In una ricerca pubblicata sulla rivista Astronomy and Astrophysics, gli scienziati hanno dichiarato di aver misurato per la prima volta venti molto forti vicino ai poli del pianeta Giove. Questi fenomeni erano però ben noti nella zona alta dell’atmosfera. Studi precedenti però, ipotizzavano che si sarebbero esauriti prima di raggiungere la stratosfera, il secondo strato atmosferico di Giove. Ma questa ricerca dimostra il contrario. Il radiointerferometro ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) ha osservato le molecole prodotte nella stratosfera dall’impatto della cometa Shoemaker-Levy 9 sul pianeta, avvenuto quasi 26 anni fa. I venti gioviani le hanno trasportate, permettendo ai ricercatori di tracciarle e studiare così le perturbazioni di questo strato atmosferico.
L’analisi dei dati raccolti sul moto delle particelle ha svelato venti che soffiano a 1450 km orari, circa 400 metri al secondo! Sulla Terra i venti più forti sono quelli registrati durante tornadi violenti, di “appena” 330 km/h. Una carezza a confronto. Ma ALMA non si è limitato solo a questa scoperta: nella breve osservazione compiuta, è riuscito a rilevare anche venti stratosferici all’equatore, che raggiungono i 600 km/h.
Uno sguardo all’atmosfera di Giove
Detentore del record di atmosfera più estesa del Sistema Solare, l’involucro gassoso di Giove è suddiviso in quattro strati: troposfera, stratosfera, termosfera ed esosfera. Quest’ultimo raggiunge circa i 5000 km dalla superficie indefinita del pianeta. La troposfera infatti, si addensa negli strati più interni del pianeta, in una coesistenza di stato gassoso e liquido, rendendo difficile definire una vera e propria superficie solida.
La turbolenta atmosfera di Giove si mostra ai nostri occhi nelle affascinanti fasce chiare e scure del pianeta, note rispettivamente come zone e bande. A separarle ci sono le cosiddette correnti di getto, flussi d’aria canalizzati comunemente chiamati venti. Gli astronomi, studiano le vorticose nuvole di ammoniaca delle fasce, per comprendere la meteorologia di Giove, individuando venti, fulmini ed aurore. Ma non essendoci nuvole nella stratosfera, i risultati di questa ricerca sono stati possibili solamente grazie allo sfortunato (o fortunato?) impatto della cometa Shoemaker-Levy 9.
“La nostra rilevazione indica che questi getti potrebbero comportarsi come un vortice gigante con un diametro fino a quattro volte quello della Terra e un’altezza di circa 900 metri” spiega Bilial Behmani del Laboratoire d’Astrophysique de Bordeaux in Francia, coautore insieme a Thibault Cavalié della ricerca pubblicata. Quest’ultimo afferma che “un vortice di queste dimensioni sarebbe un unicum metereologico nel Sistema Solare”. Un evento davvero straordinario.
La cometa Shoemaker-Levy 9
Nel 1994 una cometa impattò sul pianeta Giove: è stata la prima collisione di questo tipo ad essere osservata “in diretta”. Scoperta un anno prima dagli astronomi Eugene e Carolyn S. Shoemaker e David Levy, l’omonima cometa aveva fin da subito attirato l’attenzione degli scienziati. Il suo schianto sull’atmosfera gioviana era stato previsto: a seguito dell’impatto dei 21 frammenti in cui si è disintegrata, si sono formate delle macchie scure sulla superficie visibile, appassionando astronomi e astrofili. Questo evento ha permesso di investigare la bassa atmosfera di Giove grazie alle brecce create dai frammenti della cometa, scoprendo nuovi ingredienti chimici e non solo. Dopo quasi 26 anni, la meteorologia della profonda atmosfera gioviana è stata svelata grazie alle molecole di acido cianidrico formatesi a seguito dell’impatto.
Nel futuro insieme ad ALMA
Il telescopio ALMA ha dimostrato, nuovamente, le sue enormi potenzialità: uno sguardo di appena 30 minuti ha fornito i dati necessari per questa straordinaria scoperta. Insieme a JUICE (JUpiter ICy moons Explorer), la missione dell’ESA prevista per il 2022, si dedicherà allo studio delle regioni aurorali di Giove. In aiuto giungerà intorno al 2025 anche l’ELT (Extreme Large Telescope) dell’ESO (European Southern Observatory), che guarderà nel dettaglio le aurore del pianeta. Se è bastata solo mezz’ora per osservare qualcosa di mai visto prima, cosa ci regalerà l’osservazione congiunta di questo meraviglioso trio?
L’articolo completo: First direct measurement of auroral and equatorial jets in the stratosphere of Jupiter.
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