NASA nel contratto CSR-2 per il rifornimento alla ISS.
Il Dream Chaser, erede spirituale dello Space Shuttle, è un sistema di trasporto riutilizzabile che mira a essere flessibile ed economico nel suo utilizzo. Lo spazioplano è sviluppato da Sierra Space, una sussidiaria di Sierra Nevada Corporation (SNC) appositamente creata nell’aprile 2021 per il settore spazio. Il Dream Chaser è basato sugli studi portati avanti dalla NASA per il progetto HL-20 Personnel Launch System (sviluppato a sua volta a partire dagli X-23 e X-20) ed è stato pensato per portare materiale, e potenzialmente astronauti, in orbita bassa terrestre.
La versione Cargo sarà la prima a entrare in operatività con le missioni verso la ISS e, attualmente, si prevede il suo lancio assieme allo Shooting Star Cargo System a bordo del Vulcan Centaur, razzo sviluppato dalla United Launch Alliance. Sierra Space, però, ha già affermato di voler sviluppare una versione con equipaggio, menzionando recentemente anche un possibile impiego in ambito militare. Nei prossimi anni la compagnia coprirà i costi di tali progetti grazie a un nuovo finanziamento da 1.4 miliardi di dollari appena ricevuto. I due terzi dei quali saranno impiegati proprio nel programma Dream Chaser.
Assemblaggio di Tenacity
Il primo esemplare del Dream Chaser nella sua versione Cargo, Tenacity, ha iniziato a prendere forma nel corso del 2021, quando i vari sistemi hanno iniziato ad essere integrati tra di loro. Secondo quanto riportato da Sierra Space in una serie di video su Twitter, i progressi negli ultimi mesi sono stati molteplici ed hanno riguardato i seguenti aspetti:
- Avionica del veicolo, con installazione e relativi test;
- Installazione del carrello di atterraggio anteriore;
- Montaggio delle mattonelle di rivestimento della navetta che compongono il sistema di protezione termica (TPS);
- Fissaggio delle ali al corpo principale del veicolo e integrazione del sistema di controllo di volo (per fase di rientro e volo in atmosfera) composto dalle superfici mobili e relativi attuatori.
Molte di queste operazioni sono particolarmente delicate e richiedono molto tempo, come ad esempio il fissaggio delle mattonelle in materiale composito del TPS. Queste sono in parte sviluppate presso il centro di ricerca Ames della NASA. Oltre a isolare e proteggere la struttura sottostante, devono essere montate in modo che la superficie esterna dello scudo termico sia il più uniforme possibile. In questo modo si riducono i picchi termici e di pressione agenti sul veicolo in fase di rientro. Un altro aspetto critico è dato dall’interfaccia tra la struttura principale e le ali. Le forze aerodinamiche che queste ultime andranno a generare durante la salita e il volo di rientro, verranno infatti scaricate sul corpo principale della navetta tramite il sistema d’attacco ala-corpo principale.
Test, test, test
In parallelo, i lavori continuano anche per quanto riguarda le procedure di contro e tutti gli altri sistemi che saranno integrati più tardi nel velivolo. Importanti prove si sono svolte nella sala di controllo che guiderà le missioni del Dream Chaser: dopo aver verificato il corretto funzionamento di software e procedure (test detti “pathfinders”), il team di Sierra Space si trova ora ad affrontare delle simulazioni di volo, in modo da prepararsi alle missioni vere e proprie che partiranno nel 2022.
Nelle missioni verso la Stazione Spaziale Internazionale, la control room di Sierra Space sarà direttamente collegata alla NASA. Potrà così gestire congiuntamente le fasi di avvicinamento e rendezvous del Dream Chaser alla ISS. Inoltre, continuano l’assemblaggio e i test dei pannelli solari che forniranno energia al Dream Chaser e al modulo Shooting Star, così come i test sui motori e il sistema propulsivo per le manovre nello spazio.
Un possibile in europa e un nuovo approdo in orbita
Nel giugno 2021 Sierra Space ha firmato un memorandum of understanding (MOU) con Spaceport Cornwell, situato a Newquay, in Cornovaglia. Questo accordo, non vincolante, potrebbe portare il Dream Chaser a utilizzare lo spazioporto inglese come base di rientro. Finora l’unico sito che verrà utilizzato dal Dream Chaser nelle missioni verso la ISS è il Launch and Landing Facility (precedentemente noto come Shuttle Landing Facility) in Florida.
Il progetto Orbital Reef, da poco lanciato da Blue Origin in collaborazione con Sierra Space, prevede di mettere in orbita una stazione spaziale commerciale entro il 2030. Il Dream Chaser, assieme al modulo Shooting Star, verrà usato per trasferire materiale e astronauti (nella futura versione Crew) da e verso la nuova stazione. Inoltre, Sierra Space metterà a disposizione i propri moduli LIFE (Large Integrated Flexible Environment), degli habitat gonfiabili da 300 metri cubi di spazio in grado di ospitare attrezzature da lavoro e astronauti per lunghi periodi di tempo.
Attualmente i test del modulo LIFE vengono svolti con un prototipo a grandezza naturale. In questo modo si valuta il migliore approccio per la costruzione del modulo vero e proprio, nonché per l’installazione e l’utilizzo una volta in orbita. Al contrario del Dream Chaser, dunque, il progetto del modulo LIFE si trova ancora in una fase piuttosto iniziale. Sierra Space, tuttavia, ha fatto sapere che il restante terzo degli 1.4 miliardi ricevuti sarà investito proprio nello sviluppo del modulo LIFE.
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