Cina
| On 3 anni ago

Due sonde cinesi simili alle Voyager verso i confini del sistema solare

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La Cina sta sviluppando due sonde da mandare ai limiti del sistema solare per poi entrare nello spazio interstellare. La notizia è stata resa pubblica da un articolo di China Space News, che ha intervistato uno dei progettisti del programma lunare cinese, Wu Weiren, il quale ha dichiarato che gli ingegneri stanno lavorando per implementare un piano per le due missioni.

Wu ha specificato l’importanza di raggiungere la simbolica distanza di 100 UA (unità astronomiche) entro il 2049. Quest’anno sarà il centenario della fondazione della Repubblica popolare cinese, che diventerà quindi un “doppio centenario” grazie alla due sonde. Attualmente le due missioni sono ancora in fase di progettazione, tuttavia in base a quanto riportato da una presentazione dell’ EPCS, la data di lancio potrebbe essere molto più vicino del previsto, ossia il 2024. In base a queste fonti, la prima delle due sonde compirebbe un flyby di Giove nel 2029 per poi dirigersi verso il confine dell’eliosfera.

Percorso più complicato per la seconda sonda che effettuerebbe il flyby di Giove nel 2033 per poi eseguire un flyby di Nettuno nel 2038. Per questa sonda è in fase di studio anche un piccolo veicolo da rilasciare durante il flyby, per studiare l’atmosfera nettuniana. L’oggetto di indagine principale delle due sonde sarà comunque l’eliosfera, misurandone meglio i suoi limiti, in particolare il cosiddetto “muro di idrogeno”. Non mancherà inoltre, lo studio anche dei cosiddetti raggi cosmici anomali.

Schema della posizione approssimativa delle due sonde Voyager.

Verso lo spazio interstellare

Attualmente le sonde Voyager si trovano a 152 UA (Voyager 2) e a 126 UA (Voyager 1), entrambe ormai all’esterno dell’eliopausa e quindi nello spazio interstellare. Lo spazio interstellare è formalmente definito come la zona esterna all’eliopausa del Sole. L’Eliopausa ha sua volta rappresenta quella zona in cui il vento solare della nostra stella viene fermato dal mezzo interstellare. Per ora solamente due sonde costruite dall’uomo sono entrate nell’eliopausa, la Voyager 1 e la Voyager 2. Superata questa zona ci si ritrova nel vero spazio interstellare, in cui le particelle emesse da miliardi di stelle nella nostra galassia si mischiano, formando il vero spazio interstellare.

L’obbiettivo delle sonde cinesi appare quindi particolarmente ambizioso, sopratutto non godendo del particolare allineamento planetario delle sonde americane. La peculiare posizione dei pianeti esterni del sistema solare permise alle Voyager di effettuare Flyby con praticamente tutti i pianeti oltre Marte, sfruttando anche le relative fionde gravitazionali. Questo non sarà possibile per le sonde cinesi, che quindi potrebbero aver bisogno di un sistema di propulsione autonomo più potente.

Un possibile design di una sonda cinese per raggiungere lo spazio interstellare. Credits: Scientia Sinica

Il design delle sonde cinesi

Le due sonde sono ancora in fase di progettazione, tuttavia, alcune informazioni sono emerse da un paper del 2019 “Exploring the solar system boundary” pubblicato in Scientia Sinica e ripotato da Andrew Jones. Il paper in questione è stato scritto da Wu insieme ad altri nomi di rilievo nel panorama spaziale cinese.

Una delle caratteristiche principali delle due sonde è l’utilizzo degli RTG, una scelta obbligata per l’enorme distanza da percorre. La massa degli esperimenti scientifici sarà maggiore di 50kg, che ad oggi rimangono ancora sconosciti così come la massa totale delle sonde. La propulsione delle sonde è ancora oggetto di dibattito su due possibili alternative: una propulsione totalmente chimica oppure una mista tra chimica e a ioni. In base al sistema propulsivo scelto, gli scienziati hanno il Lunga Marcia 3B e Lunga Marcia 5 come possibili vettori per il lancio.

Attualmente solo cinque sonde hanno raggiunto la velocità di fuga per uscire dal Sistema Solare: Voyager 1 e 2, Piooner 1 e 2 e New Horizon. Le due sonde cinesi diventerebbero quindi la sesta e la settima sonda a raggiungere questo estremo obbiettivo dell’esplorazione spaziale.

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