Attualmente la Stazione Spaziale Internazionale è gestita sulla base di un trattato internazionale, chiamato International Space Station Intergovernmental Agreement. Questo trattato vincola i partner fondatori (Russia, Canada, USA, ESA e Giappone) a determinati obblighi. La Russia, anche volendo, non può quindi lasciare la Stazione Spaziale da un giorno all’altro. Ma facciamo un passo indietro. Perché da due giorni circolano queste voci sul fatto che Roscosmos voglia lasciare la ISS?
Tutto nasce da un’affermazione, rilasciata dall’attuale dirigente dell’agenzia spaziale russa: Dmitry Rogozin. Lo scorso weekend Rogozin ha ribadito la volontà del governo di abbandonare la ISS a partire dal 2025 per intraprendere la costruzione di una stazione spaziale nazionale. Questo è sicuramente vero, ed è un passaggio in più di un processo iniziato tempo fa. Da più di qualche mese vari esponenti dell’agenzia spaziale russa manifestavano la volontà di progettare una stazione nazionale post ISS. Lo ha detto ad esempio Vladimir Soloviev, direttore di volo del segmento russo.
La novità racchiusa nelle dichiarazioni di Rogozin è la data del 2025. Per la precisione, il direttore di Roscosmos ha affermato che stanno aspettando la conferma da Putin, per muoversi formalmente nei rapporti con i partner internazionali.
L’importanza del segmento russo della ISS
Come detto inizialmente la Russia non può di certo abbandonare la ISS da un momento all’altro. Nonostante la capsula Soyuz non detenga più il monopolio dei viaggi verso la Stazione, il modulo Zvezda, e le varie capsule Progress sono ancora indispensabili per il controllo dell’orbita e dell’assetto. La ISS è infatti divisa in due grandi segmenti, quello russo e quello internazionale (ESA – NASA – Canada e Giappone). Attualmente è però tecnicamente difficile, se non impossibile, che la ISS si separi in due per il conseguente deorbito del segmento russo.
Lo stesso Rogozin ha affermato che le possibilità di un abbandono russo della ISS sono che i moduli e la loro gestione venga ceduta ai partner internazionali o ad enti privati. Su quest’ultima ipotesi, non più così remota, ruota tutto il futuro della ISS.
Venderanno la ISS ai privati?
Anche la NASA sta iniziando a pensare al futuro della ISS, e l’agenzia americana ha già deciso che le Stazioni in orbita terrestre saranno private. E’ giusto quindi notare, che un eventuale abbandono russo nel 2025 non sarà poi così lontano dal successivo abbandono anche degli altri partner. La ISS ha ormai oltre 20 anni del resto. La NASA prevede che almeno tre moduli della stazione privata di Axiom attracchino alla ISS, per poi separarsi e diventare indipendenti a partire dal 2025. Poche settimane fa è poi nato il programma CLD, per finanziare nuove proposte di stazioni private a partire dal 2022.
Nella voglia della Russia di lasciare la ISS ed eventualmente cederla a privati non c’è nulla di strano quindi, almeno teoricamente. Il problema è sicuramente nelle tempistiche e nella situazione tecnica dei moduli russi. Se veramente la Russia vorrà cedere a privati il segmento, dovrà rivolgersi quasi sicuramente al mercato internazionale, con due problemi di base: la cessione di tecnologie governative russe a realtà private e il rischio che nessuno voglia comprare dei moduli con parecchi problemi di usura.
Una pessima idea per la Russia
Le affermazioni di Rogozin e l’idea stessa di abbandonare la ISS sono guidate dalla volontà di intraprendere un progetto indipendente. E’ stato annunciato che una nuova stazione potrebbe essere completamente operativa già nel 2030, con un primo modulo pronto al lancio (ma non lanciato) già nel 2025. Questo si tratterebbe del modulo Science Power Platform, originariamente progettato per espandere il segmento russo della ISS.
L’idea di costruire una stazione spaziale nazionale non è nuova in Russia, e si trascina da oltre 20 anni, quando si parlava del progetto Mir-2. Il settore spaziale russo non è però più quello di 20 anni fa, e non lo è nemmeno quello internazionale. La Russia sta infatti cedendo molto terreno in questa nuova corsa allo spazio, guidata (anche) da un impegno privato e più commerciale in tutto il mondo. Un impegno che la Russia non riesce pienamente a intercettare, pagando un mercato interno non così forte come Europa, Cina e ovviamente USA.
Abbandonare la ISS nel 2025, soprattutto se i partner internazionali annunceranno un prolungamento del loro impegno per altri anni (come è probabile) potrebbe comportare rischi non trascurabili. Se questa nuova stazione spaziale nazionale si troverà in ritardo (ricordiamo ad esempio che il modulo Nauka che arriverà in estate sulla ISS è in ritardo di circa 10 anni), la Russia rischia di perdere un accesso allo spazio indipendente per molti anni.
Grandi ambizioni
Ad aumentare i dubbi relativi a questa scelta russa, si affiancano le grandi ambizioni che sembrano avere in Russia per questo progetto. Il vice primo ministro Yuri Borisov ha affermato che questa stazione dovrà diventare un punto di sosta prima di raggiungere la Luna. Per i voli verso lo spazio profondo verrà poi creato un complesso per il trasporto con propulsione nucleare, che secondo Rogozin rappresenterà “una svolta epocale” nell’esplorazione spaziale.
La nuova stazione sarà composta da almeno cinque moduli: un modulo base, un modulo laboratorio, un modulo-magazzino, un elemento di attracco per i veicoli spaziali e un ultimo elemento dedicato ad attività commerciali. Sempre secondo le prime affermazioni di Rogozin, sarà in orbita a 400 km di quota, con un’inclinazione di 98°.
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