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| On 3 anni ago

Una nuova origine per Oumuamua. Non è (ovviamente) una nave spaziale aliena!

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L’asteroide Oumuamua, che nel 2017 è transitato all’interno del nostro sistema solare, continua a generare ipotesi sulla sua formazione, forma e origine. Oumuamua è stato il primo corpo proveniente dall’esterno del nostro Sistema ad essere osservato. Si tratta di un asteroide dalla forma particolarmente strana, la quale è parte integrante dell’aura di mistero, o meglio, interesse scientifico, che circonda questo corpo. Oggi, un gruppo di ricerca della Arizona State University, ha formulato un’altra spiegazione sulla sua origine: si tratterebbe di un pezzo di un pianeta simile a Plutone, espulso dal suo sistema solare in seguito ad uno scontro.

Fino alla scoperta di Oumuamua, si pensava che oggetti provenienti dall’esterno del nostro Sistema Solare potessero essere solo delle comete. Come avviene per il nostro sistema, nella zona periferica dell’influenza gravitazionale di una stella, si trovano molte comete, le quali (da noi) formano la nube di Oort. Non sarebbe quindi strano che una di queste possa sfuggire dal sistema in seguito a qualche particolare evento. Oumuamua è però diverso dalle comete che osserviamo solitamente, e proprio concentrandosi su questa differenza, gli astrofisici Steven Desch e Alan Jackson sono arrivati alla loro conclusione.

Un pezzo di un eso-Plutone…

Per prima cosa, Steven Desch e Alan Jackson hanno studiato più approfonditamente l’orbita dell’asteroide. Hanno subito capito che si muoveva più lentamente di quanto ci si aspetterebbe da una cometa interstellare, capendo che il suo viaggio dev’essere durato meno di un miliardo di anni. Hanno poi notato che a mano a mano che si avvicinava al Sole, Oumuamua accelerava non come previsto. Questo è normale per le comete, in quanto la sublimazione del ghiaccio sulla superficie produce un “effetto razzo”. La coda tipica delle comete, che rappresenta proprio il ghiaccio che si scioglie (per la maggior parte), funge da “gas di scarico” accelerando la cometa. Per Oumuamua il cambio di velocità era maggiore del previsto, nonostante non avesse avuto una coda visibile.

La storia di oumuamua, a partire dalla sua formazione, stimata a 0.4 miliardi di anni fa. Per ogni passaggio interstellare sono rappresentate le dimensioni e il rapporto fra lunghezza e altezza. Credits: S. Selkirk/ASU. Traduzione Astrospace.it

Quello che hanno fatto i due astrofisici è stato allora calcolare che tipo di ghiacci si sarebbero sublimati a quella distanza dal Sole e quali lo avrebbero fatto con la velocità giusta. In questo modo, hanno calcolato “l’effetto razzo” corretto, e la riflettività di quei ghiacci. Con tutti questi dati hanno cercato quale ghiaccio corrispondesse ai risultati, trovando il ghiaccio di azoto. Secondo il loro risultato Oumuamua è quindi più simile ad una cometa di quanto si pensasse, ma con una composizione diversa dal normale.

…ghiacciato.

Una volta capita la composizione dell’asteroide, i due astrofisici hanno capito che l’ipotesi più probabile per la sua origine sia la separazione da un pianeta simile a Plutone. Quest’ultimo è infatti ricoperto di ghiacci di azoto, come anche il suo satellite Caronte. La spiegazione sembra quindi essere che in un sistema solare ancora sconosciuto, si trovi un pianeta esterno simile a Plutone, che colpito da uno scontro particolarmente violento, ha spinto nello spazio interstellare Oumuamua.

Per arrivare a questa conclusione Steven Desch e Alan Jackson hanno calcolato la probabilità che uno scontro di questo tipo avvenisse in un sistema in formazione. Dal modello di scontro, hanno poi calcolato la velocità di espulsione del pezzo più piccolo. Jackson ha inoltre fornito un’altra spiegazione alla forma oblunga dell’asteroide: “Il fatto di essere fatto di azoto congelato spiega anche la forma insolita di Oumuamua. Man mano che gli strati esterni di ghiaccio di azoto evaporavano, la forma del corpo diventata progressivamente più appiattita, proprio come fa una saponetta quando gli strati esterni vengono cancellati con l’uso.”

Un disegno di William K. Hartmann, Professore emerito alla Planetary Science Institute in Tucson, Arizona che ha reimmaginato la forma di Oumuamua. Credits: William Hartmann

Nessuna tecnologia aliena

Scongiurata quindi l’ipotesi che Oumuamua possa essere di provenienza aliena. Questa ipotesi, particolarmente fantasiosa, è stata paventata anche da alcuni astronomi, ma si tratta semplicemente di un errore comunicativo. Una volontà, più o meno fraudolenta, di dare una spiegazione il più possibile vistosa e commercializzatile, mentre semplicemente si aspetta che la scienza faccia il suo corso, cercando, e come questa volta, trovando, delle vere spiegazioni scientifiche.

“Tutti sono interessati agli alieni, ed era inevitabile che questo primo oggetto al di fuori del sistema solare facesse pensare agli alieni”, ha detto Desch. “Ma è importante nella scienza non saltare alle conclusioni. Ci sono voluti due o tre anni per trovare una spiegazione naturale (un pezzo di ghiaccio di azoto) che corrispondesse a tutto ciò che sappiamo di Oumuamua. Non è un periodo così lungo nel campo della scienza, ed era veramente troppo presto per dire che avevamo esaurito tutte le spiegazioni naturali”.

ANNUNCIO

La ricerca è stata pubblicata su AGU Journal of Geophysical Research: Planets in due diversi articoli.

Parte 1: Oumuamua as an N2 ice fragment of an exo‐Pluto surface: I. Size and Compositional Constraints.
Parte 2:Oumuamua as an N2 ice fragment of an exo‐pluto surface II: Generation of N2 ice fragments and the origin of ‘Oumuamua.

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