Gli Emirati Arabi Uniti sono diventati, da pochi minuti, il quinto paese al mondo ad aver immesso una sonda in orbita attorno a Marte. Finora infatti solo USA, URSS (e poi Russia), ESA e India sono riuscite ad arrivare in orbita marziana. Fra questi solo l’India ci è riuscita al primo tentativo, nel 2013 con la sonda Mangalyaan.
Per entrare correttamente in orbita marziana la sonda ha dovuto accendere il suo motore per 27 minuti, una periodo molto lungo e che ha richiesto una precisione non indifferente. Sbagliare di poco il momento dell’accensione, o terminare in anticipo la propulsione, avrebbe portato la sonda a mancare l’immissione in orbita o addirittura a schiantarsi sulla superficie.
Tanta era la difficoltà di questa manovra, che nei giorni scorsi gli ingegneri del Mohammed bin Rashid Space Centre di Dubai hanno affermato che sarebbe riuscita con solo il 50% di possibilità. Più ottimisti erano invece gli ingegneri americani. Peter Withnell, program manager della missione Hope e scienziato del Laboratory for Atmospheric and Space Physics dell’University of Colorado, ha confermato qualche giorno fa come la chiave del successo della manovra fosse l’accendere i propulsori con precisione. “Nonostante una manovra così lunga non sia mai stata testata”, ha continuato, “la sonda si trova in perfette condizioni, e abbiamo condotto tutte le simulazioni e test possibili. Non posso immaginare di essere più preparati di così”.
Durante l’immissione in orbita Hope ha bruciato circa metà del suo propellente, cioè 400 kg degli 800 kg a bordo. Questo ha permesso alla sonda di rallentare da 121 000 km/h a circa 18 000 km/h. Per effettuare questa manovra la sonda ha acceso i sei motori di cui disponeva. Fino a due potevano non accendersi, gli altri quattro avrebbero compensato rallentando la sonda per più tempo.
Gli obbiettivi scientifici di Hope
Hope studierà il clima di Marte, sia attraverso misurazioni quotidiane, sia studiando i cicli stagionali. Verranno inoltre analizzati gli eventi meteorologici nella bassa atmosfera di Marte, come le tempeste di sabbia. Una delle domande più importanti a cui la missione vuole rispondere è come queste tempeste influiscano nell’innalzare sabbia e detriti nell’alta atmosfera. Come dichiarato dal team di ingegneri della sonda, Hope sarà il primo satellite metereologico di Marte.
Oltre a tutto questo, la sonda studierà anche come l’atmosfera di Marte contribuisce, e ha contribuito al mantenimento e poi alla scomparsa di acqua sulla superficie. Questi dati saranno utili per mappare l’andamento temporale dell’atmosfera marziana ma anche per migliora i modelli di quella terrestre.
Lo scopo sociale e politico
La sonda Araba ha un’obbiettivo secondario, oltre a quello scientifico, che di secondario non ha però molto. Gli Emirati Arabi Uniti stanno attraversando un periodo storico pieno di cambiamenti, e l’investimento in nuove tecnologie ne è un aspetto chiave. In quelle legate alle tecnologie spaziali stanno inoltre investendo particolarmente. La stessa Agenzia Spaziale degli Emirati è nata solo nel 2014, e questa è la prima grande missione che finanzia. L’obbiettivo è ottenere più ricadute tecnologiche, industriali e sociali possibili. Finanziare una missione scientifica permette infatti di creare tecnologie all’avanguardia senza un primo e diretto profitto, ma creando esperienza e contratti industriali per nuove realtà industriali.
La collaborazione con gli Stati Uniti è un altro preciso passo in questa direzione, dato che gli ingegneri arabi, hanno imparato molto gestendo la missione e seguendone la costruzione negli USA. Il 90% di loro ha un’età inferiore ai 35 anni e un terzo dell’intera squadra è composta da donne. La percentuale di donne aumenta all’80% nel team che si occuperà dell’analisi scientifica dei dati in arrivo da Marte. Peter Withnell ha affermato di essere rimasto colpito dalla squadra di ingegneri arabi. “L’entusiasmo e l’unità sono palpabili. Assumerei una di queste persone in un istante.”
Anche il nome della sonda, Hope (Speranza) è un passo in questa direzione. Creare un precedente in grado di ispirare giovani arabi a intraprendere carriere scientifiche e tecnologiche non solo negli studi, ma anche nell’imprenditoria e negli investimenti.
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