Osservando i dati raccolti dalla sonda Dawn della NASA, si è trovato dell’idrogeno all’interno del cratere Occator sul pianeta nano Cerere. La ricerca è stata pubblicata da Tom Prettyman, del Planetary Science Institute. Si tratta di una analisi importante per comprendere innanzitutto la composizione di questo pianeta nano e poi capire ancora meglio come si sono formati corpi celesti come questo, particolarmente importanti per il futuro dell’esplorazione spaziale.
Cerere è infatti un pianeta nano, come dal 2006 lo è Plutone. Formalmente è però definito come asteroide, ed è il più massiccio della fascia principale (costituisce il 32% della massa dell’intera fascia principale). Questa è formata dall’insieme di asteroidi che orbitano fra Marte e Giove. Il diametro di Cerere varia dai 900 ai 1000 km, una variazione dovuta alla sua forma non perfettamente sferica. Cerere è stato studiato dalla sonda Dawn della NASA, che è entrata nella sua orbita nel 2015, dopo aver già visitato un altro asteroide, Vesta, nel 2011-2012. La missione della sonda su Cerere è durata fino al 2018, quando Dawn ha finito il suo propellente. Attualmente si trova comunque ancora in orbita attorno al pianeta nano.
L’idrogeno dove non doveva esserci
La ricerca condotta da Tom Prettyman ha utilizzato i dati raccolti dallo strumento Gamma Ray and Neutron Detector (GRaND). Lo spettrometro di neutroni di questo strumento ha rivelato questa composizione particolarmente elevata di idrogeno nel metro superficiale all’interno del cratere. Occator ha un diametro di 93 km e nelle sue vicinanze, secondo la ricerca pubblicata su Geophysical Research Letters, l’Idrogeno si trova sotto forma di ghiaccio d’acqua.
Con questa ricerca, innanzitutto è stato ancora una volta confermato che il pianeta nano possegga ghiaccio sotto la superficie. Quello trovato su Occator è stato infatti “estratto” dall’impatto che ha originato il cratere. La scoperta è stata confermata da modelli termofisici, secondo i quali il ghiaccio può essere sopravvissuto anche a profondità inferiori al metro, in virtù della giovane età del cratere. Questa è una delle più grandi novità di questa ricerca. In secondo luogo, viene anche confermato che il ghiaccio d’acqua può sopravvivere anche su corpi rocciosi senza atmosfera. Inoltre, la somiglianza nella struttura degli altri crateri di impatto su Cerere lascia supporre che anche altrove si possa trovare dell’idrogeno sotto forma di ghiaccio d’acqua.
Perché è importante trovare idrogeno su Cerere?
Tom Prettyman ha così spiegato l’importanza di queste nuove osservazioni.
L’impatto che ha formato Occator ha scavato materiali crostali fino a 10 chilometri di profondità. Quindi, l’osservazione di idrogeno all’interno del cratere e della coltre di materiale espulso, supportano la nostra interpretazione che la crosta di Cerere sia ricca di ghiaccio. Questi risultati rafforzano il consenso emergente sul fatto che Cerere sia un corpo differente, in cui il ghiaccio si è separato dalla roccia per formare un guscio esterno ghiacciato e un oceano subcrostale”.
Comprendere appieno la possibilità che grandi asteroidi riescano a produrre una crosta ghiacciata separata da quella rocciosa è particolarmente importante. Sia per capire la storia della loro formazione, sia per selezionare obbiettivi di esplorazione futura. Corpi rocciosi con oceani di acqua liquida sotto la superficie potrebbero quindi essere più comuni del previsto, e non travasi solamente in orbita attorno ai grandi giganti gassosi del sistema solare.
La ricerca completa, dal titolo: Replenishment of Near-Surface Water Ice by Impacts Into Ceres’ Volatile-Rich Crust: Observations by Dawn’s Gamma Ray and Neutron Detector si può leggere qui.
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